Nonostante siano le più blasonate connazionali Ana Carrasco e Maria Herrera a dominare la scena nel Mondiale Femminile insieme a Sara Sanchez, e a qualche sporadica apparizione di Beatriz Neila, anche Pakita Ruiz non passa inosservata sulla griglia di partenza del campionato. È impossibile infatti non notare il numero 46 portato in pista dalla 27enne maiorchina, portacolori del PS Racing Team 46+1.
Sebbene Pakita menzioni Marc Marquez, Francesco Bagnaia, Toprak Razgatlioglu e Jonathan Rea tra i suoi attuali piloti preferiti e si sia ispirata come altri molti spagnoli ai successi di atleti del calibro di Rafa Nadal e Laia Sanz, le due figure che hanno influenzato maggiormente il suo percorso sono stati il nonno e Valentino Rossi. Le ragioni dietro alla scelta del suo numero di gara.
“Per quanto riguarda l’uso del numero 46, l’ho sempre adoperato quando ero più giovane. Valentino vinceva sempre e io volevo sempre vedere come avrebbe festeggiato, quale outfit avrebbe indossato. La mia famiglia è tutta fan di Rossi - ha raccontato Ruiz - Quando poi ho dovuto decidere con quale numero continuare a correre, ho pensato che sarei rimasta con il 46 perché il 1946 è l’anno di nascita di mio nonno. È lo stesso numero di Rossi, quindi l’influenza è stata un po’ di entrambi. Il mio primo ricordo che ho con una moto risale a quando mio nonno mi ha portata nella piazza del mio quartiere e tutti i bambini avevano le loro biciclette e io ero felice sulla moto. Purtroppo mio nonno è venuto a mancare troppo presto. Era sempre con me e mio fratello. Era la persona più gentile in assoluto. Mi colpisce ancora adesso”.
Lo stretto legame con la famiglia è proprio uno dei cardini della carriera della pilota spagnola, che ha sempre potuto contare sul supporto del fratello minore. Suo meccanico da ormai dieci anni.
“Ho sempre condiviso ogni secondo fuori dalla pista con mio fratello e infatti è il mio braccio destro e il mio più grande sostegno in questi anni. È più giovane di me di tre anni ed è il mio meccanico dal 2014 - ha confidato - All’inizio gli ho mostrato alcune cose, come mettere le termocoperte, come usare il cavalletto, cambiare le ruote e gli pneumatici e così via. Solo le nozioni di base, in modo che lui potesse aiutarmi e io potessi concentrarmi sulla guida in pista. È una cosa che lo ha sempre interessato, il lato meccanico delle cose. È sempre stato al mio fianco, mi ha sempre sostenuta, poi è diventato anche il mio meccanico. Mi fido di lui e ha imparato molto. Ora mi mostra come si fanno certe cose e mi dice: ‘Tu sei la pilota, al resto ci penso io’. Non ha studiato da meccanico, è un elettricista, ha imparato strada facendo”.
Il motociclismo è sempre stato un’importante componente nella vita di Pakita, a cui non ci è voluto molto per capire quale strada avrebbe voluto intraprendere crescendo.
“Cosa mi ha spinta a gareggiare in moto? È stato semplicemente perché mi appassiona. Dal momento in cui sono salita per la prima volta sulla mia prima moto, ho provato una grande emozione e un divertimento che non avevo mai provato prima. Da bambina guardavo le gare in TV e adoravo Valentino Rossi, ma è stato guardando una gara nella mia città che ho capito cosa significasse davvero per me e cosa volessi fare. Avevo sei anni, andammo a vedere una gara di minimoto in città e quando finì, dissi ai miei genitori che volevo fare lo stesso, volevo essere un pilota e correre”, ha rivelato Pakita parlando dei suoi esordi.
“Anche se la mia prima moto mi è stata regalata da mio zio per il Giorno dei Re (l’Epifania ndr.) quando avevo tre anni, mia madre me l’ha nascosta e l’ho scoperta solo all'età di sei o sette anni, quando ci siamo trasferiti, e a quel punto non potevano più portarmela via - ha raccontato - La prima moto era una Mini Cross Factory da 50cc. Mi piaceva molto e non volevo più scendere. La mia prima gara è stata circa sei mesi dopo averla scoperta!”.
A cominciare dalla stagione 2006, Ruiz ha partecipato ai campionati juniores Minicross, Supermotard, Pit Bike, Motocross e Scooter, guidando una serie di moto di varie cilindrate, da 65cc a 80cc e 125cc. Ex partecipante alla Cuna de Campeones, è poi diventata campionessa Open 80cc delle Isole Baleari nel 2011, prima di diventare campionessa Supersport 600cc delle Isole Baleari nel 2015. In quella stagione è diventata anche campionessa spagnola femminile di Stock 600cc, un titolo che ha vinto di nuovo nelle quattro stagioni successive. Nel 2020 è poi diventata campionessa della categoria ESBK Speed Supersport 600cc femminile, un titolo che ha riconquistato nel 2022. È anche un’ex campionessa della Yamaha R6 Cup, in cui ha gareggiato come unica donna sulla griglia di partenza nel 2021, anno in cui ha vinto il trofeo.
La 27enne ha comunque dovuto lottare duramente per portare avanti la sua carriera e continuare a inseguire il suo sogno di competere ad alto livello. Per finanziare la sua carriera in pista, l’anno scorso è andata di porta in porta a vendere il suo calendario di gara e fa tutt’ora le pulizie part-time, per assicurarsi di avere abbastanza soldi per correre.
“Per me significa tutto. Amo il motociclismo e vivo per questo fin da quando ero piccola - ha commentato - Nel mio caso, è una sensazione molto speciale, è come una favola a lieto fine. Un sogno che diventa realtà. Fin da bambina il mio sogno è sempre stato quello di partecipare a un Campionato del Mondo e di diventare una pilota professionista. Poter lavorare in ciò che ti appassiona ti rende unico e ti riempie di soddisfazione”.
Un esempio e un incoraggiamento per le future generazioni di piloti.
“Mi piacerebbe essere d’ispirazione per molte ragazze, donne e atlete e che si rispecchino in me. Penso di poter essere un modello perché, nonostante le difficoltà e la mancanza di risorse, non mi sono mai arresa e ho sempre lottato per i miei sogni - ha affermato la maiorchina - Per questo ritengo che sia bellissimo trasmettere a tutti, soprattutto alle donne, il messaggio che, nonostante le difficoltà, devono sempre essere ciò che vogliono essere e non ciò che viene detto loro che possono o non possono essere”.