Quello a Cremona è stato un Round indimenticabile per Marco Barnabò e il team Barni Spark Racing, dominatori del fine settimana con Danilo Petrucci. In occasione del primo appuntamento del Mondiale Superbike sul tracciato di San Martino del Lago, vero e proprio Round di casa della compagine bergamasca, Petrux è entrato nella storia con una tripletta che ha reso il team Barni la prima squadra Indipendente a conquistare tre successi in un weekend della Superbike iridata e lo ha incoronato primo pilota a vincere in MotoGP, alla Dakar, nel MotoAmerica e nel Mondiale Superbike.
Emozioni che resteranno per sempre impresse nel cuore e nella memoria del boss Barnabò, che ha commentato questo incredibile risultato ai microfoni del nostro inviato Riccardo Guglielmetti.
“Chiaramente vorrei fare i ringraziare tutti quelli che hanno contribuito a questo successo: il nostro pilota, la squadra e Ducati, che ci dà la possibilità di avere una moto competitiva con cui vincere delle gare nel Mondiale e non è una cosa scontata. Adesso pensiamo ad Aragon e vogliamo andare avanti con questo passo” ha sottolineato Barnabò, che nemmeno partendo con le più rosee aspettative avrebbe mai immaginato di vivere un fine settimana così trionfale: “Non siamo venuti qui con l’idea di vincere o di fare chissà che. Però, quando al primo al primo turno del venerdì ho visto che poteva stare lì davanti, ho pensato che ce la potevamo giocare”.
Difficile pensare di poter arrivare a vincere un Mondiale, ma il Team Manager può ritenersi soddisfatto anche così.
“Noi non ci siamo posti degli obiettivi. Ci impegneremo al massimo per fare il meglio in tutte le gare e a fine campionato tireremo una riga” ha affermato Barnabò, pronto a metter mano al portafogli per pagare i bonus vittorie a Danilo: “Mi sta facendo diventare povero? Effettivamente (sorride ndr.). Di soldi nella mia vita ne ho spesi tanti, magari anche male, ma questi rimarranno dei soldi spesi bene, perché le soddisfazioni non le ripaghi”.
Soddisfazioni come quella di essere riuscito a portare Danilo nel Mondiale Superbike dopo un solo anno nel MotoAmerica.
“Penso di esserci riuscito fondamentalmente per una cosa sola, ovvero il fatto che lui voleva ancora mettersi in gioco. Voleva vincere e dimostrare ancora le sue qualità e secondo me era convinto di non poterlo fare in America, con quella moto e le gomme Dunlop. Si trovava in difficoltà a vincere là, ha creduto che qui potesse andar bene e così abbiamo fatto questo lavoro - ha raccontato il boss del team Barni - Il primo anno è stato difficile e sapevamo che sarebbe stato così, perché si doveva abituare alle gomme, alla moto e al campionato. Però, adesso è competitivo e può esserlo un po’ dappertutto”.
Un’operazione che ha permesso alla squadra di lasciarsi alle spalle le vicissitudini del complicato biennio 2021-2022.
“Abbiamo passato dei momenti difficili per varie situazioni e penso di dover ringraziare Danilo anche per questo. Perché da quando ci siamo conosciuti nel 2011 lui ha sempre creduto in quello che facevo e nell’impegno che mettevo in questo lavoro. Ha creduto che si potesse far bene e questo ci ha aiutato a uscire da questo momento difficile”, ha sottolineato Barnabò.
L’operazione Petrucci si è rivelata una scommessa vincente ma non così scontata, visto che lo Danilo sembrava vicino a mollare dopo il round a Misano dello scorso anno.
“Non ero sicuro di vincere la scommessa, perché non si può essere sicuri mai di niente. Però sapevamo che ci sarebbe voluto del tempo perché si abituasse e dai dati avevamo visto cosa poteva fare - ha ammesso il Team Manager - Fortunatamente c’è stato questo ‘click’ a partire dal quale ha cominciato ad andar bene, a prendere fiducia e fare risultati e un po’ alla volta abbiamo modificato la moto in parecchie zone per adattarla al suo stile di guida, al suo peso e a tutto il resto e adesso siamo arrivati ad avere una moto che sente sua, che guida con fiducia e con cui può tirar fuori le sue qualità”.
Un triplo successo che dimostra che la Ducati può vincere anche con i piloti pesanti.
“È chiaro che tutto influisce e il peso può essere un vantaggio da una parte e uno svantaggio dall’altra - ha concluso Barnabò - ma secondo me è stata l’unione tra le qualità del pilota e della squadra a fare il risultato”.