Danilo Petrucci è stato il Re di Cremona. Un weekend da incorniciare per il pilota ternano, protagonista di una tripletta da sballo. Nella giornata di ieri Alberto Vergani ci ha voluto raccontare il rapporto che lo lega a Petrux da ben 10 anni a questa parte.
Una percorso che dalla MotoGP lo ha portato alla Superbike passando per Dakar e MotoAmerica. Quest’oggi pubblichiamo la seconda parte dell’intervista, legata a Danilo versione Superbike.
“La cosa particolare di questa avventura con Barni è il modo in cui è nata – ha detto Alberto – due anni fa, a Magny-Cours, avevamo praticamente definito l’arrivo di Bassani da Barni. C’era l’accordo, era praticamente tutto fatto, mancavano solo le firme. All’ultimo però Axel decise di rimanere da Motocorsa, cambiò idea, proseguendo anche per il 2023 con Lorenzo Mauri. Adesso però arriva il bello…”
Cosa accadde?
“Nel momento in cui comunicai a Marco Barnabò che Axel non voleva più andare da lui, preferendo restare da Motocorsa, Barni non la prese molto bene (sorride). Pensava che io mi fossi preso gioco di lui solo per una manovra di mercato, cercando di alzare l’offerta Motocorsa. Non era però così, infatti gli dissi subito: “Guarda Marco, Axel è saltato, ma se vuoi posso portarti Petrucci, che quell’anno era impegnato nel MotoAmerica”.
La sua risposta quale fu?
“Diciamo che l’opzione sul tavolo gli aveva fatto tornare il sorriso… Battute a parte: era un’operazione tutta da costruire perché Danilo aveva sul tavolo già la proposta per fare il MotoAmerica anche nel 2023. Ci siamo però messi al lavoro e alla fine siamo riusciti a concretizzare. Ovviamente dispiace non aver vinto il titolo in America, ma la cosa che più mi spiace è che Petrucci era diventato una sorta di bersaglio in quel Campionato. Alla fine gli altri piloti lo vedevano come quello che proveniva dalla MotoGP e che per certi versi rappresentava il nemico. Chiuso quel capitolo è poi arrivata la SBK, anche se non è stata così semplice all’inizio. Nonostante le difficoltà, alla fine siamo tutti arrivati a vivere un qualcosa di speciale”.
Domenica, dopo Gara 2, Marco Barnabò ha detto: “Dopo questa tripletta mi tocca chiudere il team, perché il tuo amico Vergani mi ha inculato sui premi vittoria di Danilo”.
“Ahahahahahahaah… Gli rispondo dicendo che con Gresini, all’epoca di Melandri, avevamo fatto molto peggio (scherza). Una cosa però voglio dirla”.
Certo.
“Ringrazio Marco Barni, la sua famiglia e tutto il team per quanto hanno fatto con Danilo in questi anni. Loro sono persone splendide, eccezionali, gran lavoratori e genuine. Petrucci avrà anche vinto a Cremona, ma il merito è anche di tutti i meccanici, ingegneri che hanno lavorato al meglio per mettere Danilo nella condizione di vincere. Pertanto un grande grazie e un grande riconoscimento a tutti loro per lo sforzo e l’impegno profuso”.
Il 2024 non è ancora concluso, ma qual è ad oggi l’immagine simbolo che ti porti dietro?
“Cremona sarebbe scontato, vorrei però ricordare la domenica di Misano, ovvero il round del rientro di Danilo a seguito dell’incidente col cross. Dopo la Superpole Race del mattino Danilo era sfinito, praticamente ko. Io gli dissi: “Danilo, non c’è nessuno che ti obbliga a correre: fai 3 giri e poi ti fermi”. Avevamo questa sorta di patto tra di noi. Il fatto è che Petrux fu più forte del dolore e giro dopo giro impressionò tutti, fino al sorpasso finale su Bassani. Ecco, quella prova fu la dimostrazione della sua persona. Adesso però bisogna guardare avanti, senza fermarsi a Cremona, perché c’è già Aragon e un Mondiale da portare a termine al meglio. Non bisogna infatti adagiarsi sulle vittorie: ci si gode un giorno di relax e stacco, ma poi si torna subito al lavoro per ripartire”.