Difficile credere che in meno di dieci anni si possa passare dall’essere terrorizzati dall’idea di guidare una moto al rappresentare gli Stati Uniti nell’edizione inaugurale del Mondiale Femminile. Eppure, è proprio quello che sta facendo Mallory Dobbs. Ingegnere civile di Olympia, nello Stato di Washington, la portacolori Sekhmet Motorcycle Racing Team nel FIM Women’s Circuit Racing World Championship (WorldWCR) è infatti arrivata al via del campionato seguendo un percorso decisamente poco convenzionale, che all’età di 30 anni la sta portando a mettersi alla prova per la prima volta sui circuiti europei, dopo essersi fatta le ossa nel MotoAmerica.
“Non ho guidato una moto fino a 22 anni. Onestamente per molto tempo sono stata terrorizzata dall’idea di guidare una moto in strada” ha raccontato agli organizzatori del Mondiale Femminile, spiegando come si è avvicinata al mondo delle moto: “Ricordo solo che il mio ragazzo di allora si presentò a casa mia su una CBR600 con un casco di riserva. L’ho accompagnato sul retro della sua moto per un paio di mesi prima di decidere che avrei preferito avere la mia. La mia prima moto è stata una Yamaha R6 del 2007 che ho comprato nel 2016. Ricordo che le prime due volte che l’ho presa in mano avevo troppa paura per portarla in autostrada, così mi sono limitata a girare in città”.
L’inizio di una passione che ben presto ha portato Mallory a cimentarsi anche nelle corse.
“Ho iniziato a correre a livello amatoriale sei mesi dopo aver iniziato a guidare - ha ricordato - Nel 2017 ho acquistato una Yamaha R6 del 2003 come prima moto da corsa e ho corso con la Washington Motorcycle Road Racing Association (WMRRA) e la Oregon Motorcycle Road Racing Association (OMRRA). Dal 2017 al 2020 direi che sono stata una pilota occasionale. Gareggiavo per divertimento nei fine settimana con i miei amici. Nel 2018 sono arrivata seconda assoluta nella classe Novice 600 e nel corso degli anni ho vinto diversi campionati femminili”.
Esperienze che hanno fatto capire alla statunitense di avere la stoffa per poter gareggiare ad un livello più alto.
“Solo nel 2021 ho deciso di dedicare tempo e impegno al mio programma di gare. Ho iniziato a correre in inverno nel sud della California, dove ho conosciuto Jason Pridmore. Ho preso lezioni da lui per prepararmi al debutto in MotoAmerica. Ho comprato una ZX6R nuova di zecca e sono arrivata terza in tutte le classi 600 in cui ho corso quell’anno - ha raccontato - Nel 2022 ho partecipato ai miei primi due eventi professionali in Supersport con il MotoAmerica al Ridge Motorsports Park e a Laguna Seca. Sono stati due Round abbastanza di successo e così ho deciso di disputare una stagione completa in Supersport e Superhooligans nel 2023. Ho concluso la stagione al settimo posto assoluto in Superhooligans con diversi piazzamenti in Top 10, prendendo anche dei punti in Supersport”.
Cosa ha spinto Dobbs a dedicarsi seriamente a questo sport? “Sono sempre stata una persona competitiva, ma le corse in moto non sono state il mio primo interesse. Sono cresciuta nelle manifestazioni di cavalli a livello Mondiale. Ho avuto il mio primo cavallo a 11 anni e ce l’ho ancora. Ho iniziato a correre in moto per divertimento e poi ho capito che volevo vedere fino a che punto potevo arrivare. Non avrei mai immaginato di correre a livello Mondiale. Il mio ingresso nelle corse è stato un po’ un colpo di fortuna. Ho iniziato a correre in pista e ho incontrato persone molto simpatiche che mi hanno detto che avrei dovuto provare a gareggiare e non c’è voluto molto per convincermi!”, ha risposto.
“Una volta iniziato a correre, mi è piaciuta molto la comunità e sono diventata dipendente dal lavoro costante per migliorare. Quando ho iniziato a correre nel MotoAmerica, ho avuto modo di vedere e interagire con molti più fan e una cosa che mi ha davvero ispirato a continuare a spingere per vedere fino a dove posso arrivare, è vedere le bambine che si emozionano così tanto nel vedere una pilota donna - ha aggiunto - Poter essere un modello per i bambini, e le bambine in particolare, è una cosa che mi piace molto. Essere una donna in questo sport ha ancora le sue sfide e spero davvero di poter fare la mia parte per migliorare la situazione per altre donne in futuro”.
Alle giovani ragazze che aspirano a gareggiare ai massimi livelli l’americana consiglierebbe quindi: “Di trovare e circondarsi di persone che le sostengano sempre. Questo sport è duro e ci saranno momenti in cui vorranno mollare, è normale. Ma avere il sostegno di chi ti circonda renderà molto più facile continuare a spingere. Non rinunciate mai ai vostri sogni! Per quanto possa sembrare un cliché, i sogni possono sembrare grandi e scoraggianti, ma continuante a lavorare per realizzarli e si realizzeranno, io sto vivendo il mio proprio adesso!”.
Un traguardo che la 30enne non è ancora riuscita del tutto a realizzare di aver raggiunto.
“Mi sembra ancora un sogno! Quando parlo con le persone e dico loro che sto correndo nel paddock del Mondiale SBK non mi sembra ancora vero. Non avrei mai pensato di poterlo dire! Significa molto per me far essere l’unica americana - ha riconosciuto - È incredibilmente importante, perché le gare non riguardano più solo me. È la prima volta in vita mia che rappresento il mio Paese e la pressione è davvero tanta! Ci sono molti piloti davvero bravi in America, quindi dire che sono io a rappresentare il nostro Paese invece di tutte le altre ragazze con cui gareggio e che so essere davvero brave dà un certo peso a quello che sto facendo e mi motiva a fare tutto il possibile per rendere orgoglioso il mio Paese”.
Orgogliosa non può che essere anche la famiglia di Mallory. “Non capiscono bene perché mi piaccia così tanto gareggiare, ma sono i miei fan numero uno e mi sostengono in tutto! Sono figlia unica e per mio padre può essere difficile vedermi gareggiare dal vivo, ma è comunque molto orgoglioso di me per aver inseguito i miei sogni” ha sottolineato la pilota del Sekhmet Motorcycle Racing Team, che ha trovato grande sostegno anche all’interno del paddock del Mondiale SBK.
“I membri delle altre squadre americane sono venuti a presentarsi, perché sanno quanto sia difficile essere l'unica americana nel paddock. È molto figo - ha raccontato - Una parte del team di Gerloff è venuta da me e mi ha detto: ‘Benvenuta, vogliamo che tu sappia che puoi stare con noi in qualsiasi momento, vogliamo assicurarci che tu ti prenda cura di te’. L’ho apprezzato tanto. So cosa significa essere la nuova arrivata. È una bella comunità di cui far parte e tutti sono stati molto accoglienti”.