L’insolito errore di Jorge Martin, rientrato anzitempo ai box di Misano per il cambio moto, in occasione del Gran Premio flag to flag, ha riacceso l’interesse per le comunicazioni via radio pilota-box, F1 style.
Un argomento già trattato ampiamente nel passato, anche recente, dallo stesso Carmelo Ezpeleta (QUI una intervista di giugno 2023) che aveva anticipato il debutto del sistema addirittura nel 2024, cioè oggi.
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque, anche se come sempre ad intervalli irregolari sull’argomento si ributta palla al centro con la scusa di ravvivare l’interesse degli spettatori, soprattutto televisivi.
Il motociclismo, però, al contrario dell’automobilismo, ha altre dinamiche. Il pilota non sta comodamente seduto nell’abitacolo ma è piuttosto una scimmia appesa ad un trapezio. Parlare è difficile, ma anche ricevere, perché una seppur minima distrazione in un momento topico potrebbe portare a risultati indesiderati.
Tecnicamente non sarebbe un problema e per rendercene conto recentemente noi stessi - per giocare - abbiamo provato a simulare la situazione in un test a Vallelunga con Cardo.
Sarebbe dunque utile, dopo varie sperimentazioni, iniziate peraltro tanti anni fa con il contributo dell’ex pilota Gianni Rolando, passare ai fatti? La risposta è ‘ni’.
“In condizioni di asfalto bagnato, in particolare come quelle del GP di Misano, è il pilota a decidere cosa è meglio, e nemmeno noi lo sappiamo completamente, mentre è assolutamente impossibile che il team sappia come è la pista - ha detto, sollecitato sull’argomento in conferenza stampa Marc Marquez, che ha aggiunto - il pilota decide in base alle sue sensazioni. Naturalmente, se si passa dal bagnato all'asciutto, la comunicazione della squadra può essere utile perché può dire se qualcuno è più veloce, se è il momento di rientrare, se è il momento di rimanere fuori. Ma quando si passa dall'asciutto al bagnato, sono sempre i piloti a decidere. Il radio-box potrebbe essere positivo per lo spettacolo, ed in questo caso sono favorevole, ma per l’essenza dello sport non lo sono. E’ vero però che siamo qui per lo spettacolo, e per le persone a casa può essere più interessante”.
Sull’argomento ha detto la sua anche Pecco Bagnaia.
“Ovviamente dipende da come possono farlo e svilupparlo, da questo tipo di cose. Ma noi abbiamo già tutti gli input possibili in pista, dai box e molte informazioni sul nostro cruscotto. Quindi, non sono favorevole”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, per rimanere scherzosamente in tema di radio, anche Enea Bastianini che ha osservato come dovrebbe essere fatto un passo avanti incredibile dal muretto dei box per valutare le condizioni della pista meglio del pilota.
“Se le sensazioni sono buone o meno, dipende da un pilota all'altro, da quello che sta succedendo in quella situazione - ha detto Enea, che ha aggiunto - Credo che i ragazzi della squadra non siano in grado di dire quale sia la condizione reale. Solo noi possiamo dirlo. Dovremmo essere molto più tecnologici per avere più informazioni rispetto a noi che siamo sulla moto”.
Quindi cosa sarebbe cambiato, nel caso di Misano in questione per Martin? Probabilmente niente perché nessuno dai box, visto il repentino cambio metereologico, se la sarebbe sentita di dare al pilota una informazione appropriata, spostando in questo caso solo la responsabilità dal pilota al suo box.
E’ vero che le squadre potrebbero mettere degli ‘osservatori’ dislocati con le radio in vari punti della pista, ma comunque non in diretto contatto radio con i piloti, quindi ci sarebbe comunque un certo ritardo, anche perché in molti punti del tracciato non sarebbe consentito comunque comunicare, pensiamo nel curvone da 250 Km/h, per esempio.
Inoltre il pilota, nel momento topico dello scroscio di pioggia, ha sicuramente più informazioni sullo stato dell’asfalto, sull’aderenza e sul comportamento dei suoi colleghi, dunque cosa?
Ha ragione Marc Marquez quando puntualizza che per l’essenza stessa della competizione sarebbe come togliere qualcosa all’istinto del pilota, quindi un male, quando già abbiamo critiche sull’invasività dell’elettronica.
La nostra conclusione è che attualmente la Dorna, o nel prossimo futuro Liberty Media, si stanno facendo troppe pippe mentali sullo spettacolo e sul come incrementarlo con soluzioni non solo dalla dubbia efficacia, ma anche pericolose o che nel migliore dei casi porterebbero ancora di più alla svalutazione del genio dei piloti.
Farebbero invece meglio ad interrogarsi sulla qualità del proprio management, sulla mancanza di una reale interazione dei principali sponsor con il pubblico, ed in questo senso sulla quasi totale mancanza di investimenti da parte dei principali finanziatori che, attualmente, si limitano ad apporre il proprio logo sulle carenature.
Photo ©PierLuca Brunetti