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Delbianco: “Nel 2019 non ero pronto per la SBK, ho sempre sofferto il fatto di non arrivare”

“In passato sono stato accostato ad altri piloti senza però partire dalla stessa base o dalle stesse spinte. Se sono qua è anche per Pirro, che mi ha fatto andare oltre. In tanti pensavano avessi sbagliato a lasciare Aprilia per Yamaha, ma ora avete capito perché l’ho fatto”

SBK: Delbianco: “Nel 2019 non ero pronto per la SBK, ho sempre sofferto il fatto di non arrivare”

Dopo aver perso il titolo tricolore nel rocambolesco Round al Mugello del CIV Superbike, Alessandro Delbianco si è ritrovato catapultato nel Mondiale di categoria, per sostituire l’infortunato Dominque Aegerter sulla Yamaha R1 del team GRT. L’occasione tanto attesa dal pilota romagnolo, che questo fine settimana avrà l’opportunità di dimostrare di essere maturato rispetto all’esperienza vissuta in questo paddock nel 2019. E di essere ormai pronto per ritornarci in pianta stabile.

Sono grato di essere qui e non nascondo che due anni fa sono andato in Yamaha proprio con l’obiettivo di avere delle opportunità, perché ad oggi questa è l’unica Casa che ha il 60-70% di paddock in tutte le categorie - ci ha raccontato Delbianco in questa chiacchierata con il nostro inviato Riccardo Guglielmetti - Non si spera mai che un altro pilota si faccia male, ma in questo caso è andata così e, facendo io già parte del loro orticello, hanno pescato me. Ne sono orgoglioso perché hanno anche altri piloti, ma d’altra parte era proprio questa l’essenza di essere un pilota Yamaha”.

Alessandro, quando hai saputo questa notizia?
“Martedì mattina, verso le 9:30, quando stavo facendo colazione. Mi hanno chiamato per dirmi: domani mattina si parte! Stavo mangiando lo yogurt e l’ho ribaltato”.

Ricordo che due anni fa mi avevi detto di essere pronto stravolgere la tua vita per andare nel MotoAmerica.
“Ho sempre voluto fare il pilota. Per me non c’era un piano B. Due anni fa correvo per un’altra squadra e ho vagliato tutte le opzioni che avevo. Anche il campionato MotoE era un’opzione, come il campionato americano, che è sempre stato un obiettivo per me, perché volevo vivere il sogno americano e farmi una bella esperienza. L’obiettivo finale però è sempre stato il Mondiale Superbike, ed è per questo che sono passato in Yamaha: per lavorare nel campionato italiano, ma con uno sguardo al Mondiale. Io mi immagino sempre una porta, che quando sei in altre squadre di solito è chiusa. Questa volta non è aperta, ma c’è uno spioncino da cui vedi che c’è qualcosa dall’altra parte”.

Quanto sei cambiato rispetto a quando correvi con la Honda di Bevilacqua nel 2019?
“La velocità magari è rimasta la stessa, però in questi anni ho coltivato la professionalità con cui approccio il weekend. Anche perché allora, moto a parte, non ero pronto. Ho lavorato su quello e oggi non guido allo stesso modo, non parlo e non mi presento allo stesso modo. Ho cambiato completamente il mio status di pilota per essere pronto per venire qui. Ora mi sento più a mio agio”.

Nella tua carriera nel CIV hai sempre avuto l’ostacolo di Michele Pirro.
“Probabilmente, senza Pirro avrei vinto 30 gare nell’Italiano visto che credo di aver fatto 28 volte secondo, ma forse oggi non sarei qui. Non sarei la persona che sono adesso, perché riuscire a batterlo cinque volte mi ha permesso di crescere, di farmi notare e di far parlare la gente di me. Perché l’Italiano è un campionato di valore finché ci sono piloti di valore e Michele ha alzato l’asticella e mi ha permesso di fare delle gare tirate che senza di lui non avrei fatto”.

Hai sempre fatto parlare tanto di te, ma ti si è sempre visto un po’ come un pilota che alla fine non riesce mai ad arrivare. Come ti fa sentire questa situazione?
“Sono contento perché sono sempre stato paragonato a grandi nomi, molto più blasonati di me. Con la differenza che non partiamo dalla stessa base, o dalle stesse spinte. Questo da un lato mi ha reso orgoglioso, dall’altro ho sempre dovuto fare i conti con il fatto che questo è uno sport costoso, dove non bastano la mediaticità e il talento, ma servono anche altre cose. Mi ha pesato il fatto di essere vicino ma non troppo, ma mi ha anche dato la spinta per non mollare”.

Cosa ti aspetti da questo fine settimana?
“Sono contento di essere qua e mi spiace per l’incidente di Dominique. È un’occasione incredibile perché qua a Magny-Cours guiderò una moto Superbike vera in un team di altissimo livello. Per me è un’occasione mai capitata prima d’ora, di quelle da spuntare nella carriera di un pilota. Non voglio mettermi tensioni, cercando però di dare qualche spiraglio nel provarci”.

Nel paddock si parla già del fatto che potresti arrivare a fare il Mondiale completo nel 2025. Cosa c’è di vero?
“Mi fa piacere che la gente ne parli, ma mi piacerebbe lo dicessero anche a me. Al momento non ho ancora nulla di concreto per il 2025, consapevole che la priorità ora è rappresentata dal CIV con l’obiettivo di chiudere al meglio la stagione nel finale di Imola”.

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