Michele Pirro ha fatto 10. Dopo un anno di attesa, il pilota di San Giovanni Rotondo ha messo le mani sul suo decimo titolo italiano, il settimo nella Superbike tricolore, chiudendo con un Round d’anticipo la partita per il campionato. Un risultato difficilmente pronosticabile alla vigilia del weekend appena trascorso al Mugello, dove la sfortuna che ha bersagliato Delbianco ha servito al pugliese l’assist perfetto per chiudere il match in Gara 2.
Una gara affrontata tutta in difesa dall’alfiere del team Barni Spark Racing. Forte del tesoretto di 52 punti di margine accumulato dopo il ritiro in Gara 1 di “DB52”. Oltre che intenzionato a correre meno rischi possibile, in vista del gran finale di Imola e alla luce dell’aggressività dei suoi avversari. Riccardo Russo su tutti.
“È stato un po’ inatteso, perché la situazione era critica. C’era un pilota con il #84 che sembrava indemoniato. Ho visto delle cose sul suo compagno di squadra abbastanza aggressive. Sembrava si stessero giocando il titolo all’ultima gara e anche con me è stato poco gentile. Si vede che ha poche occasioni nella vita e deve sfruttarle al massimo” ha detto apertamente Michele, che ha corso la gara da ragioniere.
“Vista la situazione complicata, a un certo punto ho tirato i remi in barca e ho deciso di marcare Alessandro, perché non volevo prendere rischi e non volevo arrivare a Imola con l’ansia del campionato e del dover far tutto bene. Imola è sempre una pista difficile e ostica e già l’anno scorso abbiamo visto come è andata a finire. Non si sa mai - ha osservato - Il mio obiettivo era quello di arrivargli dietro, senza crearmi dei problemi. Non ci avrei neanche provato, perché sapevo che avrebbe risposto. Poi lui ha preso il verde alle Biondetti all’ultimo giro e il regolamento parla chiaro, quindi è stato retrocesso di una posizione”.
Una conclusione decisamente rocambolesca, ma che non toglie alcun merito a Pirro, arrivato a festeggiare il decimo titolo con sette vittorie su dieci delle gare sin qui disputate in stagione.
“Quest’anno è andato tutto bene, a parte un errore qui al Mugello che non dovevo fare e non volevo rifare. Perché l’anno scorso ne avevo fatti troppi e ho buttato via il campionato. Quindi, ho cercato di portare a casa il massimo, perché ce lo meritiamo e ogni tanto è giusto anche accontentarsi e fare quello che si può fare” ha sottolineato il collaudatore Ducati, che a 38 anni si è confermato il riferimento indiscusso del Campionato Italiano. Raggiungendo quella doppia cifra che è mancata a leggende come Valentino Rossi e Tony Cairoli.
“Mi sarebbe piaciuto ‘fallire’ come hanno ‘fallito’ loro, con nove Mondiali, ma va detto che ho conquistato 10 titoli in 10 stagioni. Questo vuol dire che sono stato 10 anni al top in diverse categorie e sono orgoglioso di essere ancora qui dopo tanti anni - ha osservato Pirro - Ho vinto la mia prima gara 24 anni fa e in tutte le categorie che ho fatto sono sempre stato competitivo a livello nazionale e mi sono difeso nel Mondiale, quindi è stato il coronamento di un cerchio. Il decimo titolo, di cui ne ho vinti sette in SBK, due in Stock 1000 e uno in Supersport. Mi è sfuggito quello della 125, ma per un problema tecnico”, ha ricordato.
“Sono contento e ringrazio tutti di cuore, perché il Campionato Italiano mi ha dato tanto. Mi sono dovuto reinventare dopo che Ducati mi ha affidato il ruolo di collaudatore, ma mi sono tolto tante soddisfazioni nella mia carriera - ha continuato Pirro - È vero che i titoli italiani hanno un valore minore di un Mondiale, ma vi assicuro che li ho presi sempre con il massimo impegno e non è mai facile o scontato vincere tante gare e stare sempre sul pezzo. Credo che i sacrifici che ho fatto siano ripagati. Con il talento che la natura mi ha dato penso che avrei potuto dire qualcosa di buono anche nel Mondiale, ma sono comunque contento della mia carriera e spero di essere di esempio per i giovani, che hanno sempre meno fame”.
L’appetito non è di certo mancato al pilota di San Giovanni Rotondo, che ha messo a segno fin qui un totale di 200 podi: 169 in SBK, 21 in Superstock e 10 in Supersport, E si è preso il terzo posto nell’albo d’oro del CIV, a un solo titolo di distanza dagli undici conquistati da Tarquini Provini.
“Sono numeri esagerati, ma la gente pensa ancora che io vinca perché ho la moto migliore e il pacchetto migliore. Quello sicuramente: anche Bagnaia ha la moto migliore, però credo di essermelo meritato. La prima gara l’ho vita 24 anni fa, so quello che lo ho fatto nella mia carriera e credo che sia importante che i giovani capiscano che questo genere di risultati sono frutto del lavoro, della costanza e, soprattutto, della determinazione. I giovani d’oggi non vogliono fare sacrifici, pensano che sia tutto facile, ma bisogna impegnarsi e stare sul pezzo. Non solo 3 o 5 mesi, ma tutto l’anno. È questo che mi ha permesso di fare la differenza e che fanno i veri campioni, quelli con cui ho a che fare tutti i giorni e che corrono in MotoGP - ha sottolineato - Ho visto pochissima gente fare strada senza lavorare o impegnarsi. Non basta avere il talento, ma bisogna avere voglia e non mollare mai, lavorare fisicamente e con la moto e stare sempre sul pezzo. Questo è quello che mi ha permesso di stare a lungo al top”.
Un discorso che non riguarda certo piloti come Delbianco e Bernardi. Proprio gli avversari che potrebbero impedire a Pirro di aggiungere altri titoli in bacheca nei prossimi anni.
“Da fuori sembra facile, ma Alessandro e Luca sono veramente talentuosi e sono ragazzi che meritano una chance nel Mondiale. Sono giovani e credo siano gli unici due, come Savadori, che possono ambire a fare una carriera nel Mondiale. Io questa ambizione non ce l’ho più. Anzi, penso che sia l'ultimo titolo del ‘Pirro-giovane’, quindi ci tenevo a vincere il decimo, anche se ho vinto, però, mi devo sempre impegnare. Mi fanno fare delle sudate incredibili e mi diverte battagliare con loro, perché sono corretti. All’undicesimo titolo ci penseremo a gennaio del prossimo anno, perché adesso Barni mi ammazza se gli dico che dobbiamo fare di nuovo il CIV - ha detto ridendo - Mi dispiace invecchiare, ma vediamo se il ‘Pirro-vecchio può ancora farvi divertire. Dopo l’anno scorso voglio godermi ogni momento, ogni situazione e cercare di fare il massimo, senza stare con l’ansia per il titolo. Quindi il prossimo anno, se sarò in pista, voglio divertirmi e spero che si possano avere più moto in griglia e più opportunità, magari con qualche modifica al regolamento, perché sarebbe bello avere una griglia più ricca nel CIV SBK”.
Mentre riflette su un eventuale difesa del titolo nel 2025, Michele si è preso la sua rivincita sul discusso finale dello scorso anno e sull’infortunio rimediato a Imola.
“Non ho mai pensato di mollare, anzi. Ci ho sempre creduto, anche perché andare in moto mi diverte. Poi, come dicevo, l’anno scorso sono stato io a buttare il campionato, non l’ha vinto Zanetti che ha conquistato solo due gare tra cui quella di Imola, ma alla fine ho vinto comunque il 10° titolo” ha commentato Michele, a cui non resta il rimpianto di non aver potuto rilanciare la sfida a “Zorro”: Credo che Zanetti si sia auto-escluso da solo con quello che ha fatto l’anno scorso. Possiamo dire che è stato un errore, però le immagini sono evidenti e la telemetria parla molto chiaro: lui ha rilasciato i freni e queste moto non hanno l’aerodinamica che hanno le MotoGP, quindi non è vero che se hai un altro davanti non rallenti. Credo abbia fatto un grande errore di valutazione, ma poteva anche evitarmi. Più che per il titolo, perché mi ha rotto un piede. Spero che torni. Al massimo, ci incontreremo l’anno prossimo e facciamo una sfida con il ‘Pirro vecchio’.