Dopo il fine settimana di Aragon, Bagnaia ha capito chi sostiene che la dea bendata sia cieca, ma in compenso la sua omologa sfortuna abbia una mira infallibile. In tre giorni è capitato tutto quello che non doveva succedere e la trasferta spagnola ha lasciato sul corpo e sull’animo di Pecco molti dolori, senza neppure una gioia. Era arrivato ad Alcaniz con 5 punti di vantaggio su Martin, se ne è andato con 23 di ritardo, perdendone 8 al sabato e 20 la domenica. Peggio era quasi impossibile immaginare.
Logicamente lo scontro con Alex Marquez è stato il climax del weekend, ma - come ogni thriller che si rispetti - per arrivare all’epilogo ci sono stati molti colpi di scena. Vediamo cosa è successo e se il campione del mondo avrebbe potuto gestire diversamente la situazione.
Venerdì: il buongiorno non si vede dal mattino
Anche se Bagnaia è famoso per non badare troppo al cronometro nel primo turno di libere, vederlo penultimo a quasi 2 secondi da Marquez è un po’ troppo anche per un diesel come lui. Sembrava ingolfato, non centrato, irriconoscibile. Sarà lui la sera a dire il perché: “un problema che non dipende da me o dalla squadra e che ci ha fatto buttare tutto il turno”. Pecco era molto sibillino e tutto sommato non troppo arrabbiato perché comunque, nelle pre-qualifiche del pomeriggio, si era portato a casa un 6° posto che lo metteva al sicuro per la Q2 e aveva anche mostrato tutto sommato un buon passo con le gomme medie.
Il giorno dopo, avremmo capito più chiaramente che il campione del mondo ce l’aveva con le gomme. Piero Taramasso, avrebbe poi spiegato a GPone, che “in quel turno le condizioni erano pessime e usare la morbida all’anteriore con la media al posteriore complicava ancora di più le cose”.
La giornata era comunque stata parzialmente raddrizzata e Marc Marc Marquez aveva pronosticato che Bagnaia si sarebbe avvicinato se le condizioni fossero rimaste stabili.
Sabato: la gomma della discordia
Cosa che non è accaduta con la pioggia della notte. Dopo un turno di libere interlocutorio (Bagnaia è stato 11°), le qualifiche non erano andate male. Pecco si era preso la prima fila grazie al 3° tempo, sarebbe partito davanti al rivale Martin, e poco male per gli 8 decimi (abbondanti) presi da Marquez, che continuava a fare un altro sport. Alla fine l’obiettivo del piemontese era stare davanti a Jorge.
Cosa che non è successa. La partenza nella Sprint era stata un disastro, con la Ducati numero 1 che si intraversava pericolosamente allo stacco (e, ironia della sorte, Alex Marquez era stato bravissimo a evitarla), ma il peggio doveva ancora venire. Pecco era in evidente difficoltà e, per sua stessa ammissione, solo il ‘motorone’ della sua Ducati gli ha permesso di prendersi un punticino.
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Al ritorno del box era furioso e il gesto fatto al tecnico Michelin con le dita è stato inequivocabile: 2, facendo intendere di avere trovato due gomme che non funzionavano. Quella nella FP1 e quella nella Sprint. Taramasso ha ammesso “un fenomeno di graining su entrambi i lati dello pneumatico anteriore”, ma ha anche sottolineato come Pecco non sia stato l’unico a soffrirne. Condizioni della pista e un setup non particolarmente centrato (a causa del poco tempo a disposizione per lavorare) le cause ipotizzate dal responsabile del gommista francese. Qui tocca fidarsi di uno o dell'altro, perché elementi per dirvi chi ha ragione non ne abbiamo e mai ne avremo.
Domenica: cronaca di un disastro annunciato
Logicamente, anche nella notte tra sabato e domenica era piovuto e il warm up è stato ininfluente (Marquez non vi ha neppure partecipato). Erano però stati dati ai piloti 10 minuti per provare la partenza sullo schieramento, dopo i problemi al via del giorno prima. Bagnaia, però, non li ha sfruttati a dovere.
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Come si vede nel video qui sopra, il team manager Davide Tardozzi si è sbracciato per indicare a Pecco la casella della 3ª posizione, in modo da provare lo stacco da lì e pulirla. Il campione del mondo però, per qualche motivo, non ha raccolto il suggerimento.
La partenza della gara è stata peggiore di quella della Sprint, con la Desmosedici che si è ancora una volta messa di traverso e Bagnaia si è presentato 7° alla prima curva. Pecco partiva dalla parte interna della pista, la più sporca. Come è andata ai piloti di Moto3 e Moto2 che scattavano da quello stesso posto? Sia Munoz che Canet sono arrivati alla prima curva al 6° posto. Il confronto ha valore relativo, perché le condizioni erano molto diverse, ma soprattutto perché le MotoGP in partenza (con i due abbassatori) sono dei dragster e la coppia messa a terra non è paragonabile.
Abbiamo chiesto a Michele Pirro nel nostro Bar Sport (lo potete rivedere integralmente QUI) se non si possa agire in qualche modo sull’elettronica in condizioni di scarsa aderenza. “Sì, ma poi si parte molto più piano, quindi conviene sempre provarci a piena potenza” ha scagionato Pecco.
Partenza a parte, con il passare dei giri il campione del mondo si stava ritrovando e aveva il podio alla sua portata. Martin era irraggiungibile (non parliamo nemmeno di Marc), ma tutto sommato un 3° posto sarebbe valso oro dopo un fine settimana così complicato.
Alex Marquez era ormai in crisi (probabilmente per avere chiesto troppo alle gomme nei primi giri) e Pecco gli rosicchiava dai 2 ai 5 decimi ogni giro, come dicono i cronologici qui sopra. Il podio era nelle sue mani. Fino all’errore dello spagnolo, andato lungo alla curva 11 e poi entrato in contatto con Bagnaia alla 12.
Le immagine le avete riviste più e più volte. Alex ha detto di non avere visto Pecco, Bagnaia che Marquez ha aperto il gas per centrarlo. L’unica cosa positiva è che nessuno dei due si è rotto niente. Inutile parlare di chi abbia ragione o torto, gli Steward della FIM se ne sono pilatescamente lavati la mani e dato la colpa di tutto allo scarso grip dell’asfalto, l’unico soggetto che non può argomentare.
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Sinceramente, sembra strano che Alex non abbia visto Bagnaia, mentre su quello che dicono i dati ci dobbiamo fidare, perché nessuno ce li farà mai vedere. La domanda è un’altra: l’incidente si poteva evitare?
Anche in questo caso ci viene in soccorso Michele Pirro: “quel tipo di incidenti si possono evitare se uno dei due è disposto a rinunciare”. Marquez e Bagnaia si stavano giocando il 3° posto. Per lo spagnolo avrebbe significato salire sul podio insieme al fratello Marc nel GP di casa, un risultato che vale una stagione considerando come sta andando questo 2024 per lui. Per Pecco trovare un po’ di luce in un fine settimana buio e, soprattutto, perdere solo 4 punti da Martin.
Quello che aveva più da perdere era il campione del mondo, non c’è dubbio. Visto che del senno di poi sono piene le fosse e il giorno dopo sono tutti bravi a erigersi esperti di qualsiasi argomento (dalle bocce alla fisica quantistica), è logico sostenere che Pecco avrebbe potuto aspettare. Mancavano ancora più di 5 giri alla fine ed Alex era ormai in suo pugno. A bocce ferme, sarebbe stata la soluzione migliore, soprattutto per Bagnaia. Anche perché, come ha sottolineato sempre Pirro, "a Pecco non ne fanno passare una". Perché ha il numero 1 sulla carena e quando gli altri piloti lo vedono si esaltano. Nulla di strano, è successo a Valentino, a Marquez e a tutti i campioni. Fa parte del gioco.
Il problema è che i piloti non sono davanti a una scacchiera, non possono prendersi un caffè valutando la mossa migliore. In quelle situazioni vince l’istinto e quello del campione è mettersi davanti, o non farsi passare. Probabilmente, se potesse tornare indietro nel tempo Bagnaia lascerebbe spazio a Marquez per superarlo alla curva successiva, ma quel che fatto è fatto. Nè Pecco né Alex cambieranno la loro idea su quello che è successo, e nemmeno i tifosi delle due parti. È il bello o il brutto dello sport, decidete voi.