Tu sei qui

MotoGP, Quartararo: "Mi manca il piacere di lottare, non mi interessa con chi"

L'INTERVISTA - "Che si tratti di Marc, Pecco, Martin o Bastianini, devo ritrovare questo piacere. Il rinnovo con Yamaha? una sfida. Io uomo Yamaha come Valentino? ne sono orgoglioso, era la mia squadra dei sogni da bambino". E sul rock di Pecco al Mugello: "io sono solo un ragazzo 'cool' che ama il rap francese"

MotoGP: Quartararo:

E' il campione del mondo di MotoGP del 2021, il primo francese ad ottenere questo risultato. Per questo Macron gli ha conferito il cavalierato della legione d'onore, la massima onoreficenza della repubblica francese. E' anche un surfista, un golfista, tanto sgargiante nel seguire la moda quanto riservato nella vita privata, Fabio Quartararo è tutto questo e molto altro. Di origini siciliane, "El Diablo" parla correntemente anche italiano inglese e spagnolo. Preferisce quest'ultimo, quasi la lingua ufficiale del paddock, ma decide comunque di assecondarci nell'intervista con l'italiano mentre ci accoglie nel suo ufficio, "così faccio pratica" ci dice scherzando mentre fa merenda. Un caffellatte, "senza caffeina, non ne ho bisogno", gli viene servito dallo staff dell'hospitality sulla scrivania che separa l'intervistato dal suo interlocutore. Un altro normale giovedì di lavoro per lui in cui le interviste e gli impegni si sono susseguiti sin dal mattino. "E' troppo buono coi giornalisti" scherzava con noi Maider Barthe, la sua press Officer, quando le abbiamo chiesto l'intervista. L'impressione in effetti è quella, sono le sei e dieci del pomeriggio e Fabio appare ancora rilassato e disponibile, le difficoltà degli ultimi anni con la Yamaha non sembrano aver scalfito l'ottima indole del pilota, fresco di rinnovo.

In pista sin da piccolissimo a 4 anni, Fabio Quartararo a 14 anni era già il pilota più giovane a primeggiare nel campionato spagnolo di velocità. Per lui cambiarono le regole e a nemmeno 16 anni nel 2015 intraprendeva il suo percorso nella Moto3. Solo quattro anni dopo metteva per la prima volta le ruote in classe regina con la Yamaha del team Petronas, e nello stesso anno iniziava a conquistare i primi podi dietro a Marc Marquez. La consacrazione arriverà due anni dopo conquistando il titolo col team ufficiale Yamaha, il primo francese a farlo, interrompendo così la serie di titoli spagnoli che perdurava dal 2012, gli anni di Jorge Lorenzo, Marc Marquez e in ultimo Joan Mir.  Infine l'arrivo dell'aerodinamica e dell'era Ducati, e con essa gli anni difficili per le case giapponesi: il numero 20 fatica a lottare per le prime posizioni, ma la casa dei tre diapason lo convince a restare, dopo Valentino è lui ora l'uomo Yamaha. Il futuro della marca giapponese segue ora le indicazioni di un diavolo francese, il cui innegabile talento in pista lo rende uno dei grandi protagonisti assenti in questi ultimi anni di MotoGP.

La stagione di Fabio è iniziata con l'investitura a cavaliere della legione d'onore da parte di Macron.
"Si è stato particolare - esordisce Fabio - nel motociclismo non c'è nessun altro ad aver ricevuto questa onoreficenza, altri piloti ad averla ricevuta sono solo in Formula1 (Alain Prost) e nel Rally (Sebastien Loeb), quindi è stato un inizio di stagione al top diciamo".

Il paragone col cavaliere viene facile, ma un pilota di MotoGP di cavalli ne gestisce molti di più.
"Anche se qualche cavallo in più non guasterebbe per andare più forte - scherza il francese - ma almeno una soddisfazione quest'anno ce la siamo presa".

 

Non solo pilota ma personaggio poliedrico dai molti interessi e passioni, passi dal surf al golf,  e sei un grande amante della moda e delle auto sportive. Chi è Fabio Quartararo oggi?
"Sono un pilota, ma amo fare sempre esperienze diverse, sono iperattivo ed ho sempre bisogno di fare qualcosa di diverso, oltre ovviamente agli allenamenti. In generale però penso di essere una persona molto easy e naturale".

C'è chi sui social si presenta col proprio curriculum di successi, tu semplicemente ti descrivi come "un tizio cool".
"Per me dev'essere tutto naturale, non cambio a prescindere se io sia con persone che non conosco o con amici, cerco di rimanere sempre me stesso e credo che questo alla gente piaccia".

A Silverstone scherzando hai dichiarato ultimamente di sentirti più un tester che un pilota.
"In effetti ultimamente è così. Vengo da due giorni di test a Misano, stiamo provando tante cose ma alla fine stiamo ancora cercando una base sulla nostra moto che ancora manca. Non abbiamo ancora una base vera e propria. C'è stata qualche gara in cui Rins era infortunato, ed anche Cal non ha potuto svolgere alcuni test, così mi sono ritrovato da solo a provare un mucchio di cose, mi sono sentito davvero a metà tra un pilota ed un test rider. Spero davvero che riusciremo a trovare presto una quadra".

Nonostante le difficoltà di questi anni però hai scelto di rimanere in Yamaha, non era scontato. Molti pensavano che saresti stato tra i pezzi forti del mercato piloti. A convincerti sono state le promesse della casa giapponese, ora giunti a metà stagione in cosa si è tradotto questo impegno?
"Innanzitutto abbiamo cambiato mentalità, ci siamo presi del tempo ed abbiamo iniziato a ragionare come un marchio europeo. Non è stata una scelta facile agli inizi, ma ora lavoriamo decisamente meglio. Facciamo le cose più velocemente, ad esempio sull'aerodinamica abbiamo fatto dei passi in avanti importanti. Le difficoltà ovviamente rimangono, facciamo fatica sopratutto a trovare l'aderenza. Il giorno che riusciremo a risolvere questo problema il salto in avanti sarà grande. Poi c'è il motore, ne abbiamo provate diverse versioni ma la base ancora non è arrivata al 100%. Nei test di Misano ne abbiamo provato uno che mi piace quindi penso che ora dal Giappone sarà il momento di mettersi al lavoro su questo".

Ti sei speso molto anche in prima persona in questi mesi per la Yamaha, hai fatto il nome di diversi piloti che avresti voluto nel progetto, e con l'arrivo del team Pramac il prossimo anno la tua scommessa di rimanere inizia a dare i suoi frutti. Quanta influenza hai nelle decisioni all'interno di Yamaha?
"Non so quanto impatto io abbia realmente, però sto spingendo su tutto quello che posso. Il test team ad esempio è un aspetto su cui ho spinto molto, perchè alla fine è normale vedere cosa fanno gli altri, e quando vedi la KTM che mette in campo piloti come Pedrosa e Pol... ma è così anche per la Ducati e l'Aprilia, che inoltre hanno quattro moto ufficiali. Quindi è chiaro che un team satellite fosse fondamentale. Non so se ho contribuito ma certamente ho spinto per ottenere una serie di cose dalla Yamaha e questa è stata anche una delle motivazioni che mi hanno spinto a rimanere. Questa è la mia sesta stagione con loro, la quarta nel team ufficiale. Mi hanno dato questa opportunità e sanno che sono il pilota con più esperienza su questa moto, quindi so anche di cosa ho bisogno per tornare ad essere veloce, e loro hanno fiducia in questo".

Stai un po seguendo le orme di Valentino Rossi, di cui hai preso il posto nel team ufficiale, anche lui è rimasto fedele alla Yamaha per molti anni ed ora l'uomo della Yamaha sei tu.
"E' una cosa che mi da orgoglio, quando ero bambino la mia squadra dei sogni era questa. Quindi ora è strano, perchè la Yamaha è sempre stata una dei due team più vincenti, mentre ora siamo in difficoltà. Penso però che tutti i marchi abbiano passato dei momenti difficili, come è stato anche per la Ducati dal 2007 al 2022 prima di vincere il mondiale con Pecco. Speriamo quindi di tornare a essere competitivi il prima possibile".

Il momento più difficile di questo periodo?
"La scorsa stagione è stata veramente difficile, passare dal lottare per il campionato a non andare oltre la P10 in ogni gara è stato frustrante. Abbiamo lavorato tanto da allora, anche se anche in questa stagione qualche momento frustrante c'è stato, è normale. Sono una persona a cui piace essere veloce e non è sempre facile mantenere la calma e gestire la frustrazione. Bisogna quindi cercare di essere oggettivi e vedere le cose che invece funzionano meglio. Forse la difficoltà maggiore è proprio mantenere questa tranquillità e comunicare al meglio con la squadra".

Molti pensano che tu sia uno dei grandi protagonisti assenti nella MotoGP di questi ultimi anni. Cosa ti manca di più, la velocità in sé o anche la possibilità di confrontarti con alcuni dei piloti al vertice?
"Alla fine le due cose sono diverse ma sono collegate. Mi manca la velocità per lottare con loro, mi manca il piacere di lottare con piloti come Bagnaia e Bastianini. Non ho mai lottato con Martin che nella scorsa stagione ha dimostrato di essere uno dei più forti. Quindi si, tutto questo mi manca, ma ho preso la decisione di rimanere qui, è stata una sfida ma mi piace e mi trovo bene con Yamaha. So che sarà una strada lunga, nei prossimi due anni il lavoro che mi aspetta con questa squadra sarà importante".

Se domani i problemi della Yamaha fossero risolti, con chi vorresti lottare?
"Con chi non mi interessa - risponde secco ma col sorriso - che si tratti di Marc, Pecco, Martin o Bastianini, voglio tornare a lottare nelle prime posizioni".

Per questo ci sarà però da attendere. Pecco al Mugello sfoggiava un casco dei Kiss, il rock è la sua colonna sonora. Su che musica viaggia invece El Diablo?
"Tutto ma decisamente non il rock'n'roll - risponde divertito Fabio - Nella mia top ten ci sono sopratutto rap americano, reggaeton ed ovviamente il rap francese".

Ad aiutarti in questa rincorsa alla competitività ci sono anche i rapporti con gli altri piloti, di cui molti nelle classi minori. Per loro sei come un fratello maggiore.
"Sopratutto con Tony Arbolino ho un rapporto speciale. Ci conosciamo da 15 anni e con lui ho un rapporto davvero buono. Penso sia pronto per la MotoGP anche se quest'anno ha avuto qualche difficoltà in più rispetto alla stagione passata. Questo rapporto è una delle cose che apprezzo di più, non è facile farsi degli amici in questo ambiente. Ovviamente ho rispetto per tutti i piloti ma di amici veri ce ne sono pochi. Per questo se arrivasse in MotoGP per me sarebbe il massimo".

Come ogni campione, anche tu hai una quantità di trofei e memorabilia. A cosa sei più legato?
Quartararo si prende del tempo, nella mente puoi quasi vedergli scorrere trofei e ricordi: "E' complicato sceglierne uno perchè ho passato anche tanti momenti difficili, ci sono alcuni trofei che mi danno più emozione di altri. Ovviamente il trofeo di quando ho vinto il titolo è molto importante, ma quando vedo il mio primo podio a Barcellona nel 2019 (dietro a Marc Marquez ndr)...  così come anche quelli di Misano e Thailandia nello stesso anno. Più che il trofeo in sé sono i ricordi a cui sono associati che sono importanti".

Se ripensi al te stesso del passato, cosa gli diresti?
"Ripenso al biennio 2016 e 2017. In quegli anni ero pieno di dubbi su me stesso. Mi ero infortunato ma poi le cose sono migliorate. Mi direi di credere in me stesso, è l'unico modo per essere davanti".

E se invece potessi chiedere qualcosa al te stesso del futuro?
Fabio ci pensa un attimo e torna scherzoso: "Su me stesso non lo so, sicuramente vorrei sapere quando torneremo con la Yamaha".

Articoli che potrebbero interessarti

 
 
Privacy Policy