Nel venerdì di Aragon anche Luca Marini si è confrontato sulla propria Honda sulle difficili condizioni dell'asfalto spagnolo, chiudendo col 17° crono. L'alfiere della casa giapponese traccia così un bilancio positivo rispetto ad inizio stagione, sottolineando come in carenza di dati ed in condizioni difficili, le distanze dagli avversari si riducano. Ne è stata sicuramente una prova evidente la prestazione del francese Zarco, che sulla Honda del team LCR è riuscito a strappare un biglietto per la Q2, un risultato che ha stupito positivamente anche il pilota italiano. Il tema verte poi sulla comunicazione delle case giapponesi, mentre Yamaha punta sull'ottimismo, per la Honda vige ancora una cauta riservatezza.
Ieri dicevi che la Q2 sarebbe stata impossibile, oggi Zarco ha fatto un miracolo.
"E' stato bravo - ammette col sorriso Luca Marini - lanciarsi in tre giri veloci di fila è stata una strategia che ha funzionato, con un pizzico di fortuna, Miller è caduto ed Enea ha preso una bandiera gialla. Bisogna sfruttare queste opportunità quando si creano, quindi è stato bravo e sono contento per lui. Vediamo domani cosa succederà in qualifica. Sicuramente considerando che siamo su una pista in cui l'anno scorso non si è girato e tutti non abbiamo così tanti dati, non siamo così lontani" - prosegue l'alfiere della VR46 guardando al bicchiere mezzo pieno - "Quando invece le cose sono più facili per tutti siamo più lontani dai nostri avversari".
Che giudizio dai al tuo inizio di weekend?
"E' stata una giornata complicata perchè la pista è molto strana. L'asfalto nuovo sembra che abbia ancora bisogno di tempo per riposare, l'asfalto è ancora lucido e le gomme non riescono a trovare sempre aderenza. Non riuscivamo ad avere aderenza con entrambe le gomme, abbiamo anche cercato di fare girare meglio la moto, la direzione è giusta ma domani dobbiamo fare un altro passo avanti. Nel complesso è stato sufficiente, non siamo così lontani dalla Q2, siamo a quattro decimi dalla top ten quindi non è male".
Non è la prima volta che la Honda ha dimostrato segnali di risveglio, mentre le Yamaha... tu che li vedi in pista che idea ti sei fatto?
"In realtà ultimamente non li vedo così spesso. Ieri mi è stato detto che la reazione c'è stata, stiamo tutti lavorando, ma secondo me è più una questione di comunicazione. Tutti i manager Yamaha sono abbastanza positivi e propositivi per il futuro, mentre quelli Honda sono più riservati al riguardo. Ogni volta quando si parla con Alberto Puig sembra sempre molto serio e rigido, ma con noi piloti non è così, è sempre molto aperto. Penso che stiamo lavorando bene, la direzione è buona ma ci vorrà ancora un po di tempo. Ora aspettiamo i test di Misano per vedere qualcosa di nuovo, ma dove siamo oggi rispetto a dove siamo partiti è già un passo avanti".
Il passaggio di Nakagami a tester in Giappone farà da ponte diretto con gli ingegneri giapponesi. E' stato questo forse uno dei problemi fino ad ora?
"Non penso sia proprio così, è sempre una situazione diversa quando lavori con un team giapponese e degli ingegneri giapponesi, diciamo che la comunicazione con loro è più complicata. Se decidi di passare più tempo a comunicare con loro, fare più meeting, uno scambio maggiore di informazioni, le cose vengono fuori e te le dicono. Solo che noi siamo sempre molto concentrati sui risultati durante il weekend e poi inviamo i nostri feedback. Loro sono molto concentrati sul loro lavoro di sviluppo e poi arriva tutto in circuito. La comunicazione c'è, poi ognuno si focalizza sul proprio, credo che in Ducati ed in Aprilia sia lo stesso. Solo che noi facciamo i piloti e loro gli ingegneri, e a volte ci sono cose che non è fondamentale che noi sappiamo. Riuscire a creare dei ponti però è comunque un obiettivo per il futuro perchè alle volte non è sempre facile mettere in contatto il team con la casa".