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SBK, Andrea Iannone: il divano di casa non fa per te, Go Eleven e la Ducati sì

A Portimao Andrea ha fatto capire di non essere al centro del progetto Ducati e di essere anche disposto a fermarsi nuovamente in attesa del 2026. È giusto che si fermi oppure è meglio che rilanci con Go Eleven, un team che fa eco a “Benvenuti al Sud”?

SBK: Andrea Iannone: il divano di casa non fa per te, Go Eleven e la Ducati sì

La più bella frase che descrive il team Go Eleven ce l’ha detta Daniele Pavesi (uomo di fiducia di Gianni Ramello) la domenica mattina di Portimao: “Il team Go Eleven è un po’ come Claudio Bisio in “Benvenuti al Sud”, ovvero che piangi due volte: quando arrivi e quando te ne vai. All’inizio piangi perché pensi di arrivare in una squadra che non è ben strutturata come le altre. La seconda volta che piangi è quando vai via perché è come salutare una seconda famiglia”.

Come dare torto al nostro amico Daniele: la conferma del suo pensiero ce la danno piloti come Loris Baz e Micahel Rinaldi, che lo scorso anno non hanno esitato a riproporsi a Go Eleven dopo che BMW e Aruba li avevano scaricati. D’altronde è ben comprensibile perché Go Eleven è una sorta di famiglia allargata della Superbike, che un anno fa di questi tempi ha deciso di puntare sulle qualità di Andrea Iannone.

Adesso quello di The Maniac è il nome caldo del mercato Superbike, il cui futuro è ancora tutto da scrivere. In merito al suo 2025 Andrea è stato molto chiaro a Portimao: “Quello che cerco è un progetto. Vengo dal divano e per continuare a correre tutto ciò deve avere un senso, dato che il mio obiettivo è lottare per un Mondiale. Qualora non ci fosse la possibilità diventerebbe complesso, perché non mi consolo con la quarta posizione o un best Indipendent. Sono un pilota che ha corso per lottare con i grandi, che si è sempre allenato e sogna in grande. Oggi, a 35 anni, non ho intenzione di accontentarmi. Piuttosto resto a casa, perché se non corro per vincere, cosa corro a fare?”.

Parole chiare e trasparenti quelle del 29, che non ha avuto timori a dire di essere disposto nuovamente a fermarsi.  A tal proposito, un Iannone che torna sul divano di casa proprio non ce lo vediamo e, come recita il titolo di questo articolo, non fa proprio per lui.

In questa prima parte di Campionato abbiamo avuto modo di conoscere sempre meglio Andrea e la cosa che più ci ha impressionato è il suo spirito da combattente, quello di uno che non si dà mai per vinto e non conosce la parola arrendersi. Uno di quelli che è capace di gettare il cuore oltre l’ostacolo, senza paura e disposto ovviamente a rischiare. Oltre a ciò, Andrea ci ha fatto scoprire il suo animo buono e divertente, quello di un ragazzo che non lesina a scherzare, annullando magari alcuni preconcetti e luoghi comuni in merito alla sua immagine.

Solo Andrea però sa quanti sacrifici e quanto gli è costato in termini economici e non solo tornare a correre, ma di sicuro l’opportunità con Go Eleven gli ha fatto capire una cosa: nonostante i 4 anni di stop, The Maniac è ancora oggi un pilota a tutti gli effetti, capace di giocarsi vittorie come in Australia e podi.

Di sicuro, per uno come lui, abituato in passato a team factory come Ducati, Suzuki o Aprilia, dove era circondato da una miriade di ingegneri e tecnici, non è stato facile accettare e ripartire dalle attuali dinamiche, ben distanti da quelle vissute fino ad alcuni anni fa.

Al tempo stesso è anche vero, come lui stesso ha fatto intendere, di non essere al centro del progetto Ducati, visto il rinnovo del contratto offerto ad Alvaro Bautista.

E allora perché dover continuare, se non da protagonista?

La prima cosa è che il prossimo anno tutti i contratti dei piloti andranno in scadenza e di conseguenza le Case saranno chiamate ad intervenire nuovamente sul mercato: da BMW a Yamaha passando per Honda e Bimota così come la stessa Ducati, chiamata  a ridiscutere il contratto di Bulega.

Con un anno in più di esperienza e uno storico a sua disposizione, Andrea potrebbe quindi ricandidarsi a tornare ad essere uno dei pezzi pregiati del mercato in ottica 2026. Inoltre, con Go Eleven, Andrea ha già fatto vedere a che livello è arrivato e siamo dell’idea che nel 2025 possa ulteriormente alzare l’asticella. Inoltre, vedere un pilota satellite come lui dare filo da torcere agli ufficiali accresce certamente l’appeal.

D’altronde queste sono le sfide che piacciono ed entusiasmano gli appassionati.

Sta di fatto che Go Eleven è pronta a rilanciare quella scommessa fatta un anno fa e che oggi può considerarsi comunque vinta. Sarà vero che quella vittoria tanto sognata e in Australia sfiorata  non è arrivata, ma il rilancio del 29 è partito da questo piccolo team di Cherasco capitanato da Gianni Ramello e dalla moglie Luciana, assieme al figlio Elia, che più di tutti ha voluto Andrea. E assieme a loro ovviamente il team manager  Denis Sacchetti.

In questo anno condiviso assieme, Go Eleven è cresciuta e Iannone ha dato il proprio contributo ad accelerare questo processo in una posizione diversa da quella in cui eravamo abituati a vederlo in passato. Ovviamente nel team piemontese Andrea non potrà trovare quella squadra ufficiale come piace a lui, ma sa che può avere un riferimento non da poco, ovvero un gruppo di persone pronte a tutto pur di sostenerlo e cercare di andargli incontro facendolo sentire come in una famiglia più che in un team.

Insieme è stata tracciata e ora non resta che proseguirla verso un 2025 che non sarà certamente un salto nel buio come magari poteva esserlo lo scorso ottobre. Conoscendo Andrea, che ha una mentalità da  vincente e al tempo stesso si considera un sognatore, ci piace ricordare una celebre frase di Mandela: “A volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato”. Ecco, mollare ora, dopo quanto è stato fatto, sarebbe davvero un gran peccato.

 

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