Da undici anni a questa parte, Michele Pirro è la colonna portante dello sviluppo Ducati. Con impegno e dedizione, il collaudatore pugliese ha macinato chilometri su chilometri, per aiutare la Casa di Borgo Panigale a raggiungere i massimi livelli del motociclismo. Contribuendo in maniera significativa allo sviluppo della Desmosedici, della Panigale V4 e di tanti altri progetti del costruttore bolognese, come la V21L impegnata in MotoE.
Non stupisce quindi che una delle condizioni poste da Alvaro Bautista, per prolungare la sua carriera in Rosso, sia un incremento degli sforzi profusi dalla Ducati sulla Superbike. Incentrato proprio su maggiore coinvolgimento del pilota di San Giovanni Rotondo, prima punta del team Barni Spark Racing nel CIV Superbike.
È stato proprio a margine della Racing Night di Misano, dove il 38enne si è confermato imbattibile nella gara in notturna, che abbiamo parlato con Pirro di ciò che attende lui e Ducati nel prossimo futuro.
“Innanzitutto mi fa piacere se Alvaro decide di rimanere perché è un due volte Campione del Mondo e ha riportato la Ducati in alto. Quindi, se decide di restare è perché si sente ancora competitivo e può dire la sua - ci ha tenuto a sottolineare il collaudatore - Se posso aiutare lo sviluppo della SBK lo faccio volentieri, perché fa parte del mio ruolo in Ducati. Quello che abbiamo fatto in questi anni, combinando la nuova V4 che ha corso al WDW con la MotoGP è frutto del lavoro fatto da tutti i ragazzi, ma soprattutto delle informazioni che ho portato io guidando le moto di serie”.
Michele, hai già cominciato a preparare il piano di sviluppo per la prossima stagione?
“È evidente che c’è un problema in SBK, perché devi sviluppare una moto nuova che sarà la bibraccio per il 2026, ma devi anche cercare di limitare i danni nel 2025 con quella attuale. Non sarà facile, perché è una moto che ha fatto tanto in questi anni, però ci proviamo. È chiaro che contro Toprak Razgatlioglu e una BMW così non è semplice, perché hanno investito su un progetto completamente nuovo e molto efficace. Però, abbiamo delle idee e abbiamo delle cose da analizzare, per cercare di recuperare qualcosa e sopperire a questo gap. Chiaramente, anche Alvaro sa bene che bisognerà stringere i denti nel 2025 e fare il massimo aspettando il 2026 e anche lui ha apprezzato la nuova V4, che presenta le caratteristiche di una moto evoluta”.
Kawasaki è riuscita a recuperare un po’ di terreno con i giri motore, voi dove pensate di intervenire?
“I regolamenti possono cambiare e a noi hanno tolto, mentre agli altri hanno dato, ma in questo momento il Mondiale non è ancora chiuso e bisogna cercare di fare il massimo e lavorare per trovare qualcosa. Come dicevo non è facile, perché parliamo di una moto di serie che ha fatto il suo percorso. Ci lavoriamo e sono contento di poter aiutare Alvaro, anche se in realtà con il lavoro che ho svolto in questi anni non è che abbia aiutato un solo un pilota, ma tutte le moto. Non gioisco mai per certe cose, ma penso che il fatto di essere stato il collante tra la MotoGP e le moto di serie sia frutto di ciò che ho fatto in questi anni, correndo anche nel CIV e cercando di spingere l’azienda a fare sempre una moto migliore di quella che produce”.
Parlando di regolamenti, credi che Bautista quest’anno si trovi a rincorre principalmente per la zavorra?
“No, credo che il problema più grosso sia Toprak, che ha alzato tanto il livello. Alvaro è finito un po’ in un limbo, magari anche perché non è stato bene all’inizio, però il livello adesso è veramente alto”.
Potrebbero averlo destabilizzato anche le prestazioni di Bulega?
“Non credo, è solo che crescono gli avversari. È successo a tutti e succederà sempre, è lo sport. Me ne accorgo anch’io con l’età che quando arrivano i giovani vanno più forte, o comunque hanno qualcosa in più. Quindi, con la stessa fatica che facevi prima non sei più competitivo. Fa parte del ciclo, altrimenti i campioni durerebbero in eterno”.
Di Nicolò che ci dici?
“Penso che sia uno dei migliori talenti che ha l’Italia. Ha avuto un percorso un po’ travagliato, ma sta ritornando ai livelli in cui può stare. Non sta facendo niente di più di quello che il suo talento e la natura gli hanno dato. Mi ricordo che Bulega da piccolo era un predestinato, ha avuto una deviazione nella sua carriera ma adesso si sta riprendendo e questa è una cosa davvero importante”.
Che ne pensi invece del ritorno di Iannone?
“Il talento di Iannone non si discute. Ha avuto questa parentesi di quattro anni fermo, ma il talento resta e quello che fa la differenza adesso per Andrea è la motivazione. Sta cercando di guadagnarsi una sella ma non è facile, perché serve una Casa che investa su un pilota che avrà comunque 36 anni. Il motociclismo è cambiato e tutte le Case, a cominciare da noi, hanno investito sui giovani. Dispiace perché può dare ancora tanto al motociclismo. Ma come dice sempre Dall’Igna, purtroppo non abbiamo le moto per tutti e bisogna fare delle scelte, che a volte accontentano e altre scontentano”.
Photo credit: Barni Spark Racing