Gabriele Giannini non ha nessuna intenzione di gettare la spugna, dopo una prima metà d’anno ricca di inconvenienti e avara di risultati. L’esordio nel Mondiale Supersport non è stato infatti dei più semplici per il 21enne di Anzio, sbarcato nella classe intermedia delle derivate di serie per affrontare la sua prima stagione completa nel World Supersport Challenge, montando in sella alla Kawasaki del ZX-6R di Prodina Racing.
Una moto che non sta di certo aiutando il due volte campione del National Trophy 1000 a mettere in evidenza quel talento e quella velocità mostrate in sella alla BMW del team Pistard, che lo scorso anno gli avevano permesso di attirare l’attenzione di Manuel Puccetti e del paddock del Mondiale Superbike. Al punto da iniziare a gettare qualche ombra sul futuro del pilota romano, che sta lavorando con il suo manager, Gianluca Galesi, per provare a rilanciare la sfida alla categoria nel 2025. Proprio come ci ha raccontato Giannini in questa lunga chiacchierata, in cui abbiamo discusso delle difficoltà di inizio anno e del futuro che lo attende.
Gabriele, credo che questa stagione non stia andando secondo i piani.
“L’obiettivo a inizio anno era almeno quello di lottare costantemente per la zona punti, ma purtroppo non ci stiamo riuscendo. Siamo riusciti a prendere un punto solamente in Gara 2 ad Assen e siamo ben lontani dalla Top 15. Sapevamo che la categoria fosse molto dura, ma ovviamente non mi aspettavo di stare così indietro. Purtroppo siamo stati anche un po’ sfortunati, perché abbiamo avuto spesso tanti problemi tecnici e questo non ci ha aiutato. Noi come gli altri due piloti Kawasaki stiamo facendo molta fatica. Oncu è al suo quarto anno con questa moto, quindi ha più esperienza di me, ma non mi aspettavo di faticare in questo modo”.
Qual è la difficoltà più grande che stai incontrando?
“Il nuovo format della Superbike non mi sta sicuramente aiutando, perché l’anno scorso c’erano due turni di prove e poi si partiva con la qualifica, mentre adesso, con un solo turno di libere, io che non conosco le piste riesco a malapena a imparare il tracciato e non ho il tempo per preparare la moto per la qualifica. I piloti che corrono da anni nel Mondiale, e sanno già dove mettere le ruote, hanno un grande vantaggio”.
È stato particolarmente complesso passare da una 1000cc a una 600cc?
“Mi sono trovato subito bene con la 1000cc perché il mio peso e la mia altezza si sentono molto meno. Poi anche in termini di stile di guida, io preferisco ‘spigolare’ piuttosto che far correre tanto la moto, come bisogna con la 600cc. Anche perché non hai i cavalli e la potenza di una 1000cc, che quando spigoli poi riparte. Questa è una cosa che sto ancora cercando di imparare e di sfruttare al massimo, ma se devo scegliere tra le due moto devo dire che mi sono trovato sicuramente meglio con la 1000cc”.
Col senno di poi, pensi che la Supersport possa non essere la categoria adatta a te?
“Vedendo un po’ gli altri, mi sembra che le Next Generation si avvicinino tanto allo stile di guida della 1000cc. I piloti Ducati e MV guidano tanto ‘Stop&Go’, mentre Yamaha e Kawasaki si guidano come una vecchia 600cc, quindi non credo sia proprio una questione di categoria. Secondo me la Kawasaki è rimasta un po’ indietro e sta facendo tanta fatica”.
Quindi è il pacchetto il problema?
“Purtroppo ci sono stati tanti problemi tecnici, quindi diciamo che il pacchetto non è il top. Nell’ultimo weekend non ho praticamente girato al venerdì, per alcune noie tecniche. Mi sono ritrovato sabato a fare quattro giri nel warm-up, che è da 10 minuti, e poi sono entrato direttamente in gara. Già è difficile di per sé non conoscendo le piste, se poi salti sia le libere che le Qualifiche è un weekend tutto in rincorsa. Però non me la sento di puntare il dito verso la squadra per i problemi tecnici, anche perché mi sto trovando bene con il mio team nella SSP600. Non ho nessun problema con loro, stiamo cercando di lavorare bene e siamo tutti sulla stessa barca: cerchiamo di fare il meglio”.
Come si affronta un momento come questo?
“Non è sicuramente facile, perché sto attraversando un periodo in cui tante persone si aspettavano di più da me, perché se n’è parlato tanto, anche per la storia della Superbike con Puccetti. Io però so come stanno le cose e anche se non è facile emotivamente, sono sempre concentrato al massimo e ho praticamente raddoppiato il mio impegno rispetto a quello degli anni scorsi: mi sto allenando il doppio dell’anno scorso sia a livello fisico che mentale e mi sono anche comprato una Kawasaki 600 per allenarmi. Ce la sto mettendo tutta perché non voglio avere rimpianti. Il mio motto è: ‘never give up’, mai arrendersi! Ogni weekend si riparte da zero, cercando di imparare qualcosa di nuovo e le piste per l’anno prossimo. Non è un periodo bellissimo, ma credo di conoscere le mie capacità e ad oggi non credo di essere un pilota da Top 5, perché i primi 5-6 fanno veramente un altro sport. Però non penso nemmeno di essere un pilota che debba stare così indietro. Vedremo di avvicinarci alla zona punti e poi si vedrà”.
L’obiettivo per la prossima stagione è quello di continuare in Supersport?
“Sì il mio obiettivo è quello di restare in Supersport, perché ormai è diventata una sfida tra me e questa categoria. L’obiettivo non sarà ovviamente quello di rimanere su una Kawasaki perché vorrei provare una moto più adatta a me, anche per la mia statura, come potrebbe essere magari una Ducati. Questo però dipenderà da tante cose e ad oggi non ci sono grandi programmi per l’anno prossimo, però vedremo cosa mi riserverà il futuro”.
Come dicevi prima, l’anno scorso aveva fatto molto discutere la tua scelta di rifiutare l’offerta di Puccetti. Ti sei mai chiesto come sarebbe potuta andare se avessi accettato?
“Io sono dell’idea che una volta presa una decisione non si debba mai guardare il passato. Visto come stanno andando le cose, potrei dire:‘se fossi salito sulla Kawasaki SBK di Puccetti magari adesso non mi sarei ritroverei in questa situazione’, ma una volta fatta quella scelta per me si è chiusa lì. Non è stata di certo una decisione facile, perché non sai se ti ricapiterà un’altra volta nella nella vita di finire una stagione in Superbike, ma avevo delle motivazioni in quel momento per fare così. Magari sarei stato meglio rispetto ad adesso, non lo so, ma so che per come sono fatto le critiche che ho ricevuto per questo rifiuto mi hanno fatto bene, perché mi hanno dato tanta forza negli allenamenti e nelle gare, aiutandomi a usare di più la testa e portare a casa il risultato”.
Quindi le hai prese come uno stimolo, più che come una pressione aggiuntiva?
“Esatto. A me importava riconfermarmi in Italia e nel National Trophy 1000. Non soltanto vincere il campionato, ma anche far bene a livello di tempi. Mi importava confermare di essere un ragazzo veloce e con la testa sulle spalle. La pressione ovviamente c’è stata, ma è il nostro lavoro: c’è pressione ad ogni gara. Quindi, penso che queste cose non debbano buttarti giù, ma motivarti”.