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Ioverno: “Dopo la SSP300 volevo smettere, ma punto a tornare nel Mondiale SBK”

INTERVISTA - “L’obiettivo è rientrare in quel paddock, ma per adesso non sarebbe male neanche un secondo anno nel CIV. Abbiamo fatto tanti sacrifici e il team 322 mi sta dando tutto ciò che può per cercare di migliorare”

SBK: Ioverno: “Dopo la SSP300 volevo smettere, ma punto a tornare nel Mondiale SBK”

Imparare, crescere e migliorarsi. Sono queste le intenzioni con cui Jarno Ioverno e il team 322 Racing Service si sono affacciati al CIV Superbike, per disputare la loro prima stagione completa nel campionato tricolore. Una sfida non da poco per una squadra a gestione familiare, ma che il 22enne piemontese e la compagine romagnola stanno portando avanti con grinta, passione e dedizione, per cercare di dire la loro in mezzo ai veterani della categoria. Un bersaglio sfiorato nello scorso Round al Mugello, giro di boa del campionato, dove “Jei” ci ha parlato del suo adattamento alla categoria e delle sue ambizioni per il futuro.

“Sono contento perché siamo sempre andati in crescendo e non abbiamo mai avuto un momento di stallo, o in cui non sapevamo che pesci prendere. Sono felice di crescere con la squadra e lo sono anche abbastanza del rendimento, ci ha detto Ioverno tracciando un bilancio di questa prima metà di stagione: “L’obiettivo di essere il primo pilota BMW è sempre lì vicino, anche se per un motivo o un altro sto facendo fatica a concretizzarlo. Però sono comunque contento, perché è il primo anno nel campionato ed è tosta imparare a conoscere le Dunlop, l’elettronica e tutto quanto. In più, abbiamo cambiato moto proprio qui al Mugello, passando dalla S 1000 RR alla M 1000 RR, e dobbiamo ancora capirla bene”. 

È stato tanto grande il salto dal National Trophy al CIV Superbike?
“Il livello nel CIV è molto alto e sapevo che avrei fatto un po’ il ‘novellino’, ma fa parte del gioco. Non è stato facile adattarsi alla moto, alle gomme e alla categoria e ammetto che un po’ mi rode essere dietro, perché nel National giravo più forte a livello di tempi e, soprattutto nell’ultimo anno, ero sempre lì davanti, tra la seconda e la quinta posizione. Era più soddisfacente, però sono consapevole che bisogna crescere ed è comunque molto bello essere in mezzo a piloti di questo livello, perché impari un po’ da tutti ogni volta che entri in pista”.

C’è qualcuno che ti ha colpito in particolar modo, o da cui stai hai imparando di più?
“Direi Delbianco. Non posso dire che mi abbia sorpreso perché sapevo già che è un talento, ma guida veramente forte ed è anche l’unico che mi ha un po’ aiutato in queste prime gare. Nel senso che ci forniamo un po’ la scia a vicenda: io cerco di aiutarlo in rettilineo e poi lui mi traina per mezzo giro. Vederlo guidare mi ha mi aiutato a fare un passo avanti a livello di guida e a capire come sfruttare le gomme, perché io non ero abituato a fare molto pick-up con le Pirelli”. 

La tua squadra è una piccola realtà rispetto alle altre che corrono nel CIV. Pensi che questo possa essere un limite?
“Non lo vedo come un limite, anche se abbiamo i nostri limiti, che sono dettati un po’ dal budget e un po’ dall’esperienza. Questo è un ambiente più familiare rispetto ad esempio alla squadra con cui ho corso nel Mondiale Supersport 300, ma dove è tutto molto più concreto. Anche se le disponibilità che abbiamo sono quelle che sono noi le sfruttiamo al 110%, mentre a volte ci sono squadre che potrebbero darti tanto, ma che poi si limitano. È vero che non avendo un elettronico fisso stiamo facendo un po’ fatica con l’elettronica, che fa davvero la differenza in questa categoria, ma compensiamo in altri aspetti come la messa a punto, in cui siamo piuttosto forti”.

Deve renderti ancor più orgoglioso sapere cosa c’è dietro ogni risultato.
“Sì e sono contento di questo. La pecca del non avere il box e questo genere di ‘privilegi’ è che è tutto un po’ più complicato, anche a livello di tempistiche. Però ci si convive e obiettivamente mi mette un sacco di carica entrare da fuori, perché sono l’unico che lo fa! Cercare di non essere ultimo è già una cosa buona (ride ndr.) ed è piacevole vedermi sempre un pochino più vicino ai piloti davanti. Abbiamo fatto un sacco di sacrifici e devo dire grazie a Cristian Serri e a tutti i membri del team, per essersi rimboccati le maniche e avermi dato una M 1000 RR, che è impegnativa anche a livello economico. Mi stanno fornendo tutto quello che possono per cercare di migliorare e da parte mia non posso che provare a fare qualche risultato per ringraziarli”.

Il prossimo Round a Misano potrebbe essere una bella occasione.
“La Racing Night è una bella gara ed è anche quella di casa, visto che adesso abito lì vicino. Misano è un pista che conosco sicuramente di più di Vallelunga e del Mugello, dove non ho fatto test, e in cui potremmo fare bene. Ci prepareremo bene per questa gara, anche perché sarebbe bello essere la prima BMW in classifica e ambire a una buona posizione”.

Come suggerisce anche il tuo nome, le moto hanno sempre fatto parte della tua vita, tanto più che s’officina e sia tuo padre che tua madre correvano. Eppure il tuo amore per il motociclismo non è sbocciato subito. Come mai?
“L’amore per le moto, come pilota ‘serio’, è scattato più o meno nel 2020, quando ho partecipato al Mondiale. Prima ho fatto dei campionati regionali, ma era più uno svago per me. Io arrivo dal rugby e ho dedicato tanto tempo a quello sport, perché la mia carriera era improntata su quello. Quando poi ho iniziato a dedicarmi al motociclismo in maniera più seria, mi ci sono appassionato e adesso non riesco più a mollarlo. È vero che mio papà correva, ma più che un pilota è stato un ottimo ingegnere ed è stato lui ad avermi trasmesso questa passione. D’altro canto, però, è stata mia mamma quella che non mi ha mai fatto smettere”. 

Lei è sempre al tuo fianco in ogni Round. Quanto è importante per te averla accanto?
“Dopo l’anno nel Mondiale ho avuto un momento buio, in cui volevo smettere, perché non trovavo più piacere nel salire in moto. Ci sono state gare in cui rischiavo di vomitare prima di salire in sella per via dell’ansia e a 18 anni non è piacevole. Quell’anno l’ho patito un po’ ed è stato grazie a mia mamma se non ho smesso. È per questo adesso mi segue praticamente sempre e per me è molto importante averla vicino, perché tendo a scaldarmi in fretta quando c’è qualche imprevisto, ma lei riesce a calmarmi e a farmi stare tranquillo. È un po’ quello che fa anche Cristian. Io e lui abbiamo un rapporto quasi fraterno ed è una cosa molto bella, perché possiamo parlare liberamente, senza vincoli né censure. Non devo mai stare attento a ciò che dico, perché lui non se la prende, capisce al volo e mi aiuta un sacco a migliorare”.

Adesso hai trovato la tua dimensione, ma che obiettivo ti poni per il futuro?
“Il mio obiettivo prefissato sarebbe quello di arrivare nel Mondiale SBK, che sia su una 600 o una 1000cc. Mi piacerebbe rientrare in quel mondo perché ho fatto solo un anno in Supersport 300, ma non mi sono trovato a mio agio con la squadra e questo mi ha spinto a cambiare aria e mi ha portato a correre con questo team e con una 1000cc. Non ho mai provato un’altra moto, quindi mi piacerebbe poter fare un test per capire le differenze. Sarei curioso di provare qualcosa di diverso e anche di entrare nel Mondiale, per vedere a che livello sono come pilota e se riuscissi a farlo con la stessa squadra... Perché no?! Sarebbe divertente”. 

C’è già qualcosa che bolle in pentola?
“Al momento no. Ci sono un po’ di idee e di progetti, ma nulla nero su bianco e finché non c’è niente di scritto per me non c’è nulla (sorride ndr.). Per adesso non sarebbe male nemmeno fare un secondo anno nel CIV. Questo è un anno di esperienza, in cui quello che viene viene, ma se facessi un’altra stagione potrei crescere, imparare tanto e ottenere qualche risultato migliore”.

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