Si dice che Paganini non amasse ripetersi, ma per un pilota concedere il bis è l’esercizio più complicato da portare a termine. Tanto che in MotoGP, prima di oggi, ci erano riusciti solo in due: Valentino Rossi e Marc Marquez. A Valencia si è unito al ristretto club anche Pecco Bagnaia, campione del mondo quest’anno come l’anno scorso, una doppietta che lo mette di diritto nella storia del motomondiale. Eppure riuscirci non è stato per nulla semplice, quello che sembrava scontato a tratti è sembrato impossibile, fino all’ultima gara chiusa cin una vittoria che gli ha consegnato fra le mani l’iride.
Il 2023 per Pecco è stato l’opposto del 2022, quello del primo successo. Allora era partito male, anzi malissimo, poi aveva recuperato, inarrestabile, contro un Quartararo in crisi che non riusciva a rispondergli. In questa stagione, è accaduto tutto il contrario. Al pronti via, Bagnaia era stato perfetto: sprint e gara a Portimao, tanto per mettere in chiaro che il numero 1 sulla carena non era lì per caso. Poi le solite sbavature, gli errori gratuiti, a cui il piemontese ci ha abituato fin troppo spesso: Argentina e Austin sono stati due GP buttati via, a Le Mans lo ha salvato il concorso di colpa con Vinales, ma tutto sommato anche quel ruzzolone era evitabile. Un Pecco sprecone, ma poco importava, perché quando arrivava al traguardo era sul podio, quando non vinceva, e nessun rivale aveva la sua stessa costanza, anche quando aveva la medesima velocità. Le doppiette al Mugello e al Red Bull Ring sembravano avere messo in chiaro le cose, ma in verità il peggio doveva ancora venire. Perché Martin, fino a quel punto un piccolo fastidio, un puntino sull’orizzonte della classifica, sarebbe diventato la nemesi di Bagnaia. Jorge, il vecchio compagno di squadra ai tempi della Mahindra in Moto3, quando dividevano la camera e si sfidavano alla Playstation. Il destino li avrebbe messi di nuovo l’uno contro l’altro e non davanti a un televisore.
Barcellona è stato il punto di svolta della stagione, il GP in cui Pecco si sentiva imbattibile, tanto da pensare di non arrendersi neppure alle velocissime Aprilia, che pure non erano un problema in classifica. Ci aveva provato la domenica, si era messo davanti, finché la sua Ducati, alla seconda curva, non lo aveva sbalzato in aria e quando era atterrato sull’asfalto c’erano quasi 20 MotoGP pronte a investirlo. Solo Binder non aveva potuto evitarlo, ma la cosa più incredibile è stato che nell’impatto il campione del mondo non ha riportato nient’altro che botte ed ematomi, nessuna frattura.
Incidenti del genere, però, lasciano altri segni. Misano passa con un doppio podio, ma Martin vola in casa del campione del mondo, come in India (dove Pecco cade, un’altra volta) e poi in Giappone. I punti in classifica diventano sempre meno, il vantaggio si assottiglia e il sabato, dopo la Sprint in Indonesia, lo spagnolo del team Pramac è in testa al Mondiale. Un errore nella gara lunga rimette Pecco al comando, ma Jorge sembra il più veloce. Pecco deve schivare i colpi, giocare in attesa invece che in attacco, come se avesse perso quella velocità di inizio anno. In Australia è una scelta di gomme sbagliate a mettere fuori dai giochi Martin, ma in Thailandia firma un’altra doppietta.
Il campione sembra in ginocchio, i 66 punti di vantaggio che era riuscito ad accumulare a metà stagione sono ridotti a una manciata. Soprattutto, non riesce più a battere Martin ad armi pari, serve sempre qualche imprevisto da parte dello spagnolo per arrivargli davanti. Jorge è il più veloce, dicono tutti, resta da capire chi sia però il più forte.
Arrivati a Valencia, però, i numeri dicono dalla parte di Pecco: 21 punti, non abbastanza per dormire sonni tranquilli. Infatti venerdì si sveglia in un incubo, lento, nervoso, ma soprattutto 15°. A quel punto, l’unica cosa che può fare è dimostrare che il numero 1 non è sulla sua Ducati per caso. Il piemontese ha la tendenza di complicarsi da solo la vita, ma anche quello di ribaltare situazione che sembrerebbero disperate. Nella Sprint sbaglia la scelta delle gomme e si fa recuperare 7 punti da Martin. La domenica però non sbaglia nulla, quando invece Jorge va a KO per la pressione e a terra portando con sé Marc Marquez.
A quel punto Bagnaia ha fatto come i grandi: vincere il titolo e la gara. Senza accontentarsi, con la mente libera, “Go free”, come ha scritto sulla tuta. Libero finalmente di essere il più forte, ancora una volta campione del mondo. Il numero 1 è ancora lui.