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MotoGP, Gran Premio del Qatar: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Schiaffi dati e presi, vittorie inaspettate, gomme di pietra in onore dei Flintstones, un podio tricolore: nel palco scintillante della pista di Losail sono andati in scena il meglio e il peggio della MotoGP

MotoGP: Gran Premio del Qatar: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Schiaffi dati e presi, vittorie inaspettate, gomme di pietra in onore dei Flintstones, un podio tricolore: nel palco scintillante della pista di Losail sono andati in scena il meglio e il peggio della MotoGP. Tre giorni di passione, con l’unica regola che i colpi di scena sono la normalità. Festeggiava Di Giannantonio chiedendosi se fosse la sua prima e ultima volta in MotoGP, Bagnaia pensava che tutto sommato Paganini forse si sbagliava e ripetersi è meglio, Martin ringhiava per colpe non sue. Valencia si avvicina, lo spettacolo non è ancora finito.

IL BELLO – Altro che tè nel deserto, in Qatar è stata festa grande. Come ai bei tempi, quando sul podio salivano solo gli italiani. Adesso, per arrivarci, usano perfino una Ducati, il che rende tutto ancora più nazionalistico. Ridevano: Di Giannantonio che poteva dimenticarsi per un minuto di essere disoccupato, Bagnaia che vedeva il bis mondiale più vicino, Marini pensando ai galloni da piloti ufficiale in Honda. Le meglio gioventù.

IL BRUTTO – Le gomme sono tutte tonde e nere, finché non girano. Ce ne sono alcune più pigre, che non hanno voglia di correre, e allora fanno girare altri componenti al pilota. Una lotteria in cui si perde solamente e non si vince mai. Il tagliando è capitato a Jorge Martin, che potrebbe avere perso più di una gara. Così non va e Michelin lo sa.

IL CATTIVO – Un gesto inutile, in un momento inutile, uno schiaffone alla Bud Spencer che non ha fatto ridere nessuno. Sarebbe bastato chiedere scusa, Aleix Espargarò non ha voluto farlo ed è stato sulla sua posizione. Il resto del mondo su un’altra e non sempre la maggioranza ha torto.

LA DELUSIONE – Manca una settimana ai test di Valencia e ancora rimangono due posti (ufficialmente) liberi. La MotoGP ha inventato il mercato autunnale, o forse i manager si sono fatti prendere troppo la mano con questa faccenda del Black Friday.

LA CONFERMA – Jaume Masia e il team Leopard meritavano di salire sul tetto della Moto3. La squadra ha fatto poker, il pilota ha mantenuto le promesse: tutti felici e contenti? Non esattamente, perché la manovra di Adrian Fernandez su Ayumu Sasaki è stata antipatica ed evitabile. Anche scorretta, ma non per i soliti Steward, che devono avere avuto un passato da idraulici perché quando servono non ci sono mai.

L’ERRORE – Nello strike nella Sprint Miguel Oliveira ha avuto la peggio, ma anche il compagno di marca Aleix Espargarò non si è rialzato indenne. Fra colpe proprie e altrui, l’unica buona notizia per il portoghese è che questo 2023 sta per finire.

LA SORPRESA – Giusto dedicare altro spazio a Fabio Di Giannantonio, che ha illuminato la notte del Qatar come una cometa. L’unica speranza è non sia come quegli astri che passano una volta sola nella vita, non lo diciamo per le sue qualità ma per le sue prospettive future.

IL SORPASSO – Maschi e duri quelli di Martin su Bagnaia nella Sprint, di quelli che si vedono quando ci si gioca tanto. Pecco aveva promesso una risposta la domenica, ma sicuramente non era dispiaciuto di non avere avuto Jorge vicino per mantenere la parola data.

LA CURIOSITA’ – C’era altro (ben meno piacevole) a cui pensare, ma il team Pramac domenica ha vinto il titolo riservato alle squadre. Un risultato per nulla scontantata per una squadra privata, trascinata dall’istrione Paolo Campinoti e gestita da Gino Borsoi. Bravi loro e tutti i loro ragazzi.

IO L’AVEVO DETTO –Il mio obiettivo è la vittoria”. Nonostante le restrizioni per l’alcool in Qatar, giovedì era facile pensare che Di Giannantonio avesse indugiato con qualche amaro di troppo. Invece stava sognando, in grande, ed è un esercizio che fa bene.

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