Il quarto episodio della seconda stagione di "Behind the Dream" (la web serie realizzata da Mauro Talamonti) è dedicato a Joan Mir e ripercorre il suo arrivo nel team Repsol Honda e il modo in cui il suo amore per la competizione lo ha portato dallo skateboard alle moto. È come se esistessero due versioni di Joan Mir. C'è il pilota di MotoGP che sfreccia a oltre 350 km/h, frenando il più tardi possibile, e c'è il Joan Mir riservato, introspettivo, che si gode il mare e i ricordi di casa. "Non sono molto complicato. Mi descriverei come una persona abbastanza introversa, appassionata del suo lavoro, molto familiare. Amo il mare, tutto ciò che riguarda le immersioni, lo snorkeling, la pesca, la vela. Mi ricorda molto la mia isola", spiega il 26enne doppio campione del mondo di Palma di Maiorca.
Quando è lontano dalla pista, Mir preferisce staccare la spina: “mi piace passare il tempo con la mia famiglia pensando ad altre cose che non siano le moto. Se penso alle moto, lo faccio al 100% e se non penso alle moto, non voglio nemmeno che la gente me ne parli". Joan Mir è il 19° pilota a correre per il team Repsol Honda in quasi 30 anni di storia. "Come pilota, indossare questi colori è incredibile - aveva dichiarato poco prima dei test di Sepang di inizio stagione - Se si pensa alla storia che c'è dietro questi colori, è pazzesco e significa vincere. È sempre un piacere e una pressione. Posso immaginare che le prime gare saranno sempre difficili. Ma so di cosa sono capace".
A differenza di molti piloti della MotoGP, Mir non è cresciuto con le minimoto, ma ha trascorso gran parte della sua giovinezza su una rampa da skate. "A mio padre le moto sono sempre piaciute. Ha un negozio di skate. Quando ero piccolo, i miei amici mi chiedevano magliette, adesivi, di tutto! E ricordo che avevo una rampa a casa, un sogno per tutti i miei amici. La passione per le moto mi viene da dentro, ero io a chiederne una quando ero piccolo". Una passione condivisa dal padre, un uomo che sapeva esattamente cosa avrebbe comportato essere un pilota professionista. "Non si rischia la vita per essere fighi, si rischia la vita perché si vuole essere un pilota - pensava il papà nel suo negozio di skate a Maiorca - Non volevo che il suo fosse un gioco, volevo che fosse la sua professione, ero molto serio". Le esperienze dell'infanzia di Mir lo avrebbero portato a una maturità superiore ai suoi anni, mentre gareggiava in tutte le categorie, dalle gare locali di Maiorca al CEV, fino al Campionato del Mondo.
Purtroppo la strada è stata dura per Mir, con cadute e un infortunio a metà stagione che hanno complicato il suo adattamento alla RC213V del Repsol Honda Team. "Arrivo in una squadra con una storia incredibile in un momento difficile. È un momento così complicato della mia carriera, non mi era mai capitato in vita mia", riflette il numero 36 dopo mezzo stagione in sella alla Honda. Ma il sostegno di suo padre non è mai venuto meno: "Sono convinto che ce la garà, naturalmente! Abbiamo superato altre difficoltà. Penso che ogni cosa andrà bene perché è un grande combattente".