È una Yamaha che si muove a piccoli passi, cercando di provare a ottenere quella vittoria che manca dal Sachsenring dello scorso anno. Più che al successo, l’obiettivo della Casa di Iwata è quello di colmare il gap che si è venuto a creare con le moto europee, dove Ducati ha tracciato una strada e alla concorrenza non resta che inseguire.
Di questo e molto altro abbiamo parlato in una lunga intervista assieme a Maio Meregalli, il quale ha voluto fare il punto della situazione, volgendo lo sguardo anche al futuro. Parole chiare e trasparenti quelle pronunciate dal team manager in blu, che non nasconde le difficoltà.
“Arriviamo qua a Phillip Island, una pista che presenta scarso grip, consapevoli che possiamo faticare – ha esordito - alla fine però questa è la nostra Yamaha e va guidata in questo modo. Purtroppo, fino a quando non inizia la FP1, i dubbi rimangono. Tutto ciò dispiace, perché in passato questa era una pista congeniale alla M1, ma ora questo storico non esiste più”.
Massimo, la stagione intanto sta per volgere al termine e lo sguardo è già rivolto al 2024. Cosa dobbiamo aspettarci?
“Non ci sarà alcuno stravolgimento, infatti il programma è abbastanza chiaro. Ovviamente avremo tanto lavoro da fare e il motore non è l’unico problema della nostra moto, perché ci sono altri aspetti come ad esempio aerodinamica. Sotto questo aspetto a Valencia vedremo qualcosa di nuovo. Personalmente sono dell’idea che il pacchetto andrebbe ringiovanito e aggiornato, visto che non sono 10 cavalli in più a risolvere i problemi della moto”.
A proposito di motore, c’è questo inizio di collaborazione con Marmorini?
“Quello che abbiamo provato a Misano è proprio il frutto della collaborazione tra il Giappone e Marmorini. Il motore 2024, anche se simile, è diverso rispetto a quello attuale ed è stato sviluppato in condivisione”.
Dall’Igna e molti altri sostengono che il motore V sia quello che più si addice all’attuale MotoGP.
“Quello che posso dire è che noi proseguiremo col concetto del quattro linea. A nostro avviso il motore in linea offre la possibilità di avere buone se non addirittura migliori prestazioni rispetto a quello a V. Le lunghezze dello scarico, giusto per fare un esempio, rimangono lo stesse, così come la respirazione. Il motore a V offe invece la possibilità di fare una moto più stretta, favorendo l’aerodinamica. Detto ciò noi rimaniamo fedeli al motore in linea”.
Quanto è difficile da accettare questa situazione per Fabio?
“Quartararo è un pilota molto bravo a lasciarsi alle spalle le difficoltà e a guardare subito alla gara dopo. Moralmente India e Indonesia hanno lasciato delle belle sensazioni, ma dobbiamo fare di più. Anche per noi è frustrante questo momento, perché siamo consapevoli della situazione. In passato c’è stato qualche anno di stallo, ma posso assicurarvi che lo sforzo nello sviluppo è importante”.
Il rischio è che questo Mondiale possa diventare una Ducati Cup.
“Purtroppo accusiamo l’incompetenza dal punto di vista dell’aerodinamica e lo stiamo pagando. Bisogna lavorare parecchio, perché le altre Case non utilizzano l’aerodinamica solo per la deportanza, ma per inserimento e velocità di percorrenza. Quei punti di forza che avevamo li abbiamo persi perché con l’aerodinamica le altre squadre sono riuscite a fare ciò che il telaio non gli consentiva di fare”.
Massimo, abbiamo visto Rea e Marquez stracciare i contratti quest’anno. Non temi una mossa del genere anche da parte di Fabio?
“Sono più preoccupato per quello che sarà il 2025. In quel caso dovremo essere noi a convincerlo con le prestazioni della moto e non con l’aspetto monetario. Al momento non vedo Fabio nella situazione di rompere un contratto. Poi tutto può succedere, ma questo non l’abbiamo percepito”.
Quanto pesa l’assenza del team satellite?
“Per Yamaha è importantissimo averlo e faremo di tutto per il 2025. Il fatto di essere con soli due piloti diventa complicato perché ti ritrovi con pochi dati a disposizione. Fortunatamente il format del weekend è cambiato, perché prima era un problema, visto che non avevamo modo di lavorare sulla moto e ogni turno era una qualifica”.
Nel confronto tra Europa e Oriente, quanto pensi sia grande ora il gap che si è creato?
“Da un punto di vista dell’investimento posso dire che c’è ed è importante. Il fatto è che le Casa europee hanno una maggiore aggressività e un diverso approccio ad affrontare determinate dinamiche e nel reagire alle situazioni. Anche in Yamaha stanno cambiando le cose e un esempio è la collaborazione con Marmorini. Penso infatti sia un segnale importante. Io sono dell’idea che noi potremmo sfruttare come un vantaggio il poter lavorare in armonia con gli ingegneri giapponesi, che ci mettono precisione e cura del dettaglio”.
Vedremo di nuovo vincere la Yamaha nel 2024?
“Questo è il nostro obiettivo. La vittoria non è una cosa così rapida da ottenere, ma penso che saremo a metà tra l’attuale posizione e quelle di vertice”.