Da motociclista che ha diverse centinaia di migliaia di chilometri in sella nel curriculum, ho cercato in tutti i modi di immaginare cosa significhi partecipare ad una 24 ore in moto come il Bol D’Or. La concentrazione richiesta, lo sforzo fisico e soprattutto mentale. La paura di mandare tutto all’aria in pochi decimi di secondo, il terrore di mortificare con un errore l’enorme lavoro di preparazione della tua squadra.
Ma è semplicemente impossibile, perché per correre e vincere una 24 ore, devi avere un DNA diverso. Lo sanno bene tutti i ragazzi che ho potuto ammirare in pista nel corso del fine settimana al Paul Ricard, lo sanno forse anche meglio tutti i meccanici nei box che non possono neanche riposarsi e devono restare concentrati sempre. Perché può succedere di tutto quando lotti contro tutto e tutti lungo gli 1,8 chilometri del Mistral. Serve equilibrio, devi sentire cosa ti sta dicendo la moto ed anche cosa ti sta dicendo il tuo corpo.
C’è poi una immensa e pura passione che accompagna questi piloti per tutto l’evento, perché una gara come il Bol D’Or non è neanche lontanamente paragonabile ad un Gran Premio in MotoGP o una tappa in SBK. Forse solo al Tourist Trophy tocchi con mano tanta passione da parte degli spettatori. Il paddock è aperto, le moto inondano i parcheggi che circondano il tracciato. Tanti dormono in tenda, tantissimi hanno moto che hanno visto migliaia di strade, hanno tanti anni sul groppone ma sono tirate a lucido come si fa per le cose a cui tieni davvero. L’Endurance è un mondo diverso, in Francia lo vivono come qualcosa di viscerale e lo capisci quando inizia a piovere prima della partenza e nessuno sembra preoccuparsene. Niente li smuoverebbe dalle tribune, sono lì per godersi uno spettacolo più unico che raro.
Cammini per il paddock e vedi un misto di tensione e calma sul volto dei piloti che stanno aspettando il momento di saltare in sella. La corsa al via con tutti i piloti da un lato e le moto dall’altro offre lo stesso spettacolo di una finale olimpica dei 100 metri. Non si decide nulla in quel momento, eppure essere il primo all’ingresso della prima curva è già una piccola vittoria.
Le Case sono impegnate in modo massiccio, alcune di più ed altre meno. Vedi i bilici Honda di FCC TSR e capisci che HRC la prende sul serio, lo stesso puoi dirlo di Yamaha con YART e di Suzuki, che con il SERT Yoshimura qui corre in casa. C’è tantissima tecnologia che accompagna queste moto pronte ad andare full gas per 24 ore, nei box ci sono ricambi ovunque. Sarebbero in grado di rimontare una moto intera attorno ad un telaio nudo in meno di mezz’ora. Guardare i meccanici all’opera durante i pit stop è poesia. C’è una armonia nei movimenti degna del nuoto sincronizzato. Nessun movimento sprecato, nessuno sforzo inutile. Velocità e precisione in ogni gesto, perché un minimo errore può costare carissimo.
La notte offre poi uno spettacolo senza eguali, vedi questi matti affrontare il Mistral ad oltre 300 km/h affidandosi quasi esclusivamente ai fari a Led delle moto. L’umidità rende l’asfalto scivoloso, ma il coraggio per tenere aperto non manca ed il ritmo resta impressionante anche quando si affronta la notte del Bol D’Or. Alcuni motori sopravvivono a questa tortura, altri rendono l’anima agli dei della velocità. C’è qualche caduta, a volte in un doppiaggio ci può essere un malinteso e l’errore è dietro l’angolo. Un motore cede ma il pilota riesce a portare la sua moto in pitlane a spinta ed ecco che vedi cosa significa questo campionato, perché mentre questo pilota passa davanti ai vari box dirigendosi verso il suo, alcuni meccanici delle squadre rivali saltano dalle sedie e corrono ad aiutarlo, spingono la sua moto tra le braccia dei meccanici che stanno tentando di battere con tutte le proprie forse. Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo. D’altra parte siamo in Francia, Voltaire approverebbe.
Quando mancano solo 4 ore alla fine vedi la stanchezza sul volto di tutti, dai piloti ai meccanici. Poi ricordi che devono correre l’equivalente di altre dieci gare di MotoGP. Gli ultimi minuti sono un inferno per chi sta vincendo. Puoi letteralmente tagliare la tensione nell’aria mentre sei nei box e noti la paura nello sguardo di questi ragazzi che fissano un monitor. I piloti che non sono in sella in quel momento sono vicini, guardano il collega incaricato di portare la moto al traguardo e probabilmente pregano con tutte le proprie forze che non accada nulla in quegli ultimi ed interminabili giri.
Poi taglia il traguardo e la gioia è incontenibile. Nel box SERT Yoshimura ci sono tanti giapponesi. Ci hanno spesso insegnato che sono freddi, razionali. Piangono come bambini, sono pura felicità. Tu che sei lì sai di aver assistito ad una impresa, godi anche tu di quella felicità e vuoi solo raccontarla a tutti. Qui si respira il vero motociclismo, una passione pura che può lasciarti senza lacrime perché le hai spese tutte per la gioia o per la delusione. Un umile consiglio: cercate una volta nella vita di andare al Bol D’Or, a Le Mans, a SPA o a Suzuka. Se amate le moto, amerete alla follia l’Endurance.