Sotto i capelli ricci, Marco Bezzecchi ha lo sguardo fresco e divertito di un bambino che ha combinato qualche marachella che gli adulti non hanno ancora scoperto. Del resto, il Bez ha riservato molte sorprese in queste stagioni. Vincendo, ma anche rifiutando una Ducati ufficiale per il 2024, preferendo restare in famiglia, nel team VR46 del suo mentore Valentino.
Marco, partiamo proprio da qui: hai deciso con la testa o con il cuore di restare?
“Con entrambi. Il mio ragionamento è stato che in una nuova squadra avrei dovuto ricostruire tutto da zero, a partire dal rapporto con i tecnici. Sarebbe stato più difficile conoscere una nuova moto e un nuovo team insieme, non so se avrei potuto trovare lo stesso ambiente, nonostante Pramac sia una squadra di altissimo livello. La mia scelta è stata anche di cuore, ma ci ho pensato molto. Volevo rimanere in VR46 per svariati motivi”.
Non credi che con una moto vecchia partirai svantaggiato per la corsa verso un posto nel team ufficiale?
“Penso di no, soprattutto per quanto riguarda l’inizio della stagione. Poi, nel corso dell’anno, si vedrà, ma alla fine a me interessa guardare a me stesso, non agli altri”.
Hai deciso di non cambiare per la squadra, il motociclismo non è uno sport individuale?
“Adesso il nostro sport è diventato totalizzante: stiamo in giro 300 milioni di giorni perché le gare e i test sono aumentati, praticamente vedo più la mia squadra che la mia famiglia. C’è tanto lavoro da fare al box perché le moto si sistemano con i piccoli dettagli e per farlo ci vuole tempo, alla fine si sta tanto tempo insieme ed è importante stare bene perché si lavora meglio. Quando ti piace quello che fai, non ti sembra nemmeno di lavorare”.
Nel paddock hai tutti gli occhi addosso ora.
“Penso che sia normale. Quando vai bene si interessano tutti a te, quando vai male non ti si fila nessuno. È così in tutti gli sport e nel nostro, che è individuale, ancora di più”.
Fuori dalla pista la tua vita è cambiata?
“Sì, noto molto più tifo per me ed è una cosa che mi fa piacere (sorride). Cerco di essere me stesso, se piace sono contento”.
Per i tuoi capelli e il tuo atteggiamento dicono che ricordi Simoncelli.
“Mi piace, ma è difficile fare paragoni. Da grande tifoso di Marco posso essere solo contento di questo, ma preferisco essere me stesso”.
I fan ti fermano per la strada?
“Abbastanza. Non è ancora qualcosa di così esagerato da diventare un peso, ma è strano. Non mi sono ancora abituato”.
Ora va tutto bene, ma in passato non sempre le cose sono girate nel verso giusto. Hai mai dubitato di te?
“Ci sono stati periodi in cui mi sono venuti dei dubbi e penso sia normale per uno sportivo, quando le cose non vanno nel verso giusto ti fai sempre un sacco di domande. Dall’esterno sono inutili, ma non puoi fare altrimenti. A volte ho dubitato di me stesso, ma nonostante questo ho cercato di non mollare e per fortuna mi ha portato a ottenere dei buoni risultati”.
Sei stato il primo pilota a vincere nel team di Valentino Rossi.
“È un grande orgoglio, innanzitutto perché per me Vale è sempre stato un idolo e lo è ancora oggi. Semplicemente entrare nell’Academy e poi in MotoGP con il suo team è stato fantastico. Fare il primo podio, la prima pole position, la prima vittoria sono state bellissime emozioni, un grande regalo”.
Chi è Valentino per te?
“È un amico. Abbiamo instaurato un bel rapporto, ma quando si lavora insieme bisogna sempre distinguere le due cose perché bisogna stare sempre sul pezzo. È sicuramente un maestro, la sua esperienza è infinitamente più grande della mia: io posso solo imparare e a lui dà gusto insegnarmi quello che sa”.
Com’è come capo?
“È esigente, come è giusto che sia, ma è anche bravissimo. Essendo stato un grande pilota sa cosa può piacere e servire ai piloti, come metterli a proprio agio. Sta investendo su di noi e dobbiamo fare il massimo che possiamo”.
Anche con Bagnaia hai un rapporto molto particolare, ti ha aiutato a migliorarti?
“Abbastanza, sicuramente abbiamo un bel rapporto costruito nel tempo. Siamo sempre andati d’accordo, poi crescendo mi ha fatto un po’ da cicerone perché quando sono entrato nell’Academy lui correva già nel Mondiale. Siamo stati in Mahindra insieme, abbiamo avuto un percorso simile durante il quale mi ha dato molti consigli, è stato sempre il più grande. Quando sono arrivato anch’io in MotoGP e ho iniziato ad andare bene, questo rapporto si è fortificato con le battaglie, a casa e in pista. È molto bello, sono contento di essere cresciuto anche grazie a lui”.
Riesci a immaginarti a dividere il box con Bagnaia?
“Mi sembra impossibile da dire in questo momento. Mi piacerebbe essere nello stesso box: lui c’è già, il problema è per me che devo arrivarci (ride)”.