Non è stato solo Marquez a parlare di fronte alla stampa oggi, anche il team manager Alberto Puig ha risposto alle domande sulla crisi che ha investito la Honda. “Come ne usciremo? Se qualcuno avesse una risposta potrebbe aiutarci” cerca di sdrammatizzare una situazione in cui non ci sono motivi per ridere.
“Non siamo in un buon momento, abbiamo tre piloti infortunati - guarda in faccia la realtà - Abbiamo i nostri problemi, è da qualche anno che li affrontiamo, ma non è possibile cambiare le cose dal giorno alla notte. È chiaro che non stiamo riuscendo a trovare una soluzione, ci stiamo provando e possiamo solo continuare a farlo”.
Quanto servirà per tornare a vedere la luce? Magari ai test di Misano?
“Dalla mia esperienza, quando si è così indietro non si può sistemare tutto in un paio di mesi, non è facile. Certo, se non ci provi non puoi saperlo, ma non possiamo essere troppo ottimisti. Dobbiamo trovare il punto che ancora ci sfugge”.
Pensi che Marquez continuerà a correre per Honda il prossimo anno?
“Devo dire di sì perché c’è un contratto firmato, ma ogni persona è libera di fare quello che vuole e Honda non è un azienda che trattiene i piloti controvoglia. Abbiamo rispetto per Marc, ma non ho la sfera di cristallo”.
Di Mir quali aggiornamenti ci puoi dare?
“Quello che so è che a causa della lesione alla mano che si è procurato al Mugello non ha forza, guidare in un circuito veloce come questo sarebbe stato un problema. Abbiamo rispettato la sua scelta, non costringiamo un pilota a correre. Tutto quello che so è che lo rivedremo a Silverstone”.
Perché i giapponesi stanno faticando così tanto?
“I costruttori europei sono stati aggressivi, si sono presi dei rischi anche accettando i loro errori. I giapponesi hanno una mentalità più conservativa, devono cambiare approccio ed essere più reattivi. È difficile”.
Manca comunicazione tra la pista e l’azienda?
“Il Giappone è lontano, ma noi in pista siamo coscienti di quello che sta succedendo ma non posso sapere se tutte le informazioni che arrivino rispecchino la realtà. In Honda hanno molta esperienza, ma con i regolamenti attuali serve un atteggiamento diverso. Comunque, i risultati sono sotto gli occhi di tutti ogni domenica”.
Qual è stato il principale errore che vi ha portato a essere in questa situazione?
“Parliamo di errori perché ora siamo nella merda, ma in passato abbiamo fatto cose buone (ride). Con l’epidemia di Covid nel 2020 e l’infortunio di Marc le cose sono precipitate. Non abbiamo potuto sviluppare la moto come in passato, abbiamo perso prima 2 decimi, poi 4, poi un secondo. Sono state diverse coincidenze a portarci a questo punto”.
Credi che rivedere il sistema delle concessioni potrebbe essere un’ancora di salvezza?
“Non ne abbiamo mai parlato e i regolamenti non dipendono da noi. Per principio, dico che dobbiamo fare una moto migliore, non aspettare che qualcuno ci aiuti”.
KTM è cresciuta anche prendendo ingegneri da Ducati, Honda potrebbe accettare di fare lo stesso?
“Non so quello che pensano, ma per tanto tempo hanno costruito buone moto. Se sono qui in MotoGP è perché vogliono vincere”.