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Lo scambio 'sospetto' di caschi di Acosta: i team Moto2 fanno reclamo

Gli Steward lo rigettano. "Volevamo fare le foto con un casco pulito" ha risposto il team Ajo per spiegare quando avvenuto nel parco chiuso, prima della misurazione del peso

Moto2: Lo scambio 'sospetto' di caschi di Acosta: i team Moto2 fanno reclamo

Al termine della gara della Moto2 c’è stato un episodio, inquadrato dalle telecamere, che ha messo la classica mosca al naso a molti nel paddock del Mugello. Al parco chiuso, dopo avere vinto la gara del Mugello, Pedro Acosta ha cambiato il suo casco: ha dato al tecnico dell’azienda fornitrice quello che aveva usato in gara per prenderne un altro. Perché? La domanda che in molti si sono fatti.

Per capirlo, alcune squadre della Moto2 (tra cui Marc VDS e SpeedUp) hanno presentato un reclamo ufficiale agli Steward. Un’azione più che comprensibile per fugare ogni sospetto, purtroppo che la risposta dei commissari non l’abbia poi fatto.

Partiamo dall’inizio. Perché un pilota dovrebbe scambiare il casco? In Moto2 il peso minimo è dato da moto più pilota, logicamente con l’abbigliamento tecnico indossato, e la misurazione viene fatta dopo la gara. Il limite da non superare in negativo è di 217 Kg e Acosta, data la sua corporatura, è al limite di quella cifra. Quanto si può ‘giocare’ sul peso di un casco? Ci siamo informati con alcuni addetti ai lavori e ci hanno detto che si può arrivare anche al chilo di peso.

Nessuno sostiene che Pedro abbia vinto il GP in Italia per un chilo in più o in meno (è arrivato al traguardo con un vantaggio di più di 6 secondi su Arbolino), ma nel motomondiale ci sono delle regole e devono essere rispettate e fatte rispettare nella più assoluta trasparenza.

Però, il regolamento non prevede che non si possa cambiare il casco in parco chiuso. Inoltre, il team Ajo, interrogato sull’accaduto, ha spiegato che il tecnico che si occupa dei caschi di Acosta avrebbe agito in buona fede e che avrebbe dato un altro casco al pilota spagnolo perché voleva che nelle foto ne avesse uno pulito, mentre quello della gara era sporco.

Gli Steward hanno accettato la spiegazione e rigettato quindi il reclamo, salvo poi richiamare Acosta al peso un’ora dopo per una nuovo misurazione.

Tutto è finito così, ma ancora una volta quanto accaduto getta un’ombra sull’operato degli Steward e sul modo di agire. Nessuno mette in dubbio la buona fede del team Ajo, di Acosta e del suo staff (anche perché il cambio del casco è stato a favore di telecamere), ma tutto questo crea un precedente. Se Pedro ha potuto cambiare il casco al parco chiuso, perché da ora in poi non potrebbero farlo tutti? Magari aggirando le regole? La domanda è retorica e la risposta scontata.

Non è la prima volta che ci ritroviamo a parlare di come viene gestita la ‘giustizia’ nel paddock e da più parti i commenti sono che le leggi non sono uguali per tutti. Il succo è: non è la prima volta che sembra vengano usate due pesi e due misure a seconda dei casi. 

I team che hanno fatto reclamo, sono stati liquidati senza che i loro dubbi fossero fugati e questo è il problema di questo episodio. In ogni sport ci sono delle regole, perché la competizione sia equa tutti devono essere certi che ognuno li rispetti, invece, a volte, sembra che qualcosa non funzioni.

Nessuno vuole arrivare agli estremi che a un pilota sia vietato di lanciare guanti o stivali ai tifosi nei festeggiamenti, ma ogni zona d’ombra deve essere illuminata, invece di rimanere in una zona grigia che alimenta le perplessità.

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