Pecco Bagnaia lo definisce “il sabato perfetto” ed è quello che dicono i suoi risultati: pole position con tanto di record e poi la vittoria nella sprint race. In un posto speciale, il Mugello: “e qui ho sempre una sensazione speciale fin dal primo momento in cui arrivo. Quando i tifosi hanno cantato l’inno italiano mi sono venuti i brividi” dice emozionato.
Non per niente ha dedicato il suo casco al circuito toscano: “quanto è bello il Mugello, poi ci sono i miei appunti sulle curve più importanti, le mie emozioni” lo spiega. Però ci sono stati anche dei momenti di tensione, come in qualifica, come quando si è arrabbiato con Marquez che stava uscendo dalla corsia box mentre lui stava per arrivare alla San Donato. Alla fine gli ha dato anche la scia.
“Non voglio entrare in questa discussione, sono stanco di dovere spiegare ogni volta quello che penso. Se andava penalizzato? No comment” taglia corto.
Però in quel momento hai dovuto ritrovare la calma per quel giro perfetto. Come hai fatto?
“Spingo quanto so di potere fare. Ero in una condizione particolare, perché non avevo fatto nemmeno un giro veloce: ho dato tutto me stesso e ho fatto la pole, come se fossi da solo”.
Ogni tanto dici di non volere prendere rischi, ma non sembra.
“Sinceramente penso solo a fare del mio meglio, purtroppo sono già arrivati degli errori ma non devo fasciarmi la testa. Ho avuto delle belle sensazioni in moto fin dal primo turno di prove, poi il giro in qualifica è stato incredibile. Avevo in mente di potere fare 1’44”, ma riuscirci è un’altra cosa”.
Hai affrontato la sprint race con lo stesso spirito?
“Penso che quando guarderò la gara, vedrò il panico negli occhi dei piloti che mi seguivano quando è iniziato a piovere (ride). Al secondo giro sono arrivato all’Arrabbiata 2 e ho visto l’asfalto bagnato, ho rallentato, forse troppo. Poi, nell’ultimo settore della pista era asciutto, c’era solo un po’ d’acqua a metà pista. Mi sono un po’ spaventato”.
È stata di nuovo una sfida con Bezzecchi, dovremo abituarci?
“Magari, sarebbe bello. Non cambia niente lottare contro chi conosci bene, con la differenza che poi, arrivati a casa, possiamo parlare. Grazie al nostro rapporto, se fossimo arrabbiati l’uno con l’altro ci confronteremmo e potremmo risolverlo. È un’amicizia che diventa rivalità in pista”.
Cosa ti aspetti per domani?
“Spero che ci sia il sole. La gara lunga sarà diversa, bisognerà gestire le gomme e credo che all’inizio saremo in gruppo. Mi vedrete uguale a oggi, sarà importante non distruggere gli pneumatici nei primi giri e starò attento a non farlo”.
Fisicamente stai bene?
“La caviglia non mi dà problemi nella guida. Al polso, invece, sento un po’ di dolore, ma con il mio fisioterapista abbiamo fatto un bel lavoro e non mi ha limitato”.
A proposito di infortuni, Rins si è rotto tibia e perone.
“Nella sprint race hai la gomma morbida, devi spingere per 11 giri e prenderti dei rischi. Quell’incidente non mi sembra colpa del format, è caduto da solo, mi spiace per Alex. In generale, come ho già detto, preferirei che il primo turno di prove non valesse per l’ingresso in Q2, in modo da avere 45 minuti per lavorare sulla moto senza pensare al giro secco”.