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MotoGP, VIDEO - Bagnaia e quella scelta infelice di parole dopo Le Mans

Alcune dichiarazioni di Pecco stanno alzando un polverone: "I Fantastici 4 sono nati perché avevano le moto ufficiali e gli altri non avevano possibilità di stargli vicino. Oggi tutti possono vincere"

MotoGP: VIDEO - Bagnaia e quella scelta infelice di parole dopo Le Mans

Pecco Bagnaia si è lasciato andare ad alcune dichiarazioni dopo il Gran Premio di domenica a Le Mans che stanno alzando un vero polverone mediatico. Prima di commentarle, ecco tutto quello che ha detto. 

"Un pilota che è dietro e magari non ha il potenziale, vuole passare sei piloti in un giro e non funziona così. Perché siamo tutti al limite, siamo tutti lì per l’obiettivo massimo. Se io freno al limite e te ne rendi conto, è sbagliato, soprattutto nella prima parte di gara, fare qualcosa in più. Se guardate, gli incidente succedono soprattutto nella prima fase di gara. Perché c’è troppa agitazione, probabilmente. 

Secondo me bisognerebbe ragionare e fare qualcosa per migliorare la situazione, perché sicuramente non è sicuro così, non è il massimo. Però è così al momento. Una cosa che penso è che dalla prima all’ultima moto, tutti possono vincere, non ci sono più quei sei o sette decimi che c’erano prima tra moto ufficiali e moto clienti, che serviva secondo me. I Fantastici 4 sono nati perché erano i piloti più forti, ma avevano le moto ufficiali. Mentre invece gli altri erano abbastanza lontani perché non avevano le potenzialità per stare davanti a livello tecnico. 

Adesso il livello è estremo, è tutto spostato al limite. Tutti possono vincere, oggi Augusto Fernandez era quarto ed è la sua stagione da rookie. Sicuramente il paso gara oggi non era velocissimo, a parte quello di Bezzecchi. Gli altri sono andati piano facendo in modo che il gruppo restasse compatto, ma secondo me bisognerebbe tornare ad avere un po’ di gap tra le moto ufficiali e clienti, o trovare una soluzione per evitare certe cose". 

Qui è possibile vedere il video con queste dichiarazioni:

Bagnaia non è di certo un pilota che si lascia spesso andare a polemiche gratuite, ma probabilmente in questo caso specifico la scelta di parole del campione del mondo è stata infelice o quanto meno facilmente fraintendibile. Pecco ha sottolineato il fatto che oggi in MotoGP non ci sia più differenza tra moto ufficiali e private, cosa che ha cambiato enormemente le carte in tavola rendendo ogni singolo pilota in griglia in grado di battere tutti gli altri. Una situazione che rende estremamente difficile fare previsioni e che non consente ad un manipolo di piloti di dominare. Il richiamo al periodo dei Fantastici 4 è chiaro, con l'epoca di Rossi, Lorenzo, Stoner e Pedrosa. Tutti grandissimi campioni che in pratica hanno monopolizzato per anni le prime 4 posizioni di ogni classifica. 

Certo, va forse ricordato a Pecco che lo Stoner che faceva parte di quel gruppo, aveva a disposizione una Ducati che solo lui riusciva a portare in cima al mondo, mentre spesso i suoi colleghi di colori annaspavano. Ma questa è un'altra storia. 

Il punto è che oggi in pista ci sono cinque Costruttori, tutti impegnati ad alto livello. All'epoca la MotoGP aveva nelle Case giapponesi quelle in grado di fare il bello e cattivo tempo, mentre oggi l'asse si è spostato in Europa, con Ducati, Aprilia e KTM che a forza di innovazione e grandi investimenti hanno scavato un solco inimmaginabile solo qualche anno fa. C'è poi da considerare che Ducati, da sola fornisce otto delle moto in griglia e Yamaha invece ne mette in pista solo due. E' insomma un mondo completamente diverso rispetto a quello a cui si riferisce Pecco, durante cui è nato il mito dei Fantastici 4 in MotoGP. 

Ma la domanda è forse un'altra: un campione ha bisogno di sapere che i suoi rivali in pista hanno meno potenziale tecnico a disposizione per poter emergere? Le cose non dovrebbero stare così ed anzi, con tanti piloti che hanno a disposizione un pacchetto di alto livello, dovrebbero emergere i pochi veri campioni in pista. Oggi tutti i piloti sono velocissimi, come spesso sottolineato il livello generale è aumentato grazie ad una sempre crescente attenzione verso la preparazione atletica, lo studio dei dati. La MotoGP sta diventando sempre di più una scienza perfetta, in cui ogni tassello deve essere al posto giusto per primeggiare. 

Ma questo si traduce in pista in un confronti così spietato da aver ridotto lo spazio di manovra anche per i grandi campioni. Ne abbiamo parlato tante volte e lo confermiamo: con le attuali MotoGP, gli spazi di frenata si sono ridotti enormemente, l'aerodinamica ha reso sempre più difficile seguire un rivale da vicino, si deve fare i conti con la temperatura e la pressione della gomma anteriore, che subendo gli effetti della moto che precede viene condizionata pesantemente. 

Questa è insomma una MotoGP in cui anche i più grandi campioni fanno fatica ad emergere. Marc Marquez a Le Mans ha dato ampia dimostrazione di essere ancora un grande fenomeno, a dispetto di mesi di stop, a dispetto di una Honda non all'altezza delle moto rivali come suggeriscono le prestazioni di Mir e Rins (Austin è stata magnifica, ma probabilmente un caso più unico che raro). Ma il dominatore che era nel 2019 appare oggi un lontano ricordo. 

Allora è forse questo l'argomento vero e non il pensiero di aumentare in qualche modo il gap tra moto ufficiali e private. Sono proprio le moto che magari devono cambiare per lasciare più spazio al talento di un campione. La ricerca sta portando queste moto ed essere talmente perfette da avere dei limiti elevatissimi e raggiungibili quasi da tutti. Danilo Petrucci non guidava una Ducati in MotoGP dal 2020 e dopo averla provata in Francia ha confermato di essersi trovato al cospetto di una moto radicalmente cambiata, migliore e più facile. 

Queste moto non sono di certo facili da portare al limite, ma probabilmente la Ducati GP7 di Casey Stoner era un tantinello più ostica della GP23 che oggi domina in pista e proprio questa difficoltà permetteva al talento cristallino di Casey di mostrarsi in tutto il suo splendore. Allora il senso delle frasi di Pecco forse cambia, la scelta di parole magari non è stata esemplare perché detta come l'ha detta lui, la frase è davvero difficile da digerire. Un campione del mondo che chiede di avere un pacchetto migliore rispetto ai rivali, anche di quelli che usano la sua stessa moto. 

Ma non è realmente questo che vuole Pecco, quanto piuttosto una MotoGP in cui il talento emerga di più, esattamente come era ai tempi dei Fantastici 4 o andando ancora più indietro, ai tempi delle 500. Belve difficili da domare, ma che premiavano il talento di quei pochi che ci riuscivano davvero. Solo che per cambiamenti di questo tipo, dovremo attendere come minimo il 2026, quando cioè cambierà il regolamento in MotoGP, perché le attuali regole per essere cambiate richiederebbero unanimità tra le Case riguardo questa o quella decisione. Scenario oggi impossibile, vista la superiorità di alcune Case sulle altre, conquistata con investimenti enormi. Secondo voi Ducati, Aprilia e KTM rinuncerebbero al vantaggio che oggi hanno rispetto a Yamaha e Honda?

Quindi Bagnaia, come gli altri piloti su moto ufficiali, dovranno solo fare valere il proprio talento su quello degli altri piloti che hanno a disposizione moto del tutto simili. Hanno in fondo una missione anche più complessa rispetto al periodo a cui si è riferito Pecco nelle sue dichiarazioni ed i titolo conquistati quando tutti i rivali in pista possono batterti, da un certo punto di vista valgono anche di più di quelli conquistati quando a poterti battere sono solo altri tre piloti in pista. 

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