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MotoGP, Rossomondo: "Ho parlato con Netflix, ma non ci serve copiare la F1"

"Li conosco dai tempi della NBA, ma io voglio idee nuove, non copiare quelle degli altri. La mia idea è di far comprendere quanto siano fenomenali i nostri piloti, sono loro il fulcro dello show e le opportunità oggi sono infinite"

MotoGP: Rossomondo: "Ho parlato con Netflix, ma non ci serve copiare la F1"

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Proiettato nel paddock della MotoGP come una pallina da tennis in un'uragano. Quando guardi Dan Rossomondo, il nuovo reponsabile commerciale di Dorna, girare nel paddock di Austin, comprendi di essere davanti ad una persona che non si immaginava di essere lanciato a tutta birra in un mondo abituato ad andare oltre 300 km/h. Eppure ha un sorriso per tutti, stringe mani, si presenta, è affabile. Ha origini italiane, un sorriso rassicurante e per nulla l'aria dello spaccone che ti aspetteresti da un manager che ha reso grande l'NBA, mica fuffa. 

La sua prima conferenza stampa è stata interessante, ha fornito i primi dettagli su quale direzione voglia far prendere alla MotoGP. Ma volevamo saperne di più, parlare con lui per comprendere quale possa essere questa direzione e capire in che ordine di tempo attendere dei cambiamenti che servono urgentemente. Inutile nascondersi dietro ad un dito, la MotoGP deve risollevarsi e non perché lo spettacolo in pista manchi, tutt'altro. La Sprint Race sta funzionando, i piloti stanno imparando a gestirla. Ma serve qualcosa che riguardi forse la forma più che la sostanza, perché di questa non vi è penuria. Ma nel 2023, la forma, il primo contatto, il biglietto da visita, è quasi tutto, in un mondo che va troppo veloce persino per i 45 minuti della durata di un Gran Premio. Signori e signore, eccovi Dan Rossomondo. 

Un americano di origini italiane che sbarca in MotoGP. Magari può aiutare questo legame con il cuore pulsante di questo campionato?
"Penso che le mie origini italiane in effetti possano aiutarmi in questa nuova avventura. Nel mio primo meeting con i piloti, Pecco è venuto da me e mi ha detto che gli piace moltissimo il mio cognome, Rosso come la Ducati. Sono americano, sono fiero del mio Paese, ma è vero che ho viaggiato molto, ho conosciuto tante culture diverse e sono assolutamente orgoglioso delle mie origini italiane. Credo che mi possa aiutare, perché conosco questa cultura molto presente in questo paddock ed in questo sport in generale".

Come sono andate queste prime giornate nel paddock?
"Il mio primo approccio con la MotoGP è stato incredibile, di amore assoluto. Tutti nel paddock mi hanno accolto con affetto, Pablo Nieto ha accolto la mia famiglia nel box e gli ha fatto vivere una giornata lì, con le moto. Poi amo il fatto che ognuno di voi che lavora qui, dai media, ai fotografi, tutti insomma, avete un amore enorme per questo sport, siete dei veri appassionati. Non ci lavorate e basta, lo adorate e si vede".

Si può parlare di voglia di MotoGP 2.0?
"Penso che questo sia un nuovo inizio per la MotoGP, ma non perché ci fosse qualcosa di rotto o che non funzionasse. Si tratta di voler iniziare a raccontare questo sport in modo diverso, nuovo. Io non voglio puntare subito troppo in alto facendo magari lo spaccone, ma credo che una cosa che cambieremo presto sarà il modo di far percepire al pubblico quanto siano incredibili i nostri piloti. Credo che ci sia la possibilità di allargare la base di appassionati che ci seguono e di rinvigorire l’amore per questo sport in chi già ci segue".

Hai già parlato con Netflix?
"Ho parlato tanto con Netflix negli ultimi anni, già per il mio precedente lavoro. Penso che la Formula1 abbia fatto un capolavoro con il suo Drive to Survive, ma è stata anche aiutata nel timing perché è uscita quando è scoppiata la pandemia. Eravamo tutti a casa sul divano e tutti l’abbiamo vista. Sono stati bravi a mostrare il dietro le quinte del paddock. Dobbiamo fare la stessa cosa? No. Dobbiamo fare qualcosa che riesca a chiudere il gap tra noi e loro? Si, senza dubbio. Ma non voglio copiare le idee degli altri, sono certo che ci possano essere tante idee per fare le cose a modo nostro, senza copiare quelle buone degli altri".

In che modo vuoi coinvolgere di più i piloti. Loro hanno bisogno di concentrazione per scendere in pista ad oltre 300 km/h. 
"Penso che i piloti debbano essere più coinvolti nello show, ma non voglio assolutamente che perdano la concentrazione. So che è difficile fare quello che fanno, ma quello che io voglio fare è elevarli, metterli al centro del palco. Non parlo del podio, parlo di far capire davvero alle persone cosa siano in grado di fare questi ragazzi. Perché penso sia difficile comprenderlo per tutti. Ne ho parlato con i piloti, con i team manager perché voglio ascoltare tutte le loro idee, ma voglio che sia chiaro che i piloti sono il centro di questo sport, sono loro il fulcro dello spettacolo. I 22 piloti della MotoGP, quelli della Moto3, della Moto2. Escono in pista e fanno sempre qualcosa di incredibile. Dobbiamo essere in grado di far capire quanto sia straordinario quello che fanno ogni volta che sono in pista".

Tra i tuoi compiti ci sarà anche la SBK, quando pensi di andare nel paddock?
"Non sono ancora stato nel paddock della SBK, ma ci andrò presto. Ne ho parlato con Carmelo! Penso che forse andrò in Repubblica Ceca. Ho parlato con tutti i ragazzi qui, dovrò approfondire la mia conoscenza anche di quel paddock".

Secondo te in futuro sarà necessario avere altri Costruttori in MotoGP?
"Penso che sia una domanda da fare a Carlos Ezpeleta. Ma io posso dire di aver parlato con Pit Beirer qui e mi ha spiegato quanto sia stata importante la MotoGP per KTM e GasGas, per le vendite. Credo che avere altri Costruttori sarebbe magnifico, ma mi rendo conto che non sarà facile. Soprattutto per chi si è fermato e magari vuole tornare. Però è innegabile che chiunque voglia affermarsi ad alto livello nel motociclismo debba passare per questo paddock, è la punta assoluta".

In passato la Dorna è stata leggermente TV centrica. Tu punti ad aprire maggiormente alle altre piattaforme di comunicazione che offre oggi il web?
"Ho passato tanto tempo lavorando sul web, con i media. Ho visto l’evoluzione di questo mondo. Io sono stato la prima persona a vendere ad un sito web un banner per il Madison Square Garden ed era il 1997. Ho sempre seguito l’evoluzione di questo mondo, ho visto nascere YouTube, ho visto nascere Facebook e Instagram. Ed ho visto anche quanto siano diventati fondamentali gli smartphone nella vita di ognuno di noi. Penso che la sfida più grande per uno sport di massa come il nostro sia proprio capire in che modo raggiungere al meglio le persone. Ci sono tantissime opportunità da questo punto di vista nel media moderni, ci sono scenari enormi da esplorare. Devi essere ovunque, è chiaro. Avremo senza dubbio una nuova strategia sui Social Media, avremo delle partnership con terze parti, dovremo raccontare delle storie e potremo farlo con i partner che abbiamo adesso ma anche farlo attraverso nuovi partner. La cosa importante è che tutto sia orientato verso questo mondo, che per me è super affascinante".

Come la vedi l'idea di Ezpeleta di far correre assieme MotoGP e F1 nello stesso weekend sulla stessa pista?
"Penso sia una buona idea, come tutte le idee che possono mettere il nostro sport in una luce diversa. Ma ho capito che sarà complicato perché è difficile trovare piste adatte a fare una cosa del genere, le nostre esigenze sono diverse dalle loro. Questo è un aspetto da non sottovalutare. Penso che la Formula1 sarà fortunata ad avere un weekend con noi!".

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