Tu sei qui

MotoGP, Razali: "In Yamaha c'era un muro, con Aprilia siamo un'unica squadra"

"In Aprilia tu parli direttamente con chi ti risolve i problemi, se ci sono. Se hai un problema con una moto giapponese, loro ti dicono ‘ok, lo scriviamo, poi magari ne parliamo in Giappone e ti facciamo sapere’. Siamo rinati letteralmente"

MotoGP: Razali: "In Yamaha c'era un muro, con Aprilia siamo un'unica squadra"

Share


Razlan Razali ha vissuto anni da brivido in MotoGP. Dal debutto del 2019 sotto i colori Petronas, facendo debuttare Quartararo e portando in alto Morbidelli, fino alla gestione dell'ultima stagione da pilota di Valentino Rossi, passando per l'abbandono proprio da parte di Petronas e la ricerca di un altro main sponsor, con sullo sfondo lo spauracchio della separazione con Yamaha. Il manager malese non ha insomma avuto vita facile, si è goduto tanti bei risultati con Quartararo e Morbidelli, ma ha anche dovuto affrontare una serie di emergenze che avrebbero probabilmente spezzato le gambe a chiunque. 

Il manager malese è però riuscito a ricostruire tutto con RNF, abbracciando la sfida Aprilia e trovando un partner che gli ha dato il peso che desiderava ricevere. L'abbiamo intervistato ad Austin parlando di questa avventura e della differenza di approccio tra Yamaha e la casa di Noale. 

Si può parlare di rinascita per RNF con Aprilia?
"Penso che per noi si possa parlare di qualcosa in più di una rinascita con Aprilia. Una vera soddisfazione per me, perché quello che volevo da quando sono entrato in MotoGP nel 2019, era essere un team satellite che lavorasse per una Factory. Volevamo una vera partnership e non solo pagare le moto ed usarle. Non ci bastava essere clienti, volevamo trovare una Factory felice di collaborare con noi ed anche felice di vederci vincere con le loro moto. Questo è un qualcosa che ci è mancato quando siamo stati con Yamaha".

Hai capito subito che Aprilia sarebbe stata la scelta giusta?
"Quando ho iniziato a parlare con Massimo Rivola ho capito di condividere con lui la mia visione, gli stessi valori. Una cosa che è apparsa chiarissima sin dal primo test di Valencia, anche se è stato solo per una giornata. L’abbiamo capito subito, ed ora posso confermare quanto siamo uniti. Basta guardare come sono organizzati i nostri box. Prima c’era un muro a dividerci dal team Factory Yamaha. Adesso non c’è nessun muro, è come se fosse un unico grande box. Massimo e Romano entrano ed escono, la stessa cosa Paolo Bonora. Ci comportiamo come se fossimo un’unica squadra". 

Un bel sollievo dopo tutti i problemi che hai dovuto affrontare e superare. 
"E’ stata una vera rinascita per noi. Da quando sono entrato in MotoGP abbiamo avuto molti problemi, ormai sono cinque anni che siamo qui. Ho dovuto rifare una squadra, trovare sponsor, trovare un Costruttore adatto. Adesso la situazione è diversa, non dico che posso rilassarmi, ma di certo posso godermi il bello di questo sport in maniera più serena, senza essere sempre preoccupato di non esserci alla prossima gara. Non ho problemi con nessuno, è tutto più facile". 

Quanto è diverso l'approccio di Yamaha rispetto a quello di Aprilia?
"La cultura dei giapponesi è molto diversa, penso che anche per Honda sia così, non lo so. Quando abbiamo parlato per la primissima volta con Aprilia, abbiamo potuto incontrare tutto quelli che ci lavorano. Abbiamo conosciuto chi si occupa dei motori, dei telai, gli elettronici. Romano ovviamente, gli ingegneri, tutti insomma. E’ stato facile identificare chi fa cosa, anche la comunicazione è molto semplice. In quattro anni con Yamaha, ho sempre parlato solo con Lin Jarvis e con un giapponese. Non ho mai saputo chi facesse cosa. In Aprilia tu parli direttamente con chi ti risolve i problemi, se ci sono. Se hai un problema con una moto giapponese, loro ti dicono ‘ok, lo scriviamo, poi magari ne parliamo in Giappone e ti facciamo sapere’. Questo secondo me riflette l’attitudine di Aprilia, che è quella adatta per vincere. Se hai un problema, va risolto subito e non dopo. Noi non siamo qui per sprecare soldi, ma per avere una possibilità di essere competitivi e magari fare qualcosa di speciale. Magari anche aiutando Aprilia a vincere. Era quello che volevo dal 2019 e finalmente l’ho ottenuta". 

Un giorno pernsi di tornare a schierare squadre anche in Moto3 e Moto2, magari per costruire una filiera di giovani anche per Aprilia?
"Una cosa che abbiamo imparato quando abbiamo avuto squadre in tutte le categorie, è che grande non significa per forza buono. Naturalmente noi abbiamo iniziato in Moto3, poi siamo passati in Moto2 ed infine in MotoGP. Ma è una cosa molto costosa, e lo puoi fare solo se hai enormi sponsor. Ma nel nostro accordo con Aprilia ne abbiamo parlato e il massimo a cui io potrei pensare è la Moto2, non andrei in Moto3 di nuovo. In Moto2 puoi davvero capire il valore dei piloti, in Moto3 sono troppo giovani. Tanti piloti non sono andati forte in Moto3, e poi sono andati fortissimi in Moto2. Per me la Moto2 è la categoria giusta per pensare ad un investimento". 

Sei felice di Oliveira? Spesso è veloce quanto gli ufficiali. 
"All’inizio dell’anno sapevamo che Miguel è un pilota molto veloce, ha vinto con KTM ed eravamo certi che potesse essere veloce con Aprilia. Lui è una vera alternativa ad Aleix e Maverick. A Portiamo ha avuto una chance di fare qualcosa di speciale, ed ha mostrato di poterlo fare. In gara domenica purtroppo solo per due giri! Ha preso l’Argentina, ed è qui per riprendere confidenza con la moto, non ci aspettiamo nulla di particolare da questo GP. Ma siamo certi che Miguel possa essere una sorpresa del 2023". 

Che idea ti sei fatto su Rossomondo, il nuovo direttore commerciale di Dorna?
"Penso che l'arrivo Rossomondo dimostri che la Dorna voglia cambiare, questa è la prima cosa. Ha portato qualcuno di completamente nuovo per un ruolo importante. E’ un segno di volontà di cambiamento, di migliorare questo sport. Tutti conosciamo perfettamente cosa sia stata in grado di fare l’NBA. Sono certo che questa sia una bella esperienza a nostra disposizione per crescere. Io sono stato il promoter del GP di Malesia per tanti anni ed è stato interessante parlarci. Penso che ci vorrà del tempo per vedere un cambiamento completo, questo è uno sport diverso dalla NBA. Se guardate a cosa ha fatto Liberty Media in F1, ci hanno messo due anni per fare qualcosa di completamente diverso. Io mi aspetto che ci voglia tempo per vedere un vero impatto dal suo ingresso". 

Temi che dopo Suzuki, qualche altra Casa giapponese possa ritirarsi?
"Penso che i giapponesi, in quanto tali, non si ritirerebbero mai. Perderebbero la faccia. Yamaha e Honda sono grandi Costruttori, hanno una grande passione per le competizioni motociclistiche. Non credo che possano pensare a ritirarsi perché non riescono a vincere in campionato. Devono fare un passo in avanti, se ti ricordi la Yamaha non aveva vinto nulla in MotoGP prima che arrivasse Valentino. Serve un cambiamento per loro, tutto qui".

__

Articoli che potrebbero interessarti