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MotoGP, Pirro: "La Honda con il telaio Kalex? L’ha fatto anche Ducati"

"Quando devi rincorrere provi tutte le strade. Ricordo che con la prima Ducati entravi in curva e speravi di uscirne. Questa GP23 è la Rossa più completa. Con Garage 51 Racing Team vogliamo aiutare a crescere giovani pilota e meccanici"

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Una nuova sfida, proprio così! A Misano, in occasione della presentazione del round della Riviera, Michele Pirro tolto il velo al Garage 51 by Team Barni. La squadra sarà impegnata nel CIV SuperSport con la coppia di piloti formata da Nicolas Fruscione e Diego Palladino.

Un percorso partito diversi anni fa, che arriva oggi a compiere quell’ultimo passo a lungo sognato e desiderati. Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con Michele prima di partire per i test di Jerez dove sarà impegnato la prossima settimana con la MotoGP.

“Tutto nasce dalla collaborazione con il circuito, che ha visto Garage 51 entrare a far parte nella MWC Squadre. Un’area, che non è solo commerciale, ma anche di formazione, per fare crescere i giovani talenti azzurri. Lo scorso anno, da questa collaborazione, è partita anche la scuola di formazione per meccanici. La nascita del Garage 51 by Team Barni è la prosecuzione di questo progetto. L’obiettivo principale è creare uno sbocco per piloti e meccanici che intendono crescere, insegnando loro un metodo. Sarà una grande emozione portare i colori del Misano World Circuito in giro per i circuiti di tutta Italia”.

Michele, sei reduce dai test di Portimao. Sei rimasto impressionato dal potenziale mostrato da Bagnaia?
“Ci vuole calma e sangue freddo. Ho visto Pecco veramente bene in Portogallo e sono dell’idea che  abbiamo fatto uno step importante, inoltre lui è più forte dello scorso anno. Quando sei in pista con tutti questi giovani piloti capisci l’efficacia della loro guida. A parte Bagnaia c’è poi Enea, così come Bezz e Marini e aggiungo anche Martin e Zarco. Non manca poi Alex Marquez, che è stato impressionate. Al momento penso che Bagnaia sia nella condizione migliore”.

Durante l’inverno il passo più grande l’ha fatto Bagnaia o la Ducati?
“Secondo me l’hanno fatto entrambi. Ducati ha migliorato qualcosa, Pecco invece è entrato nell’ottica giusta, senza commettere gli errori dello scorso anno. Di sicuro l’esperienza aiuta e rispetto al 2022 partiamo con un approccio diverso che ha aiutato. Al momento non esiste ancora quel qualcosa che ti consenta di migliorare di mezzo secondo, di conseguenza è un mix. Da fuori molti pensano solo che Ducati vince per il potenziale della moto, senza valorizzare il pilota, a cui spetta però il merito di come guida. Detto ciò penso sia possa vincere nuovamente”.

Cosa pensi di Honda che si è affidata a Kalex per il telaio.
“Quando devi rincorrere provi tutte le strade. Loro stanno facendo ciò che hanno fatto tutti in passato. Non ci vedo quindi nulla  di male, dato che anche Ducati si è comportata così. Bisogna comunque stare attenti a Marquez, così come alle Yamaha e all’Aprilia. Per i media sembra che abbiamo vinto e dominiamo da tanti anni, invece siamo riusciti a centrare il successo solo lo scorso anno. Se poi dovessimo riconfermarci non penso che ci sarebbe da fare polemica o scalpore. Non credo sia quindi necessario fare una lotta per penalizzare gli altri dopo che Kawasaki ha dominato per anni in SBK o Yamaha in MotoGP”.

Ti è piaciuta l’ala posteriore della Yamaha?
“Noi abbiamo messo il piastrone per il monitor della Lenovo quando siamo in griglia (sorride). Alla fine fa parte del processo ingegneristico. In passato ho provato cose che nemmeno ci si immaginava, però spesso vengono fatti dei tentativi estremi per trovare la strada”.

Quante Ducati vediamo sul podio a Portimao?
“Tre”.

Cosa ti ricordi della prima Ducati?
“Con la prima Ducati dovevi andare a sensazione. In pratica entravi in curva e speravi di uscire (sorride). Questa GP23 è una moto completa con le caratteristiche di una giapponese mixate a quella di una Ducati, capace di accelerare bene e percorrere. A Portimao  mi ha poi colpito una cosa”.

Ovvero?
“Rispetto al passato, quando magari confrontavo i dati con Dovi o altri piloti,  c’erano delle aree in cui uno era più forte in frenata e magari tu recuperavi in percorrenza o centro curva. Coi giovani invece è impossibile, perché loro fanno tutto bene e infatti prendi sette decimi per poi ritrovarti ventesimo in classifica”.

 

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