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SBK, La Regina è nuda: Kawasaki, quanto credi ancora nella Superbike?

L’ANALISI – Dentro la crisi: la moto è la più longeva dell’intero schieramento e più che che continue evoluzioni serve una rivoluzione. Rea non si discute, ma manca un progetto che si è bloccato dopo l’addio di Toprak. Lo scorso anno Bautista era l’avversario da battere, adesso Johnny nemmeno lo vede più

SBK: La Regina è nuda: Kawasaki, quanto credi ancora nella Superbike?

È il peggiore inizio di stagione di sempre e a Mandalika si è toccato il punto più basso di questi ultimi anni. Siamo solo al secondo round e la Kawasaki sembra essere sprofondata nel baratro più totale. Ai numeri non si sfugge e il piatto piange, se consideriamo che dopo due appuntamenti Johnny Rea è soltanto quinto in Campionato a quasi 70 lunghezze di distacco dalla Ducati di Alvaro Bautista.

Adesso che la polvere si è depositata, prendiamo in mano la scopa per fare pulizia e mettere un po’ di ordine nell’analizzare il momento che la verdona sta attraversando. Le questioni in ballo sono molteplici a partire dal lato tecnico per poi arrivare a quello che è l’interrogativo su cui rimane in piedi tutto il carrozzone.

PIANO TECNICO

Inutile girarci attorno: la ZX-10RR è la moto più vecchia dell’intero schieramento della Superbike. Se negli ultimi anni la concorrenza ha lavorato portando in pista nuovi modelli di serie vedi Ducati, Honda e BMW, la Casa di Akashi ha puntato su semplici evoluzioni del proprio prodotto. Ogni anno KRT e i team satellite hanno infatti ricevuto soltanto degli aggiornamenti, ma non un prodotto rivoluzionario come è stata la Panigale V4 oppure la M 1000 RR o la CBR 1000 RR-R.

Di sicuro, nel costruire o meno una nuova moto, non basta un semplice schiocco di dito, perché bisogna seguire quelle che sono le leggi di mercato. D’altronde è il mercato stesso a dettare il processo evolutivo. Per quanto visto in questi ultimi anni, la Casa ha infatti deciso di proseguire sulla linea tracciata ormai da tempo, senza apportare profondi rinnovamenti. La concorrenza però si è rimboccata le mani e sull’onda della Ducati con la V4, la Superbike ha iniziato a vivere una sorta di rivoluzione, alzando l’asticella e aprendosi verso nuove frontiere che si avvicinano a una sorta di filosofia di stampo MotoGP.

LA CONCORRENZA SI AVVICINA

Quest’anno Kawasaki ha presentato una nuova omologazione, ma alla fine, come detto da Rea, la moto è rimasta sempre la stessa tanto che la novità più grande sono stati i cornetti variabili. La coperta sembra quindi essere davvero corta e le armi a disposizione contro la concorrenza ben poche. In tutto ciò i problemi si sono amplificati, perché se lo scorso  anno i rivali da battere erano soltanto Bautista e Toprak, adesso Johnny nemmeno più lo vede in pista Alvaro a tal punto da faticare a tenere il passo delle Ducati satellite di Bassani e Petrucci così come la Honda di Vierge e la BMW di van der Mark.

Non vogliamo essere nella sua testa, ma accettare una simile situazione per un sei volte iridato deve essere davvero frustrante. L’immagine è quella di un Johnny che corre sul filo del rasoio con il rischio di ritrovarsi a terra da un momento all’altro come accaduto a Mandalika in Gara 2.

Ma d’altronde non possiamo certo puntare il dito contro Rea e Kawasaki, che cercano di fare il massimo con quel poco che hanno.

NESSUN PROGETTO PILOTI GIOVANI

Quando hai in squadra un campione come Johnny Rea, che ha vinto tutto quello che c’era da vincere, è inutile perdere tempo nel guardare altrove. La priorità è infatti consolidarsi e dare stabilità al tuo cavallo di battaglia. Per certi versi è uno po’ come la Honda in MotoGP nel momento in cui si è ritrovata in casa un fuoriclasse come Marquez.

Peccato che Marc abbia cinque anni in meno di Johnny, che di candeline quest’anno ne compie 36. A nostro avviso il talento e le qualità di Rea non si discutono, ma in Kawasaki è mancata quella capacita preparare il terreno post Johnny. Domanda: chi sono i piloti Kawasaki del domani? Se lo sapete, siete pregati di segnalarlo.

Guardando alle squadre avversarie, ad oggi Ducati può vantare dei giovani come Rinaldi e Bassani, senza scordarsi di Petrucci. Yamaha ha invece messo mano al portafoglio investendo su Remy Gardner e promuovendo Dominique Aegerter senza scordarsi della stella, ovvero Toprak Razgatlioglu.

BMW, nonostante i limiti della moto, ha comunque rilanciato con Gerloff e Baz, mentre Honda è ripartita dalla coppia Lecuona-Vierge. In Kawasaki, invece, l’ultimo pilota di prospettiva è stato Toprak Razgatlioglu. Un giovane talento in cui ha creduto fin da subito Manuel Puccetti. Peccato che poi abbia salutato per approdare in Yamaha.

A tal proposito ci facciamo una domanda: in SSP c’è un giovane come Adrian Huertas. Quanto dobbiamo aspettare prima di dargli una possibilità? 

DISPARITA TEAM UFFICIALE-SATELLITE

Prendete in mano una classifica di questa stagione o della scorsa e confrontate le posizioni dei piloti dei team ufficiali con quelli satellite. Il dato che emerge per quanto riguarda Kawasaki è a dir poco inquietante. Probabilmente ci sbagliamo, ma l’immagine che trapela è che squadre come Ducati, Yamaha o BMW abbiano un forte collante tra la realtà factory e quella indipendente. Zambenedetti o Dosoli, appena c’è un problema, si muovono in continuazione da un box all’altro non appena un pilota è in difficoltà. In Kawasaki, a parte Puccetti, la sensazione è che i team satellite siano per certi versi abbandonati al loro destino, senza che vi sia un legame forte con quello factory.

E questo, a nostro avviso, è un errore non da poco. Perché avere un pilota satellite in lotta per le posizioni di vertice può tornare utile nel portare via punti a quello che è il tuo diretto rivale in Campionato. Pensate ad esempio a Bassani e a tutte le volte che si è messo a duellare con Rea, spezzandogli il ritmo in gara e facendogli perdere tempo prezioso.

CONCLUSIONE 

Questa è la situazione che sta vivendo Kawasaki nel paddock della Superbike. Il Campionato è appena iniziato e i bilanci si faranno come sempre alla fine.

A tal proposito ci aggrappiamo alle parole che ci ha detto Pere Riba alla vigilia dell’inizio del Mondiale: “Bautista e la Ducati sono fortissimi, sono quelli che hanno lavorato meglio di tutti, ma noi non siamo così male. Anche noi ci siamo fatti il mazzo durante l’inverno per lottare e provare a vincere il Campionato”. Alle parole di Pere, persona schietta e trasparente ci crediamo, perché durante l’inverno KRT ha investito coi mezzi a disposizione, rinnovando tra l’altro il proprio organico con nuovi ingegneri e meccanici. In tutto ciò non discutiamo nemmeno il talento di un campione come Johnny Rea, che durante la pausa invernale ha lavorato come non mai per presentarsi nel miglior stato di forma possibile ai blocchi di partenza del Campionato.   

La questione però resta l’interrogativo di partenza, rivolto in Giappone, alla Casa di Akashi: “Kawasaki, quanto ancora credi nella Superbike? Ma soprattutto: quanto ancora sei disposta a investire in un Campionato che fino a tre anni fa ti ha visto essere la Regina?

Per quanto visto, i segnali degli ultimi tempi sono a dir poco incoraggianti. Ci piacerebbe essere smentiti.

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