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Bevilacqua: “Ho scelto la SSP perché in SBK con un team satellite non vinci”

L’INTERVISTA - “Questa nuova SuperSport consente a ogni team di farsi la moto in casa propria. Tornerei domani in Superbike, ma devono cambiare le regole consentendo alle squadre satellite di avere una moto ufficiale e condivisione dei dati. L’attuale sistema non è più sostenibile”

SBK: Bevilacqua: “Ho scelto la SSP perché in SBK con un team satellite non vinci”

Una giornata a lungo attesa e diventata finalmente realtà! A Mandalika Genesio Bevilacqua ha conquistato il suo primo storico successo con la Ducati V2 nella SuperSport. Ci era andato vicino lo scorso novembre in Australia, quando nel finale di Gara 1 Federico Caricasulo cadde sul più bello nella bagarre con la Kawasaki di Yari Montella.

Questa volta il suo pilota si è invece rivelato impeccabile, vincendo il testa a testa con Manzi e regalando una domenica da sogna al patron del team Althea. Per l’occasione abbiamo scambiato alcune parole con Genesio, uomo di corse e di lunga esperienza, senza peli sulla lingua, che ci ha voluto raccontare l’emozione del successo toccando poi altri temi legati alle derivate di serie.

Ovviamente sono molto felice per questo risultato a lungo inseguito e finalmente diventato realtà – ci ha detto – è stato così emozionante che domenica mi sono pure dimenticato di andare sul podio a prendere la coppa con Federico (sorride). Olga di Dorna mi è dovuta venire a rincorrere perché stavo già tornando al box. È stata una giornata fantastica, che ha premiato il lavoro profuso nel tempo da parte del mio fantastico gruppo di lavoro. Abbiamo lavorato tantissimo durante questi due anni anno, sforzandoci ogni giorno, senza mai mollare la presa”.

Genesio, la vittoria è arrivata, adesso c’è l’ultimo tassello per completare il puzzle. È troppo pensare al titolo?
“Vincere il Mondiale di questa SuperSport è difficile, perché il livello è molto alto. La cosa che posso dire è che noi daremo tutto in ogni weekend di gara con l’obiettivo di portare a casa il massimo risultato in ogni frangente. Poi arrivati alla fine si vedrà. Lo scorso anno la SSP era una realtà completamente nuova per tutti, adesso invece abbiamo una base di partenza collaudata e un’esperienza alle spalle che sicuramente è d’aiuto”.

Per tanti anni ti abbiamo visto in Superbike. Come mai la scelta della SSP?
“La questione è molto semplice. Tutti noi, nel mondo delle corse, lavoriamo per rincorrere un risultato che è rappresentato dalla vittoria e dal vivere la favola che si cela dietro il successo. Vincere trasmette motivazione e ti dà quel plus per fare meglio gara dopo gara. Il problema è che nell’attuale Superbike un team satellite non può vincere. Se guardiamo i risultati delle ultime stagioni hanno centrato il successo solo le squadre ufficiali a differenza di una MotoGP dove vediamo realtà come Pramac oppure Gresini vincere così come in passato Morbidelli con Petronas. Affrontare oggi una Superbike, dove parti già sapendo di non poter vincer, non ha senso. E questo ve lo conferma una squadra come Ten Kate, che ha deciso di lasciare la classe regina”.

Meglio quindi rimanere in SuperSport.
“Per il momento sì! La categoria si è rinnovata modificando la cilindrata e aprendo a nuove case e nuovi piloti. Inoltre, il regolamento attuale, consente a ogni team di costruirsi in casa la propria moto e questo secondo me dà maggiore valore ai risultati ottenuti. Io non discuto il valore della Panigale V2 così come di Ducati con cui c’è stima e ottimi rapporti, ma aver raggiunto il successo secondo un nostro metodo e una nostra impronta valorizza il risultato”.

Che idea ti sei fatto di questa categoria di cui tanto si è discusso?
“Sulla lunga distanza penso siano state corrette alcune decisioni legate all’apertura della farfalla di cui tanto si è parlato. Lo scorso anno in SuperSport c’era un fenomeno come Aegerter, lui a mio avviso era una spanna sopra tutti gli altri. Adesso le carte si sono rimescolate, ma la griglia è di altissimo livello con piloti come Manzi, Bulega, Schrotter, Oncu e Navarro a cui si aggiungono moto come Yamaha, Triumph, MV Agusta e Kawasaki”.

Genesio: ogni anno, quando arriva l’estate, salta fuori la voce che torni in Superbike. Ci puoi dire qual è la verità?
“Certo! Io sarei disposto a tornare in Superbike domani stesso, ma l’attuale regolamento deve cambiare perché a mio avviso non è più sostenibile. Sulla questione voglio essere molto chiaro: ogni team deve avere la possibilità di avere a disposizione una moto ufficiale così come canali di apertura aperti in merito alla condivisione dei dati. Poi magari posso capire che ti manca quell’ultimo dettaglio tecnico, ma la base di partenza è quella che ho detto. Il problema è che al momento la situazione non è così, infatti guardate i distacchi che ci sono in gara tra una Kawasaki satellite con quella factory oppure tra una Yamaha. In MotoGP, giusto per fare un esempio, abbiamo la Ducati Pramac che vince o arriva a ridosso delle ufficiali se non addirittura davanti, in SBK invece non è la stessa cosa. Qualora le cose dovessero cambiare tornerei domani”.      

Genesio: abbiamo parlato di moto, di SBK, di SSP, ma non di Federico. Cosa ci dici di questo “Carica”?
“Inizialmente volevo prendere Forés per fare la SSP, poi dopo una telefonata con Vergani ho deciso di virare su Federico. È un ragazzo tosto, sanguigno, affamato, con cui siamo entrati subito in sintonia. Lo scorso anno abbiamo comprato dal concessionario tre Panigale V2 e fin da subito si è trovato molto bene in sella alla moto. Per certi versi mi ricorda Pier Paolo Bianchi e sono molto contento per la vittoria di domenica. La meritava, così come tutto il team, e finalmente è arrivata”.

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