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SBK, Rinaldi: “Io, Bassani, Dovizioso, la Ducati e la punta dell’iceberg”

L'INTERVISTA - Michael si racconta: “Per migliorare quest’inverno non ho pensato ad Axel o Petrucci. Dovizioso mi ha aiutato a lavorare su me stesso. Abbiamo una buona moto, ma non un razzo contro dei carretti. La gente vede la punta dell'iceberg, vengo da una famiglia normale, anch'io mi sono sporcato le mani senza avere un euro sul conto corrente"

SBK: Rinaldi: “Io, Bassani, Dovizioso, la Ducati e la punta dell’iceberg”

intervista realizzata in collaborazione con Riccardo Guglielmetti 

È un Michael Ruben Rinaldi nuovo di pacca quello ai nastri di partenza della nuova stagione del Mondiale Superbike, che scatterà questo fine settimana in Australia (QUI gli orari del weekend). Le difficoltà incontrate lo scorso anno hanno plasmato il riminese, che ha deciso di stravolgere le sue abitudini e il suo allenamento, per provare a tenere testa ai tre attuali padroni della Superbike

Un obiettivo tanto ambizioso quanto necessario per Michael, che nei test invernali ha dimostrato l’ottimo stato di forma con cui si prepara a disputare la sua terza stagione nel team ufficiale Ducati. Un possibile crocevia per la carriera del 27enne, che in questa intervista in esclusiva ci ha parlato a tutto tondo della sua crescita, delle ambizioni per questo 2023 e del suo rapporto con gli altri piloti della Casa di Borgo Panigale. 

“Sono stati test invernali molto positivi. Siamo assolutamente migliorati rispetto a quelli degli anni passati e sono molto soddisfatto di come sono andati - ha chiosato Rinaldi - Ovviamente sono solo test, quindi ognuno lavora in maniera diversa, però sono stato costantemente là davanti, sia sul passo che con gomme nuove e usate. La moto andava bene, abbiamo cambiato anche un po’ il metodo di lavoro all’interno del box e ha pagato. Le gare saranno un’altra cosa, però dobbiamo continuare a lavorare così e stare calmi. Sicuramente è un inizio migliore rispetto al passato”.

La Panigale V4 è la moto più performante dello schieramento e la tua sella fa gola a molti, hai già stabilito con il team le condizioni per il rinnovo?
“Io credo che le moto più ambite siano tre: Kawasaki, Yamaha e Ducati. Non in quest’ordine, però sono le moto che negli ultimi tre anni hanno vinto più gare e i campionati. La nostra moto è sicuramente una delle più forti, però nei test le altre Ducati erano un po’ più arretrate rispetto a noi. Abbiamo sicuramente una buona moto, ma non è che noi abbiamo un razzo e gli altri un carretto da spingere. Il livello tecnico è molto racchiuso. Quello che ha fatto la differenza lo scorso anno è Alvaro e non mi stancherò mai di dirlo. Col team non c’è bisogno di dire ‘se sei terzo rinnovi o se sei primo rinnovi’. Un campionato ha tante dinamiche e tanti aspetti, alcuni dei quali valutabili solo da chi sta nel box, però è ovvio che per restare su una moto come questa devi stare là davanti tutti i fine settimana. Il mio obiettivo in primis è proprio quello, che coincide con quello della squadra. Quindi, non c’è stato bisogno di parlare”.

Come ti trovi a convivere con il fantasma di Bassani e Petrucci?
“Quest’inverno, per migliorare, non è che ho pensato ad Axel o Danilo. Ho pensato a guardarmi allo specchio e capire dove potessi lavorare. Non pongo il mio focus sugli altri e, soprattutto, ho di fianco a me il Campione del Mondo, quindi, se c’è qualcuno da cui prendere spunto ce l’ho accanto”.

Hai dichiarato che quest’anno parti con l’obiettivo di vincere il Mondiale. Considerando che nel 2021 avevi ottenuto tre vittorie contro lo zero dello scorso anno, come mai ti sei posto un obiettivo così ambizioso e come intendi colmare un gap così ampio?
“Il distacco dai primi è stato importante l’anno scorso, in termini di punti. Ma non parto pensando: ‘arrivo a Phillip Island, do 20” a tutti e stravinco’. Io parto con l’obiettivo che ho detto perché credo di poterlo raggiungere, se tutte le cose funzionano nel modo giusto. Il pacchetto tecnico c’è e io ho dimostrato di poter stare là davanti. L’unica cosa che mi è mancata è la costanza, ma ho stravolto tutto per lavorare su questo aspetto, per questo credo di poter lottare. Non significa che ci riuscirò, ma devo partire con quest’obiettivo anche perché arrivare quarto nel Mondiale non mi rende felice. Ci sono diversi piloti che si ritirano dopo una carriera mediocre con dei buoni risultati ogni tanto, ma continuare negli anni a ottenere dei risultati buoni non fa parte del mio carattere. Per essere felice con me stesso devo provare a esprimere il mio potenziale in ogni gara. Invece l’anno scorso finivo spesso le gare senza sentirmi bene alla guida e sapendo di non essere al 100% io. So contro chi mi misuro e che potrei non raggiungere l’obiettivo del titolo, ma ci sono due modi per non farlo: lottare e arrivare alle ultime gare ancora in gioco, oppure non avere più chance a metà campionato. È questa la differenza. Io voglio arrivare nelle ultime gare con la possibilità di lottare per il titolo, perché, nelle giuste condizioni, credo di poterlo fare e di poter vincere”.

Come hai detto, hai stravolto molte cose sia a livello di preparazione fisica che di routine. Credi di aver fatto un click anche dal punto di vista mentale, o sei il Michael di sempre?
“Sinceramente, credo di aver cambiato un po’ tutto. Anche perché il fatto che a metà dell’anno scorso la mia permanenza nel team ufficiale fosse un po’ incerta, mi ha aiutato a crescere molto rapidamente e a cercare un cambiamento, a mettere in discussione la mia preparazione e quello che stavo facendo, sebbene alla fine dell’anno avessi la riconferma. Non si tratta di un cambiamento che è avvenuto soltanto nella mia routine quotidiana, ma che mi ha fatto anche crescere. Le esperienze ti fanno maturare e non sono più un ragazzino di vent’anni, ne ho 27, e mi sento sicuramente una persona diversa rispetto all’anno scorso. Questo non significa che non sia una persona solare, o che cerca la felicità, ma sono un po’ più professionale indipendentemente dai risultati. Prima ero un po’ più ‘festaiolo’ quando andava bene e un po’ più ‘cupo’ quando non succedeva, mentre adesso cerco di farmi prendere molto meno dalle emozioni e essere più analitico, perché alla fine è lavorare con metodo ciò che poi ti permette di raccogliere i risultati”.

Cosa ti ha insegnato Dovizioso in questi ultimi anni?
“Spesso e volentieri mi affido a lui come amico e come pilota e Andrea ha provato a capire cosa ci fosse in me che si poteva migliorare e ha sempre cercato di darmi qualche consiglio su come gestire le varie situazioni. Sono cose che, dette da un amico che ha fatto il tuo stesso lavoro e ha ottenuto risultati in MotoGP che molti sognano, ti portano sicuramente qualcosa se le sai capire e ascoltare. Lui mi segue da tanti anni, parliamo dopo ogni test e ogni gara - soprattutto nell’ultimo periodo in cui gli ho chiesto di aiutarmi - e mi ha aiutato. Vado dal suo preparatore, che è lo stesso a cui si affidava quando si giocava i Mondiali contro Marquez. Mi ha dato il suo know-how, e la sua esperienza, affinché io possa esprimere il mio massimo potenziale”.

Magari a te non interessa, ma guardando i social sembra che tu non venga del tutto capito, o comunque che tu non abbia il riscontro che meriteresti. Da cosa pensi che dipenda?
“Non è che non mi interessi quello che dicono le altre persone, ma do peso alle parole di chi mi vuole bene e mi conosce. Il fatto è che si vede solo la punta dell’iceberg e si giudica quella. Anch’io come Bassani ho lavorato per due anni andando a Reggio Emilia, ho fatto la mia gavetta e ho dovuto affrontare il fatto di non avere un euro sul conto in banca da ragazzo, perché vengo da una famiglia normale. Sul lato tecnico, è giusto che una persona abbia il proprio parere e possa essere libera di pensare che io non sia veloce. C’è chi critica Valentino, che ha vinto nove Mondiali, o Marquez, che ne ha vinti otto, quindi è giusto che ognuno abbia la sua idea su di me e, magari, mi preferisca un altro pilota. Però a livello di persona non penso di essere arrogante, o uno che se la tira. La gente giudica solo quello che vede sui social o alla tv e non mi arrabbio per questo, dico solo che se mi conoscessero, forse, certi commenti non li farebbero”.

Se dopo Barni non ci fosse stata GoEleven, pensi che la tua carriera sarebbe finita?
“No. Sono uno ostinato e probabilmente avrei fatto un percorso diverso, ma diciamo che GoEleven è stata una bella salvezza”.

Vi siete fatti un “in bocca al lupo” reciproco tu e Bastianini, prima di questo avvio di stagione?
“Con tutti in realtà, perché stiamo stati insieme a Madonna di Campiglio. Si è creato un bel gruppo, dove ognuno pensa giustamente a vincere personalmente. Il 2022 è stato un bell’anno per la Ducati e l’augurio è quello di ripetersi. C’è stata una bellissima atmosfera, senza alcuna tensione, a dispetto di quello che credono alcuni. Pecco ed Enea scherzavano sempre ed erano sempre in buoni rapporti tra loro, anche tra di noi, MotoGP e SBK, e tra me e Alvaro. Come dicevo, i media e le tv mostrano la punta dell’iceberg, ma sotto, in realtà, c’è tutt’altro”.


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