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MotoGP, Dopo lo Shakedown: Ducati è ancora la lepre, Yamaha si mette in scia

I tre giorni riservati ai collaudatori hanno offerto qualche informazione interessante, con Aprilia e KTM sulla giusta strada e un Honda che deve ritrovarsi

MotoGP: Dopo lo Shakedown: Ducati è ancora la lepre, Yamaha si mette in scia

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L’anno è nuovo, ma la moto di riferimento in MotoGP non sembra essere cambiata. Trarre conclusioni dai test è sempre un’operazione complicata, figurarsi dagli Shakedown, in cui i collaudatori hanno tante preoccupazioni ma non certo quella del cronometro. Eppure, quel miglior tempo fatto segnare da Michele Pirro al termine della 3 giorni di Sepang un significato ce l’ha. Innanzitutto non è certo la sorpresa, perché la Desmosedici era lo moto più a punto alla fine del 2022 e Gigi Dall’Igna e i suoi uomini sono ben coscienti che basta poco a rovinare l’equilibrio (l’abbassatore anteriore è stato di lezione).

Infatti, almeno all’esterno, la Rossa è cambiata poco. Probabilmente (anzi sicuramente) le novità aerodinamiche si vedranno più avanti, a Portimao, ma l’affinamento continua. A iniziare dal motore, vero gioiello di Borgo Panigale che, anche quello, nella prima evoluzione 2022 non era andato benissimo, tanto che Bagnaia scelse un propulsore più vicino a quello della stagione precedente.

Yamaha: è arrivata l'ora di cambiare, ora la M1 è 'estrema'

Sbagliando si impara e le mosse fatte sulla GP23 sembrano essere quelle giuste, con la Ducati nel ruolo di lepre e tutti gli altri a inseguire. Da questo punto di vista, Yamaha sembra quella che più si è data da fare. Inutile ricordare la carenza di velocità massima come tallone di Achille della M1, ma gli ingegneri giapponesi hanno lavorato a tutto tondo, rinunciando a quel conservatorismo che si è rivelata un’arma a doppio taglio. 

Finalmente si sono concentrati sull’aerodinamica con una soluzione personale e molto spinta, quasi al limite del regolamento. Quello che prevede che le ali debbano richiudersi sulla carena, cosa che quelle delle M1 effettivamente fanno, ma lasciando libera solo una fessura.

Anche il forcellone montato da Crutchlow è molto diverso dal precedente e poi c’è quello che non si vede, il 4 cilindri in linea che sembra più brillante del solito. Quanto? Impossibile dirlo e per due motivi: il primo è che le informazioni sulle velocità massime a disposizione durante lo Shakedown sono più che parziali, il secondo è che Sepang non è esattamente il miglior circuito per valutarlo. Un esempio? Nelle Q2 dello scorso anno, la differenza in velocità massima fra la Ducati di Bagnaia e la Yamaha di Quartararo era stata solo di 2 Km/h.

Aprilia e KTM: evoluzione e non rivoluzione per raggiungere la vetta

Detto questo, la M1 sembra essere sulla giusta strada e lo stesso si può dire di Aprilia e KTM. Sia alla moto italiana che a quella austriaca manca poco per raggiungere il vertice ed entrambe le case - giustamente - hanno puntato sull’evoluzione piuttosto che sulla rivoluzione. Tanto lavoro per i collaudatori (Lorenzo Savadori si è addirittura alternato su 6 moto diverse) e forme molto simili per le loro carene (ma è la RS-GP a essere stata ‘copiata’).

Il lavoro sull’aerodinamica è andato di pari passo con quello su diverse aree delle due moto e saranno i piloti a metterne in mostra il potenziale (anche se i tempi ‘ufficiosi’ di Pedrosa sulla RC16 non erano niente male).

Honda: inizia la ristrotturazione e la strada potrebbe non essere breve

Anche se l’abbiamo lasciata per ultima, non ci siamo dimenticati di Honda. È lei la moto che ha più bisogno di crescere e Stefan Bradl sta facendo gli straordinari. Prima della Malesia, era già stato a Jerez per dei test e ha cercato di sfruttare al massimo anche i giorni di Shakedown, parzialmente rovinati dalla pioggia.

La RC213V poteva vantare un nuovo telaio e chissà cos’altro, perché non è solo la moto a essere oggetto di un’importante ristrutturazione ma tutta la HRC, con l’arrivo di Kawauchi dalla Suzuki e il ritorno di Kokubu a tempo pieno in MotoGP.

Difficile sapere quanto ci vorrà perché tutti questi cambiamenti daranno i loro frutti, sicuramente le prestazioni di Marquez saranno una cartina tornasole importante e non bisognerà aspettare molto. Da venerdì a domenica toccherà ai piloti dire la loro in pista.

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