Davide Tardozzi ha compiuto oggi 64 anni ed è stata l’occasione per parlare con lui della sua carriera, o meglio delle sue due carriere. Anche se oggi siamo abituati a vederlo nel ruolo di team manager nel box Ducati della MotoGP, Davide ha iniziato nel paddock come pilota ed è stato il vincitore della prima gara del Mondiale SBK, nel 1988 a Donington sulla Bimota.
“Poi però ho perso il titolo - sorride con un pizzico di rammarico - La SBK aveva già un predecessore, un campionato a cui ispirarsi che si chiamava F1, in cui si correva con i 750. Poi, un americano, Steve McLaughlin, ebbe un’ottima idea, cioè portare le gare americane nel Mondiale”.
Che pilota era Davide Tardozzi?
“Purtroppo non ero certamente un campione perché ho perso un Mondiale che avevo praticamente vinto e non ho avuto una lunga carriera a causa di un incidente. La mia carriera da pilota mi ha insegnato tanto per quello che ho fatto dopo e ritengo che tanti dei miei errori mi siano servito bene come bisogna aiutare un pilota. Io devo fare tanti mea culpa quando correvo”.
"Fare il pilota mi ha insegnato a essere un team manager"
Hai qualche rimpianto da pilota?
“Assolutamente sì. Chi dice di non averne, secondo me, mente e io ne ho tanti, ho fatto molti errori”.
Ti sarebbe servito un Davide Tardozzi team manager?
“Non lo conosco bene in quel ruolo (ride). Diciamo che mii sarebbe piaciuto avere qualcuno vicino che mi aiutasse, ma era un altro mondo”.
Come è nata la tua seconda carriera da manager?
“Dopo l’incidente al Mugello, ho continuato a correre per un altro anno ma non ero in grado di farlo fisicamente, ho una menomazione al braccio sinistro. In quel momento avevo anche il ruolo di collaudatore in Ducati, che allora era della Cagiva, e portai avanti lo sviluppo della 916 con Tamburini. Dopodiché i fratelli Castiglioni mi offrirono la possibilità di fare un secondo team in SBK con moto ufficiali”.
Le soddisfazioni non ti sono mancate: hai vissuto l’epoca d’oro della Ducati.
“Ho vinto 8 Mondiali piloti, devo ringraziare Ducati perché mi ha regalato veramente tanto”.
"Bayliss è un amico, Fogarty un ragazzo timido, a Corser piaceva fare festa"
Qual è il pilota che ti è rimasto più nel cuore, fra quelli con cui hai vinto in SBK?
“Con Bayliss ho un’amicizia particolare, ma penso che Fogarty sia stato uno dei primi piloti della SBK che avrebbe potuto correre nel motomondiale ed essere molto competitivo. Carl aveva un talento stratosferico”.
Dicevano che erano due piloti un po’ matti.
“Fogarty, a dispetto di quello che si dice, era una persona timida, non era così distaccato come lo descrivevano. Anche Bayliss aveva un talento innato che ha messo a frutto forse un po’ tardi , ma ha portato a casa ottimi risultati”.
Cosa ci dici dell’altro Troy, Corser?
“Era un pilota vecchio stampo, di quelli che non disdegnavano una birra. Era un pilota alla Lucchinelli. Gli piaceva correre, ma anche fare festa”.
Ti è mai recuperato di doverlo andare a recuperare in giro?
“Certo, più di una volta mi è capitato di recuperare Corser in condizioni particolari. Ho saputo dopo anni, che nel 1995 a Misano salì due volte sul podio dopo essere stato riportato nel motorhome alle 4 del mattino e non in buone condizioni, diciamo così (ride)”.
Toseland e Hodgoson com’erano, invece?
“James non aveva il talento di altri piloti, ma grazie alla sua caparbietà, alla sua voglia di arrivare, aveva una forza mentale incredibile. Al primo test dell’anno prese più di un secondo al giro da Laconi, ma alla fine il campionato lo ha vinto lui. Neil era uno dei piloti più forti in quell’anno e anche un bravo ragazzo, mi sono trovato molto bene umanamente con lui. Devo dire, però, che ho sempre avuto buoni rapporti con tutti i miei piloti”.
Tu sei definito un uomo spogliatoio, è il tuo segreto?
“Non ho segreti, ma ritengo che sia importante trovare una buona relazione con un pilota, il che non significa andare sempre d’accordo. Con tutti almeno una volta ho litigato e con qualcuno anche pesantemente, ma quando si rendono conto che dici certe cose per loro te lo riconoscono”.
"Con Lorenzo mi è servito del tempo per capirlo a pieno, anche Bagnaia va conosciuto bene"
Qual è stato il pilota più difficile da gestire?
“Jorge Lorenzo, ci ho messo un po’ di tempo a inquadrarlo. Ora siamo ancora in ottimi rapporti ma c’è voluto un po’, anche perché quando è arrivato in Ducati era già un 5 volte campione del mondo. Ci abbiamo messo del tempo per capirci”.
E con chi ti sei trovato immediatamente a tuo agio?
“Bayliss e Fogarty, ma in qualche maniera con tutti. Se devo essere sincero, mi è servito un po’ a capire bene Bagnaia, perché Pecco è un ragazzo di un’onesta intellettuale unica, ma devi conoscere alcune cose per riuscire ad andargli bene, non tutti gli vanno a genio. È talmente puntiglioso su certe cose per cui devi sapere cosa gli dà fastidio, sono fondamentali per non scontrarsi in certe situazioni”.
In una nostra intervista, Bagnaia e Bastianini ci hanno confessato che avrebbero voluto inscenare una finta rissa sul palco della presentazione…
“Hanno fatto bene a non farlo (ride). Li vedo bene insieme, a Madonna di Campiglio, una mattina sono sceso per la colazione e li ho trovati a parlare fra loro, a pranzo e cena erano sempre allo stesso tavolo, senza che nessuno glielo avesse mai detto. Hanno capito che in questo momento la collaborazione è fondamentale per tutti e due, inoltre sanno che noi aiuteremo entrambi allo stesso modo e che avranno la stessa possibilità di vincere”.
Del resto, dopo essere stato in mezzo a Dovizioso e Iannone non temi più nulla… È stato il box più caldo?
“Assolutamente, ma non pensate che Dovizioso fosse semplice da gestire, fargli cambiare idea delle volte è veramente difficile. È un bravissimo ragazzo, ma anche uno zuccone (ride)”.
"Mi sarebbe piaciuto lavorare con Valentino, è uno che ti arricchisce"
Abbiamo nominato tanti piloti con cui hai lavorato, ce n’è stato uno con cui avresti voluto ma non c’è stata l’occasione?
“Non voglio fare torto ai miei ragazzi perché mi hanno dato tutti grandissime soddisfazioni, ma se devo fare un nome è quello di Valentino Rossi. Sarà scontato, ma penso che sia uno di quei piloti che ti danno qualcosa in più. È un ragazzo che è sempre stato più avanti dei suoi anni e che ha insegnato qualcosa a chiunque abbia lavorato con lui, ti arricchisce. In tutti i sensi, se mi concedete la battuta (ride)”.
"Sulla Desmosedici Biposto con Bagnaia gli ho detto: pensavo andassi più forte"
Al WDW hai fatto un giro sulla Desmosedici, da passeggero.
“Guidava Pecco e ha tirato tantissimo. Per non dargli soddisfazione, quando ci siamo fermati, gli ho detto: ‘pensavo andassi un po’ più forte’ (ride)”.
Non ti è mai venuta voglia di guidarla?
“Direi una bugia se dicessi di no, ma so che tutti i tecnici non prenderebbero solo i tempi sul giro ma anche i parziali per ridermi dietro. Immagino di commenti degli elettronici, degli analisti, dei piloti… allora preferisco rinunciare (ride)”.
Sei pronto iniziare il nuovo anno con i test di Sepang?
“Ho voglia di vedere come andranno le moto nuove e come saranno messi gli avversari, anche se, come sempre, bisognerà aspettare metà campionato chi saranno quelli che si giocheranno il titolo. Bisognerà partire bene, perché l’anno scorso sia partiti veramente male, ma in passato, con Dovizioso, ci eravamo riusciti e poi a metà stagione Marquez ci aveva surclassato. Quindi l’importante è non crearsi problemi da soli”.