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MotoGP, Marquez: "vincevo e mi mettevo a piangere e mio nonno mi ha detto: ritirati"

'Magic' a GQ: "diceva che avevo abbastanza da vivere, e io gli ho detto: 'Nonno, ti prometto che l'omero è l'ultima operazione, ma lasciami provare, perché c'è una soluzione e me la stanno dando'. Lasciatemi provare. E, detto e fatto, l'ho provato e ha cambiato l'intero film".

MotoGP: Marquez: "vincevo e mi mettevo a piangere e mio nonno mi ha detto: ritirati"

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Il cambio di manager per Marc Marquez, dall’ex pilota Emilio Alzamora a Jaime Martinez, ex marketing Red Bull, è stato epocale. Da personaggio esclusivamente motociclistico Marquez si sta trasformando in un uomo-immagine a tutto tondo.

Prima per farsi riconoscere puntava alle sue imprese in pista, magnifiche, ai suoi salvataggi impossibili, ora invece la storia che racconta è quella dell’eroe ferito che torna a combattere. Lo ha fatto con GQ che ha potuto visionare in anteprima la serie TV che sarà presto in onda su Prime video.

“Per la mia mentalità, se continuo a gareggiare è perché vedo la possibilità di ottenere buoni risultati e che il lavoro che svolgo sarà ripagato - ha confessato Marc Marquez - Il modo in cui è andata la mia carriera sportiva, gareggiare per il gusto di gareggiare, gareggiare per riempire la griglia di partenza, non ha senso per me. Io non sono così. Ma a parte questo, è arrivato un momento in cui la sofferenza ha superato la passione, e mi sono detto: 'O risolvo il problema o non ha senso continuare a gareggiare', perché stava togliendo molto alla mia qualità di vita, non era solo un fallimento dopo l'altro, ma anche un dolore costante, e il dolore ha cambiato il mio carattere, non sorridevo nemmeno più”.

Vincere tre Gran Premi nel 2021 non ha cambiato le cose.

“Vincevo e cominciavo a piangere. Quello che faccio quando vinco è festeggiare, celebrare, ridere con la mia gente... Ma poi è successo il contrario ed è stato a causa del dolore, il dolore che soffrivo costantemente al braccio, che non riuscivo a dimenticare".

In quella occasione è emersa la voglia del ritiro.

“Mio nonno era uno di quelli che era favorevole a che io smettessi - ha rivelato Marc, che prosegue - diceva che avevo abbastanza da vivere, è molto diretto su questo, e io gli ho detto: 'Nonno, ti prometto che l'omero è l'ultima operazione, ma lasciami provare, perché c'è una soluzione e me la stanno dando'. Lasciatemi provare. E, detto e fatto, l'ho provato e ha cambiato l'intero film".

A cambiare il finale è stato il dottor Joaquín Sánchez Sotelo, eminente chirurgo ortopedico della Mayo Clinic di Rochester, negli Stati Uniti. L’uomo che lo ha operato rimettendo in linea l’omero del braccio destro ruotato di 34°.

“Il giovedì del Gran Premio del Mugello ero pronto a correre quando mi hanno chiamato dalla Mayo Clinic e mi hanno detto: 'Ehi, scendi dalla moto, abbiamo confermato che hai 34 gradi di rotazione e questo è disumano, non so cosa stai facendo con il braccio, ma è troppo'. Mi avevano sempre detto che più di 20 gradi erano già un'esagerazione e ce n'erano 34", racconta Marc che, nonostante il parere dei medici, ha partecipato alla gara.

"Ripensandoci ora, dico: 'Wow, stai andando a 350 km/h con la testa in un altro posto, con la testa che la prossima settimana dovrai subire un'operazione…”.

Il momento più importante di questa confessione è però stato l’ammissione dell’errore iniziale che ha portato a tutto ciò: la fretta di tornare in sella alla moto a pochi giorni dall’operzione dopo l’incidente di Jerez. Per questo motivo Marc si è sincerato che lo mettessero nelle condizioni di non sbagliare di nuovo.

"Ho guardato il dottore e gli ho detto: ‘Senta, io sono un animale selvatico che lei ha messo in gabbia in questo momento. Quando la aprirà, io uscirò, quindi aprila solo quando mi vedrai pronto".

“Gliel'ho chiesto perché avevo già fatto l'esperienza della fretta e se il medico mi dice che tra un mese o un mese e mezzo posso provare la moto, so che andrò a provarla - ha aggiunto il fuoriclasse - L'obiettivo che mi sono prefissato è la prima gara di marzo. Allora saprò qual è il 100% di questo braccio, che ovviamente non sarà il 100% di un braccio completamente sano, ma dobbiamo arrivare al punto in cui è un braccio funzionale e perfetto per andare in moto, e credo che ci arriveremo, perché sento che sta andando molto meglio".

 

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