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MotoGP, Test vietati ai giornalisti (e ai tifosi): Sepang come l'Area 51

Le squadre hanno chiesto di chiudere le porte alla stampa nei 3 giorni di Shakedown in Malesia: la MotoGP è in cerca di pubblico, ma invece di aprirsi si chiude

MotoGP: Test vietati ai giornalisti (e ai tifosi): Sepang come l'Area 51

Le valigie pronte, biglietti aerei e hotel prenotati, il conto alla rovescia per vedere per la prima volta in pista le nuove MotoGP era partito. Sul calendario era segnata la data del 5 febbraio, la giornata inaugurale dello shakedown a Sepang. Finché ieri è squillato il telefono: “quei test non saranno aperti alla stampa. Ai giornalisti non sarà permesso stare in sala stampa, in pit lane, nel paddock o in ogni altra aerea del circuito” recitava il messaggio Whatsapp. Perché? “Le squadre hanno fatto questa richiesta all’IRTA lo scorso anno e ce lo hanno detto oggi” la risposta.

Si potrebbe sottolineare come ,con un anno di tempo, si sia presa e comunicata la decisione ad appena due settimane dalla data di inizio dei test (quindi quando tutti avevano già prenotato voli e stanze), un modus operandi poco - o nulla - corretto - ma non è questo il punto. Semmai viene da chiedersi perché blindare un innocente test.

Gli shakedown, vedono in pista i collaudatori e i debuttanti (quest’anno ci sarà solo Augusto Fernandez) ed è l’occasione per dare una prima occhiata alle nuove moto. Non tutti i costruttori, però, vedono di buon occhio la presenza dei giornalisti. Lo scorso anno uno di loro ci aveva chiesto di non fotografare le loro moto. Non gli italiani: Aprilia qualche anno fa ci aveva permesso di montare delle telecamere sulla RS-GP guidata da Bradley Smith (trovate QUI il video), mentre Michele Pirro, tester di Ducati, ha recentemente scherzato con noi sulle chiacchierate serali in quei giorni. Il gioco, davanti a una birra, era quello di “estorcergli” qualche informazione, anche a costo di qualche rimbrotto da parte di Gigi Dall’Igna.

Lo shakedown era diventato quindi un appuntamento fisso, per noi ma pensiamo anche per i nostri lettori, che potevano scoprire un mondo diverso da quello dei test ufficiali, ma comunque affascinante.

Qualcuno, però, ha deciso di interrompere questa tradizione. Perché? Difficile dirlo. Pensare che qualche giornalista in pit lane possa carpire i segreti delle nuove moto è un ragionamento ingenuo e anche un po’ ottuso. In pista ci saranno tutte le Case e i loro ingegneri, che hanno sicuramente occhi e conoscenze migliori di quello di qualche reporter. Vi basti pensare che Honda, durante i test, a volte ha un proprio fotografo (con tanto di divisa HRC) che ha il compito di catturare le immagini di tutte le altre moto in pit lane. Altro che qualche giornalista armato di telefonino…

L’unico risultato, quindi, è quello di perdere una buona occasione di parlare di MotoGP. Un campionato che lo scorso anno ha avuto un forte calo di interesse (sia negli ascolti in tv che nella presenza di pubblico in circuito, salvo in qualche occasione) e che invece di aprirsi si chiude.

La Sprint Race è stata introdotto per aumentare l’interesse (se poi ci riuscirà lo vedremo), ma non si può pensare che con un colpo di bacchetta magica si risolvano tutti i problemi. Chiudere un circuito come fosse l’Area 51 (senza per altro avere nessun segreto da nascondere) non aumenta l’interesse, anzi rischia di avere l’effetto contrario.

Come in un buon libro o in buon film, la scena madre va preparata, arrivandoci per passi, creando attenzione pagina dopo pagina, scena dopo scena. Lo shakedown era un antipasto gustoso, che arrivava dopo un digiuno di mesi, e portava al piatto forte. Quelle moto nero carbonio brillavano sotto il cielo malese, l’occhio cercava particolari inediti e iniziavano le congetture su chi avesse lavorato meglio nell’inverno.

Dimenticatevi tutto questo, alcuni costruttori sembrano avere fatto proprio l’infantile motto: 'il pallone è mio e che gioca lo decido io'. Come se le gare fossero un esercizio autoreferenziale e non (anche) uno spettacolo per il pubblico. Come se non ci fossero bastare le gare a porte chiuse del recente passato (in quel caso una misura obbligata) ora si inaugurano i test a porte chiuse. Non test privati, ma ufficiali, come sono indicati dal calendario che Dorna e FIM hanno divulgato.

Se questo è il futuro della MotoGP, chi è nella stanza dei bottoni dovrebbe riflettere su dove porterà questa strada.


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