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MotoGP, Dovizioso: “Ducati? È un peccato quando una relazione finisce così”

“Di per sé non ho un brutto rapporto con la Ducati, ma con alcune persone che ci lavorano. Con la Yamaha ho avuto subito uno strano feeling, ma credevo di poter sistemare le cose”

MotoGP: Dovizioso: “Ducati? È un peccato quando una relazione finisce così”

Con la nascita dello 04 Park - Monte Coralli si apre una nuova fase della carriera di Andrea Dovizioso, pronto a lasciarsi definitivamente alle spalle l’amaro epilogo del suo impegno in MotoGP. Un’avventura segnata irrimediabilmente dalla rottura con la Ducati a fine 2020 e dal successivo matrimonio con il team RNF, che ha convinto il forlivese a ritirarsi ancor prima della fine del campionato 2022. Un rapporto, quello con il team di Borgo Panigale, che è arrivato al capolinea dopo otto stagioni, tre delle quali chiuse da vice-campione. Ma nonostante la lunga strada percorsa insieme, la separazione non è avvenuta in termini del tutto amichevoli.

“È sempre un peccato quando una relazione finisce in questo modo, indipendentemente dal tipo di relazione di cui si parla. Soprattutto perché sono una persona che cerca di avere un buon rapporto con tutti - ha raccontato Dovizioso in un’intervista alla testata tedesca Motorsport-Magazin - In questo caso, purtroppo, è finita male. Ma ci tengo a precisare che di per sé non ho un brutto rapporto con la Ducati. Ho un pessimo rapporto con alcune persone in Ducati. C'è differenza”.

Tirando le somme dei suoi oltre vent’anni nel Motomondiale, Andrea non ha fatto mistero di avere dei rimpianti, pur essendo comunque soddisfatto per quella che è stata la sua carriera.

“Assolutamente! Chi dice il contrario è un bugiardo. Ci sono sempre delle cose che si possono fare meglio. È normale e ci rende tutti umani - ha chiosato il 36enne - Dopo bisogna ammettere gli errori, ma arrabbiarsi non serve a niente. Cerco sempre di vedere qualcosa di positivo in ogni cosa. Posso essere molto soddisfatto della mia carriera e della mia vita. Molte persone hanno un grande rispetto per me”.

Uno dei rimorsi del Campione del Mondo 2004 della 125 potrebbe essere proprio quello di non aver portato avanti il progetto Aprilia, saggiato durante il suo anno sabbatico nel 2021, per tornare in sella a una M1, che si è rivelata essere ben diversa da quella con cui aveva corso nel 2012 con i colori del team Tech3.

Fin dall'inizio ho avuto un feeling che non mi aspettavo. La moto era strana. Ma quando si ha una carriera di successo come la mia, significa avere una grande esperienza alle spalle. Dimostrare di aver lavorato bene lavorato bene con i propri team in tutti questi anni e di aver sempre trovato un modo per far funzionare le cose. Di conseguenza, pensi di poter trovare una soluzione anche in questo caso, anche se inizialmente le tue aspettative non sono state soddisfatte. Credi che, con la calma necessaria e con tanto duro lavoro, tutto si risolverà. Questo è stato il mio approccio, ma mi sono subito reso conto che la moto mancava di aderenza ha raccontato Dovizioso, convinto che “nessuno sappia davvero perché alla Yamaha manchi il grip. Se non fosse stato per quel problema, penso che avrei potuto essere molto competitivo”.

E se invece avesse portato in gara l’Aprilia RS-GP, vera e propria rivelazione del 2022, il ritorno del Dovi in MotoGP sarebbe stato più fruttuoso?

“Non lo so e non lo scopriremo mai. Il carattere attuale della Yamaha M1 non certamente adatto al mio stile di guida. Se fossi su una moto più forte nello stop-and-go, sarei sicuramente un po' più competitivo, ma credo che i recenti sviluppi siano molto positivi per l’Aprilia - ha risposto Andrea - Avevano bisogno di un pilota come Maverick Vinales, che non ha solo un grande talento ma è anche estremamente motivato. Aprilia ha fatto un ottimo lavoro e sono felice sia per loro che per Maverick. Ho avuto modo di conoscere un po' il progetto durante i nostri test congiunti. L'atmosfera è davvero buona. Massimo Rivola ha costruito una grande struttura”.

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