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MotoGP, Ezpeleta: “Mi piace la rivalità, ma non ai livelli raggiunti nel 2015”

“Non serve che i piloti si picchino per attrarre la gente” commenta il CEO del campionato, parlando della perdita di popolarità della MotoGP e dell’idea di ridare notorietà al campionato con le gare Sprint

MotoGP: Ezpeleta: “Mi piace la rivalità, ma non ai livelli raggiunti nel 2015”

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In questo freddo inverno, tanti sono i temi caldi che si discutono nel panorama della MotoGP, a cominciare dal confronto con la F1 che ha dato il La all’idea di introdurre le gare Sprint in tutti gli appuntamenti del campionato, a partire dal 2023. Proprio questi sono stati due dei principali aspetti che il CEO Dorna, Carmelo Ezpeleta, ha discusso in un’intervista concessa ai colleghi di Motorsport.com, spiegando la necessità della MotoGP di accrescere la sua notorietà.

“In termini di spettacolo, la F1 è il numero uno tra gli sport motoristici. Il nostro obbligo è quello di guadagnare popolarità, ma senza che la F1 sia il punto di riferimento - ha chiosato Ezpeleta - Il fatto che la F1 sia popolare ci aiuta molto. È vero che ultimamente sono cresciuti molto, e non credo che dipenda esclusivamente da Drive to Survive, anche se sicuramente ha contribuito. A mio avviso, la popolarità arriva a ondate. Non molto tempo fa, la F1 era in difficoltà e noi eravamo il meglio del meglio. Bisogna concentrarsi su ciò che si e fa lavorare al meglio delle proprie possibilità.  Noi copiamo dalla F1 solo ciò che ci interessa”.

Se in F1 l’adozione delle gare Sprint è stata graduale, diverso è il caso della MotoGP, dove la contesa del sabato è subito entrata a gamba tesa nel programma del campionato, duplicando le gare in calendario.

“Per noi è stato chiaro fin dall'inizio che doveva essere incorporata in tutte le gare. Se la sua ragione d'essere è quella di dare slancio all'attività del sabato, deve essere standardizzata - ha puntualizzato il promotore spagnolo - Inoltre, questo nuovo format ha un altro effetto sulla domenica. Con la scomparsa dei Warm-Up di Moto2 e Moto3 e l'accorciamento di quello della MotoGP, si apre una finestra in cui è possibile svolgere più attività promozionali con i piloti, sia nei circuiti che in televisione. Questa iniziativa è stata accolta con grande entusiasmo dai promotori locali e dagli operatori, e non si può offrire ad alcuni Gran Premi e non ad altri”.

Il ritiro di Valentino Rossi e la scomparsa di sentite rivalità tra i piloti, sono due delle circostanze che negli ultimi anni hanno portato a un progressivo calo dell’attenzione nei confronti del Motomondiale, che si è tradotto in una diminuzione del suo pubblico. Un aspetto che non va certo a genio al CEO del campionato, che ritiene comunque la situazione meno grave di quanto potrebbe sembrare.

“L’anno scorso ci sono stati luoghi in cui, per una serie di ragioni, non siamo stati al livello che avremmo dovuto raggiungere. Ci sono momenti in cui si commettono errori in determinate cose. Ho l'obbligo di studiare ciò che abbiamo fatto bene e ciò che stiamo sbagliando. Il primo per continuare su quella linea e il secondo per migliorarla. Ma non condivido in alcun modo il discorso catastrofico che alcuni vendono. Non c'è depressione - ha commentato Ezpeleta, felice del rispetto che regna in MotoGP - La scorsa settimana Sport mi ha premiato per i valori trasmessi dal nostro campionato. I piloti esibiscono una rivalità che nessuno può mettere in discussione, ma allo stesso tempo dimostrano di avere rispetto l'un per l'altro. Ho già detto che il picco di interesse che abbiamo avuto nel 2015, dopo lo scontro tra Valentino, Marc Marquez e Jorge Lorenzo, non mi piaceva. Forse sono troppo sincero, ma credo che la rivalità debba essere incentrata sul desiderio di vincere. Non pensavo che il finale del Mondiale fosse particolarmente difficile. Non serve che i piloti si picchino per attrarre la gente”.

Ben venga la popolarità, ma solo a certe condizioni, perché il motto “nel bene o nel male, purché se ne parli” non sembra piacere a Carmelo: “Non mi è piaciuto che Lorenzo e Dani Pedrosa non si siano parlati, e non mi è piaciuto che Rossi e Biaggi si siano colpiti sui gradini del podio a Montmeló. Mi piace la rivalità, perché aiuta lo sport e la popolarità. Ma non credo che sia sbagliato comportarsi in maniera educata - ha sottolineato lo spagnolo, che non vuole speculare su questo tipo di comportamenti - Nel pugilato, è chiaro che l'organizzatore vuole che i pugili si insultino e addirittura si sputino addosso durante la pesatura. Ma io, a causa del mio background, non sono d'accordo. Per me, per esempio, va bene vincere, ma non prendere in giro chi perde. Penso che questi valori si possano vendere; se bisogna venderne altri, non sono la persona giusta”.

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