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MotoGP, Brembo scrive Dovizioso: “Se la Ducati è la moto da battere il merito è anche tuo”

La Casa tricolore manda una lettera speciale al forlivese: “Sei stato l’unico in grado di impensierire Marquez con continuità prima dell’infortunio. A te, pilota-ingegnere, il merito del nostro sviluppo”

MotoGP: Brembo scrive Dovizioso: “Se la Ducati è la moto da battere il merito è anche tuo”

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Andrea Dovizioso ha salutato la MotoGP a Misano, ma di lui gli appassionati e il mondo delle corse non si è certo scordato. Proprio quest’oggi, sui suoi profili social, il forlivese ha pubblicato una lunga lettera fattagli recapitare da Brembo, che per anni lo ha assistito in pista.

Di seguito il riconoscimento da parte della Casa tricolore al forlivese.

"Caro Andrea,

la tua festa di addio alla MotoGP a Misano, Domenica 4 settembre, è stata particolarmente emozionante. Sappiamo che non appenderai il casco al chiodo, ma continuerai ad andare in moto per divertimento e probabilmente gareggerai ancora, anche se nel Campionato Motocross.

A meno che tu non abbia intenzione di accettare in futuro (mai dire mai) di fare da collaudatore per qualche Casa, non guiderai più una MotoGP e quindi non ti serviranno più i dischi freni Brembo in carbonio, perché questi sono impiegati da regolamento esclusivamente sulle moto della classe regina.

Una grave perdita per il pubblico che apprezzava la tue staccate, ma anche per la nostra azienda che ha continuato a investire nella ricerca per offrirti soluzioni ottimali.

Ci piace ricordare che hai iniziato a usare i freni Brembo già nel 2001, quando hai conquistato il Campionato Europeo della 125 con l’Aprilia del team RCGM. Con la stessa moto hai esordito quell’anno nel Mondiale al Mugello, ma senza tagliare il traguardo.

Dal 2002 sei diventato un membro permanente del Mondiale, tanto da disputare la bellezza di 326 GP consecutivi, dal GP Giappone 2002 al GP Portogallo 2020: un record probabilmente ineguagliabile e in quest’arco di tempo ha cambiato cilindrata, team, moto (Honda, Yamaha, Ducati, di nuovo Yamaha) e pneumatici.

L’unico marchio che hai utilizzato sempre (tranne nel Mondiale 125 con Honda) è Brembo e anche per questa ragione la sua visita a Brembo Racing, dove vengono progettate, prodotte e testate le componenti frenanti utilizzate in MotoGP, Formula 1 e nelle altre competizioni motoristiche internazionali, avvenuta nel dicembre del 2018, scatenò grande entusiasmo tra i dipendenti.

In quell’occasione, tra un'autografo e una foto di gruppo, ti avevamo chiesto di fare un confronto tra le diverse categorie: «In 125 e 250 i margini di personalizzazione dei freni sono molto limitati. Devi solo trovare il tuo set-up e il resto arriva di conseguenza. Invece in MotoGP è tutto molto estremo e nell’ultimo decennio i freni sono cambiati veramente tanto».

Con la tua solita precisione hai spiegato: «È aumentato sia il diametro dei dischi sia l’altezza della fascia frenante con diverse combinazioni disponibili. Anche le pinze freno hanno seguito un’evoluzione tecnologica notevole combinata ad un aumento delle opzioni di scelta a disposizione di ciascun pilota. Adesso stiamo andando in un contesto dove non ci sono più limiti».

Hai tecnici che hanno allestito la tua Ducati per otto stagioni, presentavi richieste specifiche: «A me piace avere molta reattività e avere meno gioco possibile sulla leva, prima dell’attacco. C’è stato un grosso lavoro da parte di Brembo su quest’aspetto nel corso degli anni al fine di migliorarsi. Correre con una moto italiana e con i freni italiani fa ancora più piacere quando si ottengono i risultati».

Se la Ducati Desmosedici attuale è diventata la moto da battere (nei primi 13 GP stagionali del 2022 ha ottenuto 10 pole, 8 vittorie e 20 podi) il merito è anche tuo, che arrivato in Ducati dopo la deludente esperienza di Valentino Rossi, sei riuscito a risollevare la Casa di Borgo Panigale, conquistando 10 vittorie nel biennio 2017-2018.

Non a caso tutti i tecnici che hanno lavorato con te nel Mondiale ti hanno ribattezzato il pilota-ingegnere, per la tua capacità di analizzare il comportamento della moto in maniera scientifica e la bravura nello sviluppo della moto, come hai dimostrato con la Desmosedici.

Prima che Marc Marquez si facesse male all’omero e iniziasse un calvario di interventi chirurgici, l’unico ad impensierirlo in maniera continuativa sei stato proprio tu, vicecampione del mondo MotoGP nel 2017, 2018 e 2019.

In quel periodo non sono state poche le volte che hai battuto lo spagnolo all’ultimo giro.

La tua specialità era l’incrocio. Iniziasti la serie al GP Austria 2017: Marquez attaccò all’ultima curva ma arrivando lungo in frenata. Lo facesti sfilare all’interno, ma riuscisti ad aprire prima il gas e così lo ripassasti mentre era ancora impegnato a raddrizzare la moto dalla piega.

Stesso copione due mesi dopo al GP Giappone, sul bagnato. Passasti a condurre all’ultimo giro alla curva 13 con una frenata chirurgica, ma all’ultima, curva Marquez tornò in testa. Marc fu però costretto ad allargare e tu riuscisti a tornare davanti, grazie ad una traiettoria rettilinea che ti fruttò la vittoria per 249 millesimi.

Quel giorno, malgrado la pista inzuppata d’acqua dal semaforo fino al termine dei 24 giri, e una temperatura dell’aria che non superò mai i 14 gradi Centigradi, con l’asfalto a 15 gradi Centigradi, hai mostrato grande coraggio impiegando i dischi Brembo in carbonio. Una scelta che sarebbe apparsa una follia pochi mesi prima, quando tutti erano soliti optare per i dischi in acciaio.

Come hai avuto modo di appurare, l’acciaio peggiora però il comportamento dinamico della moto essendo un materiale più pesante del carbonio che invece consente una migliore guidabilità, anche in accelerazione e nei cambi di direzione, e semplifica lo scarico a terra dei cavalli del motore.

Nel corso degli ultimi anni, l’incremento di potenza delle moto, il perfezionamento dei pneumatici, l’utilizzo delle coperture dei dischi e l’evoluzione del carbonio hanno cambiato lo scenario: da un lato, incrementando lo sforzo richiesto ai freni delle MotoGP anche sul bagnato, dall’altro consentendo di raggiungere in maniera più rapida il range di temperatura necessario.

Tu sei parso fin da subito entusiasta dell’impiego del carbonio con l’acqua: «È una bella novità perché ci dà la possibilità di avere un freno più costante, come sull’asciutto, e per uno che stacca forte come me è fondamentale. Certo, è una situazione non facile da gestire e non è facile tenerli in temperatura quando fa veramente freddo, ma per me rappresenta un grandissimo passo in avanti».

Sotto la pioggia, sempre con i dischi in carbonio, ti sei ripetuto al GP di Valencia 2018: «Abbiamo corso in situazioni molto al limite ma siamo riusciti a farli funzionare bene. Nell’intervallo tra le due gare (il GP fu interrotto e poi fatto ripartire; ndr) abbiamo fatto una modifica alla moto e ho potuto spingere un po’ di più in frenata».

I tuoi anni d'oro in MotoGP sono coincisi con la diffusione dell’utilizzo della pompa pollice: questa soluzione venne ideata per aiutare Mick Doohan a tornare a guidare in 500 dopo l’incidente nelle prove del GP d’Olanda del 1992 in cui rischiò l’amputazione della gamba destra, rimasta schiacciata dalla moto.

Per permettergli di utilizzare ancora il freno posteriore, vista l’impossibilità di avvalersi del piede destro, i tecnici Brembo progettarono la pompa pollice: anziché con il pedale di destra, il freno posteriore è azionato da un comando a mano posto sulla sinistra del manubrio. Questa ingegnosa soluzione ha aiutato l’australiano a vincere 5 Mondiali consecutivi della classe 500, dal 1994 al 1998.

Tu sei stato tra i primi a riproporla, nel 2017: «Usavo la pompa pollice già in HRC, poi l’avevo accantonata. L’ho reinserita in Ducati e mi fa piacere vedere che tanti piloti l’hanno riscoperta. Io però la uso solo nelle curve a destra perché in quelle situazioni, a centro curva, non hai la possibilità di usare il freno posteriore con il piede. Per riuscirci, alcuni tengono il piede in avanti, altri lo spostano sulla punta della staffa».

Alcuni piloti si servono della pompa pollice per evitare il pattinamento in curva, ma hai sempre escluso questo utilizzo: «La potenza che puoi esercitare con il dito sulla pompa pollice è comunque minore rispetto a quella che puoi esercitare con il piede. Ed è per questo motivo, infatti, che la uso solo quando la moto ha la massima angolazione di piega».

Ci preme inoltre ricordarti che la tua abilità in frenata, ti fruttato nel 2018 e nel 2019 il premio di miglior staccatore al Misano World Circuit Marco Simoncelli, attribuito dagli ingegneri Brembo, utilizzando i dati registrati durante il weekend di gara grazie alla telemetria di tutti i team.

Una dote che hai perfezionato nel corso degli anni: «Sono molto esigente con i freni perché sono sempre stato uno dei maggiori staccatori e ho sempre avuto un feeling particolare con i freni. Per me è fondamentale averli reattivi e precisi. Io sono solito frenare usando le due dita sulla leva anteriore».

Ciao Dovi, ci mancheranno le tue staccate".  

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