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MotoGP, Pernat: “Argentina 2016: l'unica volta in cui ho visto urlare Dall’Igna”

Il manager ligure ricorda l’incidente all’ultima curva e l’uscita dalla Ducati di Andrea Iannone: “Conosco Gigi dal 1992 e non l’ho mai visto così arrabbiato. Nonostante quel casino, avevano comunque deciso di scegliere Iannone, ma lui rifiutò. Fu un errore di Andrea...”

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Ospite della puntata di ieri del nostro Bar Sport, Carlo Pernat ci ha raccontato la “sua” Ducati, svelando aneddoti e retroscena legati a questi 36 anni passati a gravitare nell’orbita di Borgo Panigale. Un rapporto iniziato nel 1986, con l’acquisizione dell’azienda da parte dei fratelli Castiglioni, e proseguito fino ai giorni nostri, con l’approdo nel team ufficiale di Enea Bastianini. Manager di piloti come il già citato riminese, Loris Capirossi e Andrea Iannone, il dirigente ligure ha ripercorso diversi momenti chiave della loro storia in Rosso, come la scelta dell’abruzzese di rifiutare il rinnovo per il 2017, spianando la strada all’ascesa di Andrea Dovizioso.

“Nonostante quel casino che scoppiò in Argentina all’ultima curva con Iannone contro Dovizioso, la Ducati aveva deciso di scegliere Iannone - ha ammesso Pernat -  Ci convocarono un lunedì mattina. La prima telefonata fu da parte di Claudio Domenicali e Gigi a Iannone e fu il primo ad andare a Borgo Panigale. Gli offrirono una cifra che per lui non era adeguata e lui rifiutò quella somma e se ne andò. Cinque minuti dopo, la Ducati chiamò Dovizioso, che accettò la cifra, perché aveva capito che c’era un nuovo corso e che la moto stava diventando competitivissima. Quello fu proprio un errore di Andrea. Io gli avevo consigliato di accettare, che si poteva prendere qualcosina di più. Anche Domenicali mi chiamò prima per dirmi: ‘questa è l’offerta, ma sappi che qualcosa in più ce la metto io’. Non di tasca sua, con un altro budget. Quindi, pensate a come forse avrebbe anche lui cambiato la storia della Ducati. Non so se avrebbe vinto contro Marquez, probabilmente no, però, c’è anche da dire che Marquez aveva sempre detto che Iannone era l’unico pilota che temeva. Nel corpo a corpo, in Moto2, l’ha battuto diverse volte”.

Tu che conosci bene Dall’Igna, l’hai più visto così incavolato come quella volta in Argentina?

“No, tanto è vero che c’eravamo io e Battistella nel box, uno da una parte e uno dall’altra. Lui entrò come una furia e per la prima volta l’ho sentito urlare - Gigi non urla mai, non credo di averlo mai più sentito urlare - penso rivolto a Battistella e a me, per farsi sentire da tutti: ‘Del contratto non se ne parla nemmeno, per tre mesi”. Gridava, rosso in viso. E se ne andò. Non l’ho mai visto così arrabbiato in vita mia. Gigi lo conosco dal ‘92, quando fu assunto dall’Aprilia, non ha mai urlato in vita sua. Io ero al muretto e non li ho visti arrivare, ma poi si è visto (l’incidente) nel monitor e sarei voluto sprofondare”.


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