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SBK, Bautista: "Ho un dubbio, cosa avrei fatto in MotoGP con la Ducati ufficiale"

"Dall'Igna mi voleva in SBK già ai tempi dell'Aprilia, ora abbiamo pareggiato i conti. È ironico: quando vince Ducati dicono che è merito della moto, quando lo fa Yamaha che è dei piloti"

SBK: Bautista:

Il campionato è finito, ma non gli impegni di Alvaro Bautista. “Praticamente ora vivo in Italia” scherza lo spagnolo che in queste settimane sta passando da un evento all’altro per celebrare il titolo vinto con Ducati e il team Aruba. In questi giorni è a ‘casa’ del patron della sua squadra, per l’inaugurazione di due nuovi Data Center a Ponte San Pietro, alle porte di Bergamo.

Anche in mezzo a tanta tecnologia, con Alvaro si finisce per parlare di moto, regolamenti e, naturalmente, del Mondiale vinto, il suo secondo dopo quello in 125 nel 2006.

A differenza di 16 anni fa, questa volta sono più cosciente di quello che è successo, sono meno esaltato - sorride Bautista - La prima volta avevo 21 anni, ora 38, quindi la mentalità è diversa, sto vivendo questo momento molto bene, con la mia famiglia, le mie bimbe, i miei amici. Sono felice, ma mi sento soprattutto orgoglioso perché ho dato il massimo, ho cercato di migliorarmi per dimostrare che ero competitivo prima di tutti a me stesso e poi a quelli che dicevano che dovevo andare in pensione. Sento che posso progredire ancora come pilota, il mio lavoro non è finito”.

È stato difficile aspettare così tanto per vincere un altro campionato? Hai mai pensato che forse non ci saresti più riuscito?
Non penso certe cose, ma in 250 ero stato vicino a vincere il titolo per due volte. Quando poi sono passato alla MotoGP era difficile riuscirci perché per tanti anni non ho avuto una moto ufficiali, anzi le ho avute solo con Suzuki e Aprilia, ma in entrambi i casi erano situazioni complicate. Quando poi sono arrivato in SBK ho visto che c’era l’opportunità di farcela, perché avevo una buona moto e una buona squadra. Mi è rimasto solo un dubbio.

Quale?
Nel 2018 avevo sostituito Jorge Lorenzo a Phillip Island sulla Ducati ufficiale e penso ancora a cosa avrei potuto fare se avessi avuto l’opportunità di correre una stagione con quella moto. Forse avrei potuto vincere, forse no, ma non si saprà mai (ride)”.

Dall’Igna ti farà provare la Desmosedici come premio per il titolo?
“Non lo so, mi piacerebbe perché sembra una moto molto divertente e tanti piloti vanno forte”.

Dall’Igna ti aveva fatto la corte già quando era ancora in Aprilia.
Ogni anno, a dicembre, mi chiamava e mi proponeva di andare con lui in SBK, ma io a quell’epoca pensavo solo alla MotoGP. Ora abbiamo pareggiato i conti (ride)”.

Dopo il titolo c’è stato un messaggio che ti ha colpito più degli altri?
Uno speciale è stato quello da Carlos Checa, perché è stato l’unico pilota spagnolo a vincere il Mondiale SBK e l’ultimo sulla Ducati prima di me. Ci eravamo visti a Valencia, nell’ultima gara della MotoGP, e mi voleva fare i complimenti in anticipo”.

Per Ducati è stato un anno storico con la tua vittoria in SBK e quella di Bagnaia in MotoGP, perché in molti sminuiscono il valore di voi due come piloti elogiando di più la moto?
I ducatisti hanno tanta passione e credono che la Ducati sia sempre la moto migliore, quindi se vinci è per quello, in verità bisogna avere un buon pacchetto formato da moto, pilota e squadra per farlo. Quello che mi sembra ironico è che in MotoGP non vinceva il titolo pilota dal 2007 e in SBK dal 2011, per tutti quegli anni la gente e gli altri costruttori non dicevano nulla, mentre ora dicono che la moto è troppo buona. L’anno scorsa è stata la Yamaha a vincere i due campionati e davano solo il merito ai piloti, mentre ora è il contrario (ride). Per me non cambia nulla: ho vinto”.

Ti dà fastidio questo atteggiamento?
No, perché chi capisce di moto sa come stanno le cose. Io sono orgoglioso di quello che ho fatto, dal divano è facile parlare e dare giudizi”.

A proposito delle lamentele dei rivali, si parla sempre più spesso di una zavorra sulla tua Ducati per il prossimo anno…
Ho sempre detto la stessa cosa: con queste moto di 170 Kg e più di 240 CV, sinceramente il peso del pilota non è la chiave per vincere. I piloti pesanti vedono i possibili vantaggi che hanno quelli leggeri, ma non gli svantaggi, nelle curve, nel modo in cui dobbiamo guidare, nel trasferimento di carico, questi sono tutti problemi. Tutti i piloti hanno problemi, ma se rendi uno svantaggio anche i vantaggi per i piloti leggeri, allora avremo solo problemi. Inoltre, appesantire la moto diminuisce la sicurezza, in caso di caduta bisognerebbe aumentare le vie di fuga. Non so cosa vogliano fare, ma invece di zavorrare la moto dei piloti leggeri, io proporrei di alleggerire quelle dei piloti pesanti. So che diranno che servono soldi per farlo, ma alla fine serve un compromesso. Non so cosa decideranno, ma sarebbe positivo che chi fa i regolamenti sia stato un pilota e capisca cosa succede su una moto per arrivare a un cambiamento logico. Lo stesso vale per chi è in Direzione Gara, perché abbiamo visto delle sanzioni un po’ stupide perché chi le ha decise lo ha fatto guardando le immagini ma senza sapere cosa accade quando sei in moto e perché si fanno certe manovre”.

Pesi a parte, il prossimo anno sarai l’uomo da battere.
Il livello della SBK si sta alzando molto e io sarò in quella posizione. Non sento una pressione maggiore, almeo per ora, e cercherò di avere la stessa mentalità di questo 2022, cioè quella di provare a sbagliare il meno possibile e ottenere il massimo in ogni situazione. Bisogna stare tranquilli e concentrati, guardando solo a se stessi”.


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