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MotoGP, GP di Valencia: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Pecco Bagnaia e la Ducati campioni, Suzuki vince e saluta, Aprilia si ferma. Arrivederci al 2023, forse il meglio deve ancora arrivare

MotoGP: GP di Valencia: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Ora Pecco Bagnaia è veramente libero, come ha scritto sulla sua tuta. Libero di dire di avere fatto la storia della MotoGP, di rispondere con una pernacchia a chi lo criticava, di essere orgoglioso perfino dei suoi errori. Leggero di volare dove solo Stoner prima di lui era stato, a bordo di una Ducati.

Il campionato è finito, ma forse il meglio deve ancora arrivare.

IL BELLO – Il numero 1, le lacrime, il casco dorato, gli abbraccia, la festa, i cori, la bandiera, l’inno, gli applausi, le parrucche rosse: troppi momenti per essere scritti uno dietro l’altro, meglio usare tre semplici parole ‘Campione del Mondo’. Pecco Bagnaia, con la Ducati, come Agostini sulla MV, Liberati e Masetti sulla Gilera. Questa però non è una foto color seppia, è il presente, il sogno di un ragazzo che coincide con quello di una nazione. Tutto insieme, un’esplosione di gioia, colori. Un ragazzo che ce l’ha fatta e ora è il tempo di applaudirlo.

IL BRUTTO – Anche nella vittoria c’è un soffio di tristezza. Le moto non hanno un cuore, ma gli appassionati sì e vedere quella Suzuki destinata alla pressa lo spezza. Bravo Alex Rins ad averla portata ancora una volta dove merita, lassù, in cima al podio.

IL CATTIVO – “Le parole di dimenticano, i campioni restano. È la filosofia di Pecco Bagnaia, troppo spesso criticato a prescindere. Cattiverie gratuite che valgono il tempo che gli si concede. Nemmeno un secondo, da ora in poi.

LA DELUSIONE – Si può vincere e si può perdere, ma non giocare scoccia. La sua Aprilia ha abbandonato Aleix Espargarò nel momento peggiore e il rammarico resta. Rimane una bella stagione su cui costruire.

LA CONFERMA – La KTM ha un tesoro in casa, un diamante sudafricano. Si chiama Brad Binder e risolve problemi: quelli di una moto che non è ancora al livello delle migliori compagne di schieramento. Poco male, Brad fa di necessità un altro podio.

L’ERRORE – Il giapponese Ogura forse non ha interpretato bene il motto latino ‘repetita iuvant’ perché non funziona con le cadute. Un bis di errori che ha lanciato Augusto Fernadenz sul tetto del mondo della Moto2. Lo spagnolo lo ha meritato, il nipponico glielo ha servito su un piatto d’argento, anzi d’oro.

LA SORPRESA – Non di questa gara (anonima), ma dell’anno. Terzo in campionato, miglior pilota di un team indipendente e con un futuro in rosso che inizierà domani: Enea Bastianini è un altro astro nascente della scuola italiana. Deve solo stare attendo a diventare una stella cadente, ma per ora la costellazione della Bestia brilla in cielo.

IL SORPASSO – Quello fra Bagnaia e Quartararo al 2° giro, con contatto e alette volanti. Non avevano fatto mai un bel duello in tutto l’anno, è servito a poco ma almeno si sono tolti la soddisfazione.

LA CURIOSITA’ – Cristhian Pupulin è il capotecnico di Jack Miller e seguirà il suo pilota in KTM. Ducati, ha deciso di impacchettarlo, ammanettarlo e consegnarlo ai colleghi austriaci.

IO L’AVEVO DETTO – Bagnaia: “Tutti mi dicevano di essere orgoglioso e di divertirmi semplicemente in gara. Ecco, non ha funzionato”. O forse sì.

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