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SBK, La Supersport 300 sconvolta da un altro lutto: i cambiamenti non bastano

Dopo la scomparsa di Dean Berta Vinales si era deciso di alzare l'età minima, diminuire i partecipanti e rendere obbligatorio l'airbag, ma le moto rimangono troppo pesanti e poco selettive

SBK: La Supersport 300 sconvolta da un altro lutto: i cambiamenti non bastano

Victor Steeman non c’è più. Aveva 22 anni ed era arrivato a Portimao per lottare per la vittoria del campionato Supersport 300, invece su quella pista ha incontrato un altro destino. Terribile, il lato oscuro del motociclismo che quando fa la sua comparsa lascia senza fiato.

Un altro lutto, in una categoria dove i giovani dovrebbero crescere per diventare grandi e che invece ha spezzato la vita di uno di loro. Come era successo a Dean Berta Vinales lo scorso anno, a Jerez, in 2021 che era stato segnato dalla sua scomparsa, insieme a quella di Jason Dupasquier al Mugello nel Mondiale Moto3 e a quella di Hugo Millan, ad Aragon durante la European Talent Cup.

Tante tragedie in così poco tempo, aveva provocato un momento di riflessione in modo da capire come aumentare ulteriormente la sicurezza in pista. Per la Supersport 300 è stato reso obbligatorio l’airbag nelle tute, montato un trasponder dedicato sulle moto per comunicazioni urgenti ai piloti, innalzata l’età minima da 15 a 16 anni e ridotto il numero massimo di partecipanti a 30 (più 2 wild card).

Soluzioni a volte doverose e giuste (come airbag e trasponder), in altri casi poco efficaci (età minima e numero di partecipanti), perché il vero problema della Supersport 300 è prima di tutto tecnico.

La categoria è nata come una specie di Moto3 in salsa SBK: moto di piccole cilindrata, derivate dalla serie e poco costose. Infatti hanno attirati molti piloti che non potevano permettersi i costi del motomondiale, ma questo ha innescato altri problemi.

Circuiti e abbigliamento protettivo hanno raggiunto gradi di sicurezza molto altri, ma il rischio più grosso in una gara di moto è una caduta nel gruppo, perché si rischia di essere investiti e in quel caso casco e airbag possono fare poco. Chiaramente, il pericolo aumenta quando ci sono tanti partecipanti e le moto hanno prestazioni fra loro molto simile e, soprattutto, possono essere portate vicino al limite da tutti.

È quello che succede nella Supersport 300: piccoli 4 tempi che non hanno bisogno di una guida sopraffina e che quindi portano a gare in cui spesso e volentieri tanti piloti sono racchiusi in poco spazio. A peggiorare la situazione è il peso di queste moto: oltre i 140 Kg, un’enormità se si pensa che per la MotoGP il peso minimo è di 158 Kg, mentre in Moto3 è fissato a 152, ma è dato dalla somma di moto più pilota.

Si può invocare una maggiore educazione per piloti giovanissimi che a volte non pensano al rischio di una manovra avventata, ma bisogna anche pensare a metterli nelle condizioni di potere sbagliare nel modo più sicuro possibile. Annullare il pericolo è semplicemente un’utopia, ma si può cercare di limitarlo.

Scott Redding, dopo la tragedia di Vinales, aveva dichiarato che guardare le gare della Supersport 300 gli faceva “paura, sono tutti molti vicini tra loro e quelle moto sono particolarmente pesanti per ragazzi esili”.

Forse è la stessa formula della Supersport 300 a essere sbagliata per come è fatta ora e andrebbe ripensata. Non dobbiamo dimenticarci di Vinales e Steeman, non possiamo fare nulla per riportarli indietro, ma dobbiamo pensare a come evitare che tragedie simili si ripetano.

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