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SBK, Crisi e aumento dei costi: la sfida delle hospitality in Superbike

L’INCHIESTA - Parla Luciana Fornaseri di Go Eleven: “Serviamo oltre 10 mila pasti in una stagione tra cui 1500 kg di pasta, 900 kg di carne e 15 mila bottigliette d’acqua. Rispetto a tre anni fa le hospitality hanno subito un aumento del 40%”

SBK: Crisi e aumento dei costi: la sfida delle hospitality in Superbike

La Superbike ha affrontato lo scorso weekend il round di Portimao, che per l’occasione rappresentava l’ultimo appuntamento stagionale delle derivate in Europa prima di volare fuori dal Vecchio Continente per la tripla tra Argentina, Indonesia e Australia. Per l’occasione la tappa di Algarve è stata anche l’ultima in cui abbiamo visto nel paddock per quest’anno le hospitality. Le ritroveremo infatti il prossimo aprile, quando la Superbike ripartirà da Assen per il primo round del 2023.

Sta di fatto che mentre i piloti ci emozionano in pista a colpi di staccate e sorpassi, nel paddock c’è chi corre molto più di loro. È il caso di tutti coloro che sono impegnati tra pentole e tavoli nelle hospitality delle varie squadre tra cui compare Go Eleven. Un team formato famiglia quello diretto da Gianni Ramello, dove operano la moglie Luciana e il figlio Elia.

Oltre all’impegno in pista, la realtà piemontese vanta anche una propria hospitality nel paddock, offrendo servizio a diverse altre squadre. Per l’occasione Luciana Fornaseri, moglie di Gianni Ramello, ci ha voluto accompagnare alla scoperta di quanto accade nel dietro le quinte in un modo dove l’unica cosa che si vede è il lustro di queste mega cattedrali.

“A Portimao abbiamo finito un’altra stagione – ha ricordato Luciana – questa è stata la prima vera annata della ripartenza, dato che fino allo scorso anno c’erano ancora le limitazioni riguardanti il Covid-19 sugli ingressi. Da quest’anno siamo infatti ripartiti a pieno ritmo, offrendo servizio a sette team. Poi però, durante il weekend di gara, capita che il numero aumenti, perché si aggiunge all’ultimo qualche altra squadra e anche gli ospiti”.

Luciana, ci dai qualche numero dell’hospitality, giusto per avere un’idea dell’impegno profuso?
“A partire dal venerdì noi serviamo in media 100 colazioni, 150 pranzi e altrettanti a cene. In totale sono 400 pranzi a giornata per un totale di 1200 pasti arrivati alla domenica nel corso del weekend di gara. Se dovessi tracciare un quadro generale basato sulla stagione, siamo a quota 10, considerando che durante i round di Misano il numero degli ospiti aumenta in maniera importante”.

Quali sono i ritmi di lavoro?
“Noi entriamo in circuito con i nostri camion il lunedì sera oppure al martedì mattina, questo dipende poi da cosa prevede il regolamento del circuito. In seguito iniziamo a montare l’hospitality da martedì dopo pranzo fino a mercoledì mattina. Poi al giovedì parte il nostro weekend, mentre al venerdì entra nel vivo. I ritmi sono belli serrati e tosti, perché in cucina si inizia alle 7 e dopo cena si conclude verso mezzanotte”. 

Luciana, come ben sappiamo stiamo vivendo un momento particolare, a causa dell’aumento dei prezzi di benzina e materie prime. Quanto influisce tutto ciò sulla gestione di un hospitality?
“L’aumento del gasolio prima dell’estate ha avuto un fortissimo impatto sul nostro lavoro, soprattutto quando il costo ha superato i 2 euro al litro. Fai conto che ai nostri camion servono 1000 litri per il pieno. Per contrastare questo aumento abbiamo quindi optato per lasciarli fermi nei vari parcheggi sparsi per l’Europa al fine di evitare i costi del rientro. Poi, oltre al discorso benzina, c’è quello del cibo. Questo merita una parentesi a parte”.

Certo.
“In un weekend di gara noi facciamo fuori 120 kg di pasta, arrivando a un totale di quasi 1500 kg di pasta durante l’anno. C’è poi la carne, dove la fornitura di un fine settimana è di 100 kg a cui si aggiungono 3 fusti di birra e un bancale di acqua naturale, ovvero 1600 bottigliette a gara. Secondo i calcoli che abbiamo fatto, il costo dell’hospitality di quest’anno tra cibo e benzina  è stato del 35-40% superiore al periodo pre covid".

I numeri parlano chiari
Questo è più o meno il quadro generale della situazione.  A Portimao, giusto per fare un esempio, abbiamo fatto fuori 3000 euro di spesa, cifre imparagonabili a prima. Di sicuro non possiamo far mancare il cibo in tavola ai nostri ospiti, per questo a volte cerchiamo di fare spesa in Paesi dove magari i costi sono inferiori tipo la Spagna in modo da risparmiare”.

Luciana, come ben sai, ormai c’è una sfida nel paddock anche di chi ha l’hospitality più bella. Che idea ti sei fatta di tutto ciò, considerando che ormai sono anni che sei presente in questo mondo?
“Quella di Go Eleven è un hospitality vecchio stampo. Io capisco che ormai siamo in un mondo dove conta l’apparenza e il fatto di aver l’hospitality più alta e megagalattica nel paddock. Per me l’hospitality resta un qualcosa di supporto al team, dove tecnici, meccanici, ospiti e ingegneri possono concedersi un momento di svago e distrazione. A tal proposito ci tengo a ringraziare i nostri cuochi  Nicoletta e Albertito, così come Giulia e Sandro che gestiscono la sala. A loro aggiungo Youri, che ci ha dato una mano per il montaggio, così come mio fratello Roberto. L’unione di un gruppo è fondamentale in un lavoro come questo e loro sono stati davvero impeccabili”.

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