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SBK, Zambenedetti: “Kawasaki ha mal interpretato il regolamento, Ducati penalizzata da 4 anni”

L’INTERVISTA - “Ducati sta ancora scontando i 250 giri tolti nel 2019 e siamo l’unica moto con limitatore più basso. Il peso di Bautista spesso è stato un limite, lui ha avuto richieste opposte a Redding. La nuova Panigale V4? Nei test vedrete qualcosa. Dall’Igna? È uno che pretende molto, ma al tempo stesso sa dare”

SBK: Zambenedetti: “Kawasaki ha mal interpretato il regolamento, Ducati penalizzata da 4 anni”

Lo si potrebbe per certi versi definire come il Gigi Dall’Igna della Superbike. Marco Zambenedetti è infatti il punto di riferimento di Ducati nel Mondiale Superbike. Scelto da Gigi come uomo simbolo della Casa di Borgo Panigale nelle derivate, il giovane ingegnere è stato colui che ha seguito passo dopo passo lo sviluppo della Panigale V4.

Dopo quel titolo sfumato nel 2019 con Alvaro Bautista, adesso c’è l’obiettivo di conquistarlo sempre con lo spagnolo. Arrivati al round Portimao, l’ingegnere ci ha voluto dedicare il suo tempo, concedendoci questa intervista in esclusiva. L’occasione per fare il punto della situazione, svelare qualche retroscena, volgendo lo sguardo al futuro, senza però dimenticare il passato.

“Lo scorso novembre, a Jerez, Bautista è tornato per la prima volta sulla Ducati V4 – ha esordito ricordando - dopo i test invernali abbiamo quindi definito la base per Alvaro e gli ultimi dettagli sono arrivati in occasione del test di Aragon. La nostra prerogativa è stata quella di consolidarsi sul lavoro fatto, consapevoli del fatto che la strada imboccata fosse quella giusta. Sono dell’idea che quanto fatto ci abbia ripagato, visto il rendimento mostrato in pista”.

Bautista è l’unico pilota in grado di estrarre il vero potenziale della Ducati V4. Come mai? Che idea ti sei fatto? Dipende solo dal peso e dal suo stile di guida che ricorda Pedrosa?  
“Alvaro ha uno stile di guida ben definito, ma soprattutto le capacità tecniche di sapersi adattare ed esprimere al meglio qualunque tipo di moto, in questo caso la Ducati V4. Il processo di evoluzione della moto, portato avanti negli anni, è andato verso una direzione che abbraccia a pieno quelle che sono le sue caratteristiche di guida. Penso quindi che la questione relativa al peso sia del tutto marginale, dato che in alcune piste è stato addirittura limitato sotto questo aspetto, perché poteva ambire a molto di più”.

Fino allo scorso anno c’era Redding sulla Panigale. Quanto e come è stata cambiata la moto, considerando ovviamente le dimensioni dei due piloti?
“Alvaro e Scott sono diversi non solo come peso, ma anche per statura e stile di guida. Entrambi hanno però un’elevata velocità di percorrenza che li accomuna. Il mio punto di vista, guardando soprattutto all’esperienza maturata in 250 e MotoGP, è che Bautista abbia una tecnica particolare che gli consenta di  sopperire ad alcuni limiti della nostra moto,  permettendogli quindi di tirare fuori il meglio. Con lui abbiamo  lavorato soprattutto sull’ergonomia, dato che quella che aveva Redding era ben diversa. Scott aveva infatti richieste opposte ad Alvaro”. 

Marco, la stagione si sta per concludere, ma già si parla di 2023. Ducati porterà in pista una nuova Panigale V4. Quali novità avrà?
“Non è stato dato alcun annuncio  legato alla nuova moto, pertanto non posso dire nulla a riguardo. L’unica cosa che posso dire è che nei test invernali ci saranno alcune evoluzioni, riguardo cui siamo fiduciosi di poter fare un passo avanti. Di più però non posso dire, davvero”.

Puoi dirci invece qualcosa riguardo i giri motore. A Barcellona Rea ha infatti sottolineato che non gli dispiacerebbe riavere i 500 giri tolti a inizio 2021.
“Dorna e FIM hanno in mano tutte le informazioni e il regolamento del Campionato penso sia  abbastanza chiaro. La questione relativa ai giri della Kawasaki credo sia frutto di una cattiva interpretazione del regolamento e penso sia quello l’aspetto chiave. Kawasaki ha operato in un certo modo, sbagliando ad interpretare il regolamento e alla fine si è deciso di togliere i 500 giri. A tal proposito voglio però ricordare che Ducati è dal 2019 ad essere penalizzata, dato che a noi stono stati tolti 250 giri dopo Aragon. Inoltre, la Panigale V4, è l’unica moto della griglia che in gara ha un limitatore più basso rispetto alla moto di serie”.

Quanto c’è di MotoGP nei risultati che state ottenendo in Superbike?
“La sinergia all’interno del reparto è unica e in costante evoluzione, tanto che il trasferimento tecnologico rappresenta il punto di forza di Ducati Corse. Crediamo che la Superbike sia la chiusura del cerchio di quanto fatto in tutti questi anni in MotoGP con l’occhio finale rivolto al prodotto di serie in modo che sia accessibile a tutti i nostri clienti”.

In MotoGP la Ducati è una moto per tutti i piloti. Pensi che presto lo sarà anche in Superbike?
“L’obiettivo finale è proprio quello, ovvero fornire ai nostri team, così come ai nostri clienti, una base altamente performante su cui basarsi. Questo è il nostro punto di arrivo e pensiamo di aver già fatto bene ad oggi, dato che le prestazioni di Redding e Chaz ne sono la dimostrazione. Entrambi sono infatti riusciti a vincere con la nostra moto”.

Marco, in questo paddock sei considerato come il Dall’Igna della Superbike…
“Nella mia carriera da ingegnere, il rapporto con Gigi è quello che ritengo più interessante e stimolante, ma soprattutto appagante. Grazie alla sua esperienza e le sue intenzioni, Dall’Igna rappresenta una linea guida, capace di aiutarmi costantemente nel mio lavoro nonostante lo vediamo nel paddock della MotoGP”.

Ce lo racconti un retroscena?
“Gigi è una persona che pretende molto dai suo collaboratori, ma al tempo stesso sa dare tanto. Ricordo infatti gli anni dell’Università, dove mi serviva flessibilità al lavoro per dedicarmi allo studio. Dopo alcune discussioni, ricordo che lui si prodigò per darmi la possibilità di studiare in un periodo dove gli orari e i contratti erano più rigidi rispetto a oggi”.

Che consigli daresti a un giovane ingegnere che sogna di lavorare in Ducati?
“Quando si è giovani il primo passo è da considerare come un investimento per il futuro. Bisogna crederci, mettendoci passione e dedizione, dato che Ducati è un’azienda con elevato turnover ed eccellenza. Il nostro impegno nelle corse consente infatti di aprire le porte a diversi giovani per iniziare un percorso nel mondo dei motori. Conta la passione, così come l’impegno costante”.

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