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MotoGP, Guidotti: "KTM aveva perso il filo, lasciare le concessioni una batosta"

INTERVISTA - "Un anno complicato condiziona anche il seguente e avere 4 piloti senza esperienza su altre MotoGP è un limite. Bagnaia ha fatto bene a provarci a Motegi, ma ha sbagliato tempi e modi"

MotoGP: Guidotti: "KTM aveva perso il filo, lasciare le concessioni una batosta"

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Il podio di Brad Binder in Giappone ha rotto per KTM un digiuno che durava dalla vittoria di Oliveira in Indonesia. Tredici gare in cui gli uomini arancioni hanno sofferto senza essere ripagati dal loro duro lavoro. Ne avevamo disperatamente bisogno” ha detto il sudafricano e il team manager Francesco Guidotti non potrebbe essere più d’accordo con lui.

“Siamo stati tante volte vicino a salirci, ad Aragon Brad è stato virtualmente sul podio per 21 giri sui 23 di gara - ricorda Francesco - Ne avevamo bisogno perché un team ufficiale dovrebbe andarci quasi tutte le domeniche, invece noi venivamo da 10 gare in cui eravamo stati solo vicini e quello non conta. Ne avevamo bisogno per il morale, per gli sponsor, per avere delle risposte ai nostri sviluppo tecnici, sono d’accordo con Brad”.

Per tanti Binder è una sorpresa.
Sta facendo una stagione veramente sorprendente, a volte abbiamo perso il podio solo per brutte qualifiche, se si guardano i tempi sul giro spesso aveva il passo per stare davanti. Quando è riuscito a partire bene, se non ha fatto il podio ci è andato vicino. In Giappone era importante, scattando dalla prima fila, confermare questa tendenza”.

La KTM è una moto migliore di quanto si sia visto?
No, perché bisogna essere realisti e concreti: noi non riusciamo a fare buone qualifiche molto probabilmente per un limite della moto. Quindi sul giro secco dobbiamo migliorare le nostre prestazioni e dare ai piloti qualcosa di più semplice, devono potere rischiare per un giro, come fanno tutti gli altri piloti, mentre in questo momento non sempre hanno quella fiducia che gli permetta loro di farlo, in modo da essere nelle prime due file”.

Fino a un paio di anni fa la KTM sembrava essere arrivata al livello dei migliori, poi cosa è successo?
Bisogna partire dal presupposto che questo è ancora un progetto molto giovane rispetto a quelli della concorrenza. Fino a qualche anno fa in KTM era quasi assente la cultura di questo tipo di moto, mentre Honda, Yamaha, ma anche Aprilia e Ducati hanno una storia in MotoGP molto più lunga. È chiaro che il 2020 era stata una stagione particolare sotto tanti vari aspetti e KTM era stata brava a giocarsi le proprie carte sfruttando la possibilità di provare nei vari circuiti prima delle gare, essendo ancora in regime di concessioni. Sono stati bravi, perché c’erano anche altre Case in quella condizioni e non sono riuscite a fare lo stesso. Inoltre c’erano delle gomme che - tra virgolette - hanno favorito le prestazioni in quelle circostanze, mi riferisco soprattutto all’anteriore, e ora non ci sono più. Inoltre, essendo un progetto molto giovane erano coinvolte delle persone che, se mi passate il termine, erano dei debuttanti e perdere le concessioni per loro è stata una bella batosta. Riorganizzare e resettare tutto il programma di test è stato probabilmente una delle cause della perdita del filo delle questione”.

E ora?
Un conto è arrivare a una certa prestazione e un’altra migliorarla, limare gli ultimi decimi, se non centesimi. Il metodo di lavoro deve essere cambiato e la struttura rivista, cosa che stiamo facendo. Speriamo di raccogliere a breve i frutti”.

Il 2023 sarà un anno decisivo, dobbiamo aspettarci una rivoluzione?
Non una rivoluzione, ma sicuramente dei cambiamenti consistenti perché è necessario fare miglioramenti, piccoli o grandi che siano. Come si è visto basta un anno un po’ incerto, come è stato il 2021 per KTM, per farti perdere anche la stagione successiva perché devi capire da dove ripartire. È sempre importante continuare a crescere, anche se a piccoli passi”.

Qual è il vostro lavoro in questo momento?
Stiamo riaggiustando il tiro e rinforzando alcune aree in cui siamo stati un po’ carenti negli ultimi anni. Mi aspetto un bel miglioramento, non qualcosa di piccolo, ma poi bisogna fare i conti sempre con i progressi degli avversari. Noi quest’anno abbiamo migliorato più degli altri sulla distanza di gara e sul tempo sul giro, ma non è ancora sufficiente per stare con loro tutte le domeniche. Dobbiamo continuare a fare passi in avanti più grandi dei nostri rivali”.

Forse non ci sarà una rivoluzione tecnica, ma l’avete già fatta con i piloti. Rimarrà solo Binder di quelli che corrono quest’anno: tornerà Pol Espargarò e arriveranno Miller e Augusto Fernandez.
“In una prospettiva di crescita, questo è stato un anno un po’ particolare. Avere quattro piloti che avevano in MotoGP esperienza solo sulla nostra moto può essere un limite. Ci siamo dovuti guardare intorno per mettere insieme una formazione più varia: Binder è il punto fermo della squadra, per Miller KTM sarà la terza MotoGP che guiderà, Pol tornerà con un’esperienza di due anni su un’altra moto, mentre Augusto potrà godersi la sua stagione di debutto senza pressione e cercheremo di farlo crescere senza fretta”.

Il 2023 sarà l’anno di debutto della Sprint Race, ti piace questo nuovo format?
Non mi dispiace, è una novità che ci può stare. Il tempo in pista non cambierà, ormai sono 10 anni che facciamo che tre turni di prove libere che in pratica sono delle qualifiche, alla fine è meglio fare una gara in più. Il venerdì sarà dedicato alla messa a punto per poi fare il tempo negli ultimi 15 minuti, forse sarà una giornata più produttiva. Il sabato sarà molto impegnativo, con libere, qualifiche e gara. Siamo qui per correre, quindi fare una gara in più non ci dispiace”.

Parliamo ora di questo finale di stagione e di un pilota che hai fatto debuttare in MotoGP e che ora vedi giocarsi il Mondiale: Pecco Bagnaia. Come giudichi il suo errore a Motegi?
Sono d’accordo con quello che ha detto, secondo me ha fatto bene a provarci, doveva farlo, ma ha sbagliato completamento modi e tempi. Ha fatto un errore dettato dalla troppa foga, avrebbe potuto superare Quartararo ma non in quel punto. Ha talmente sbagliato il punto di frenata che pur essendo caduto non l’ha neanche toccato, l’ha toccato da troppo lontano. Ha pagato l’errore, però non bisogna mettergli una croce sulla schiena, avrà modo di rifarsi. Si è fatto prendere dalla tensione, forse perché da pilota metodico qual è si è trovato in una situazione che non si aspettava, ma se non ci avesse provato sarebbe stato criticato per non averlo fatto”.

Chi è il favorito?
Secondo me è chi è davanti. Può succedere ancora di tutto, ma a 4 gare dalla fine è meglio avere 18 punti di vantaggio come Quartararo (ride). Basta partire dietro per rimanerci, vale per Pecco, per Fabio, per Bastianini. Rimonte come quelle di Aleix in Olanda sono più uniche che rare”.

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