Così lontane, così vicine. Un impegno trasversale quello di Michelin dalle due alle quattro ruote. Se in MotoE c’è una nuova sfida da affrontare chiamata Ducati, in Formula E la Casa Francese vede il proprio impegno volgere al termine dopo otto anni.
L’ultimo esame è rappresentato dal round di Seul, appuntamento conclusivo della stagione 2022 della serie elettrica. A tracciare un bilancio di quanto svolto in questo lungo percorso è Mirko Pirracchio, responsabile del progetto elettrico portato avanti in questi stagioni dal costruttore oltralpe.
“Il nostro progetto con Formula E è partito nel 2013 – ha ricordato – la nostra era una visione pioneristica, legata allo sviluppo di gomme per le competizioni sostenibili. In questa lunga avventura siamo arrivati a sviluppare tre generazioni di pneumatici”.
Che tipo di sfida è stata quella di Michelin nell’elettrico?
“Innanzitutto ridurre la quantità di pneumatici e le materie prime necessarie per produrli, dimezzando quindi la produzione e il trasporto, andando poi a ridurre l’emissione di CO2. Siamo quindi arrivati alla realizzazione di una gomma capace di affrontare al tempo stesso situazioni di asciutto e bagnato, ovvero uno pneumatico scolpito. Il nostro prodotto è stato in grado di adattarsi a condizioni climatiche dai 2 gradi del Marocco ai 60 gradi del Cile”.
Michelin ha quindi tracciato una nuova via da seguire.
“Esatto, abbiamo lavorato sui 18 pollici da corsa, a differenza della F1, che è arrivata solo nell’ultimo anno. Tutto ciò ha migliorato la capacità della batteria, mantenendo maggiore energia. Ma soprattutto, dalla prima all’ultima generazionem abbiamo diminuito la massa, arrivando a ottenere il peso di una gomma intera. È come se l’auto avesse tre pneumatici, anziché quattro”.
Qual è l’impatto sull’ambiente?
“La nostra priorità è la riduzione globale delle emissione, tanto che il trasporto avviene per via marittima, mentre per lo smaltimento una parte viene riciclata, mentre l’altra utilizzata come energia e carburante per i cementifici. Le nostre gomme sono state realizzate con materie prime riciclate come lattine, bottigliette di plastica o bucce di agrumi e l’obiettivo è arrivare ad avere oltre il 50% di questi componenti per il 2025”.
Come cambia il metodo di lavoro?
“La fase principale non è più il consumo, ma la scelta delle materie, le quali possono o essere di origine naturale oppure riciclata o rigenerata. Questo significa però una degradazione delle qualità del prodotto, considerando che il nostro obiettivo è quello di rimanere al top. Abbiamo quindi sviluppato un processo chimico a base di enzimi che ci ha portato a a separare le molecole per recuperare i prodotti di base”.
Tra le vostre sfida c’è anche la MotoE.
“Quella è la nostra piattaforma di partenza, è una sorta di acceleratore nel processo di evoluzione. Ad oggi arriviamo ad avere il 46% nella gomma posteriore di materiale riciclati mentre nelle auto toccheremo il 53% con il progetto a idrogeno legato alla 24 Ore di Le Mans nel 2025. Il nostro compito è quello di focalizzarci sulla sostenibilità, senza però andare a degradare il resto”.