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MotoGP, Bradl: "in Honda lo sviluppo è lento perché non sono sfacciati come in Ducati"

"I giapponesi sono più conservatori, non si fa nessuna modifica importante se non si è sicuri. E la comunicazione fra piloti e tecnici è più facile fra le squadre che parlano la stessa lingua. Io e Marc siamo d'accordo sulle stesse cose"

MotoGP: Bradl:

Fra poco più di una settimana la MotoGP tornerà in pista, a Silverstone, il 7 agosto e proseguirà la lotta per il mondiale fra Fabio Quartararo e Aleix Espargaro, con il possibile inserimento di Zarco, Bagnaia e Bastianini nel ruolo di terzi incomodi.

Dalla sfida mancherà, come sempre negli ultimi tre anni la Honda, ancora priva del suo leader, Marc Marquez. Al suo posto ci sarà, come sempre, il collaudatore Stefan Bradl, il pilota che vinse il mondiale della Moto2 nel 2011 allorché Marquez si dovette fermare a causa della diplopia conseguenza di una caduta.

La Honda, attualmente, occupa l’ultima posizione nel mondiale costruttori con appena 85 punti, contro i 246 della Ducati ed il suo miglior pilota in classifica (senza Marquez che è 13°) è Takaaki Nakagami, 16° con 42 punti, contro i 172 di Quartararo. Decisamente una situazione inusuale per il braccio armato del colosso nipponico, l’HRC, abituata a dominare la categoria.

Indietro nello sviluppo, anzi addirittura sviluppata in modo sbagliato la RC213-V soffre per la scarsa confidenza che il suo avantreno trasmette al pilota e la conseguenza sono molte cadute. Si accusa proprio Bradl di non aver saputo indirizzare lo sviluppo, ma ovviamente la situazione è molto diversa perché sino all’incidente di Jerez, tre anni fa, la moto era costruita su indicazione di ‘Magic Marc’.

“Siamo sempre d'accordo al 100% con lui - ha spiegato Bradl a Speedweek - Le nostre dichiarazioni sono completamente identiche, lavoriamo insieme nella stessa direzione. Sono stato in contatto con Marc anche dopo l'ultimo test di Jerez a luglio. Era interessato alle novità. L'ho tenuto aggiornato”.

Il problema, dunque, non sembra quello di comunicazione fra il titolare e il suo collaudatore, quanto piuttosto della metodologia di lavoro della HRC.

“Attualmente non è così facile per una fabbrica giapponese sviluppare tutto abbastanza rapidamente e reagire di conseguenza ai nuovi requisiti. Per i giapponesi, la priorità assoluta è che non venga portato in pista nulla che non sia stato adeguatamente provato - spiega l’ex iridato - Non è permesso che accada nulla. Da questo punto di vista, i giapponesi sono forse un po' più conservatori. Non sono così sfacciati come forse Ducati, Aprilia o KTM. Non osano provare a fare cambiamenti grossolani”.

C’è dell’altro, ovviamente. Perché l’evoluzione passa attraverso la comprensione.

“Devo dire che per i produttori europei è un grande vantaggio poter comunicare con i propri piloti nella lingua locale. I tecnici di Ducati e Aprilia possono parlare in italiano con i piloti. È un vantaggio incredibile. Di conseguenza, i malintesi sono estremamente limitati. Con i giapponesi la comunicazione non è sempre così facile. E non è facile per i piloti comunicare i propri sentimenti in una lingua straniera. Tutti i piloti spagnoli di Ducati e Aprilia parlano un ottimo italiano. Ma la Honda ha vinto sei titoli mondiali in sette anni con Marc Márquez. Non avevano bisogno della comunicazione come scusa”.

E’ un ragazzo onesto, Stefan Bradl e per questo ammette che la soluzione non sarà facile, né rapida.

Cominciamo a capire cosa manca. Nell'area del telaio ci sono cose che devono essere cambiate. Ma si può fare. Penso che vedremo degli aggiornamenti in questa stagione. Ci sarà sicuramente qualcosa in pista che porterà a un cambiamento significativo. Quando ciò avverrà non posso dirlo, perché non è nelle mie mani. Ma ci stiamo avvicinando ai problemi. Non sarà fatto in un batter d'occhio. Il nostro problema non sarà risolto dal prossimo Gran Premio, né nei prossimi due mesi”.

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