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SBK, Rea: “Il ritiro dalle corse mi fa paura, ma sarà una nuova sfida”

L'INTERVISTA - “Toprak è un duro, Alvaro e la Ducati si sono completati. Corro pensando che il domani sarà diverso dall’oggi e che ogni giorno è una novità. È stato più difficile accettare l’inizio 2019 che il Mondiale di Toprak. Il 2023? Dopo questa gara ne parleremo”

SBK: Rea: “Il ritiro dalle corse mi fa paura, ma sarà una nuova sfida”

Il Mondiale Superbike sbarca a Donington e per l’occasione Johnny Rea ci ha voluto dedicare con questa lunga intervista in esclusiva. Il nordirlandese si è raccontato a 360° tra passato, presente e futuro. Ci sono i ricordi, le sfide del passato, ma soprattutto lo sguardo rivolto a questo Campionato, dove il nordirlandese arriva al round casalingo con 36 punti da colmare nei confronti della Ducati di Alvaro Bautista.

“Come tutti sapete Donington è un round speciale per me – ha esordito – è la mia gara di casa, qua ci saranno tanti appassionati pronti a sostenermi durante il fine settimana,  proveniente soprattutto dal Nord Irlanda. Da parte mia c’è molta curiosità per vedere quello che sarà il mio potenziale ed essere competitivo. Nell’ultimo mese abbiamo infatti svolto i test ad Aragon con l’intento di essere pronti e puntare alla vittoria”.

Quanto è migliorata la Kawasaki dopo gli ultimi test?
“Sinceramente non saprei quantificarlo, sono riuscito a essere più veloce rispetto al mio giro veloce in gara e ho imparato molto riguardo cosa ci serve per avere la migliore Kawasaki. Qua ripartiremo da zero e come detto l’obiettivo è cercare di fare del mio meglio. A parte Gara 2 ad Assen è stato un inizio di Campionato certamente importante e ora siamo solo a un quarto della stagione. Può succedere di tutto con tre gare nel weekend”.

Arrivi a questa gara con 36 punti di gap da Bautista. Sei preoccupato?
“No. Sono dell’idea che dobbiamo sempre fare i conti con la realtà dei fatti, ma al tempo stesso avere la consapevolezza che domani è un altro giorno diverso dall’oggi e non possiamo sapere cosa accadrà. Magari quella di oggi è stata una giornata di merda, dove qualcosa è andato storto, però il domani potrebbe riservarci qualcosa di sorprendente. Se penso a Misano, giusto per fare un esempio, è ovvio che non è andata come speravo. Adesso però siamo a Donington e tra due settimane correremo a Most. So bene che Bautista e la Ducati sono forti, ma io devo focalizzarmi su me stesso e tirare fuori il massimo potenziale dalla mia moto per essere competitivo”.

Johnny, lo scorso anno hai scoperto il sapore della sconfitta. Quanto è stato difficile accettarlo?
“Lo scorso anno non avevo il pacchetto migliore e ho commesso diversi errori. Ho dovuto accettare la sconfitta e pensare a come ripartire per tornare ad essere il migliore. Sarebbe stato peggio se avessi perso in sella alla moto migliore, finendo a terra molte volte. Contro Toprak nel 2021 sono uscito sconfitto, ma a 34 anni l’aspetto determinante è stato trasformare il secondo posto in motivazione per riprovarci quest’anno”.

È stato più difficile accettare l’inizio 2019 o il titolo di Toprak?
“È stato più difficile accettare l’inizio del 2019. Alvaro era un pilota nuovo e vinceva le gare con 15 secondi. Dentro di me ho pensato soltanto a dare tutto me stesso gara per gara, consapevole che lui fosse umano come me”.

 Come ce li descriveresti Razgatlioglu e Bautista?
“Toprak e Alvaro sono due piloti diversi. Toprak è uno che capisce e sa come tirare fuori il massimo potenziale dalla sua moto. Alvaro invece è uno che sa adattarsi bene, anche se con Honda abbiamo visto diverse giornate altalenanti da parte sua. Adesso però sono dell’idea che Alvaro e Ducati si siano completati a vicenda. La Panigale è una moto con stile MotoGP”.

Nel testa a testa chi è quello più tosto?
“Sono diversi anche su questo. Toprak è un duro nella bagarre”.

Ti ha sorpreso vedere Toprak così indietro in questo inizio di Campionato?
“Sono sorpreso, non lo nego. Quando metti il numero 1 sul cupolino è sempre una pressione extra e devi vincere. So quanto sia duro correre da campione del mondo in carica e l’ho capito ulteriormente nel 2016. Quando vinci per la prima volta hai tante persone e anche i media a sostenerti, ma poi la stagione dopo devi vincere come se fosse una cosa scontata”.

Johnny, parliamo un attimo di futuro. C’è tanta attesa per il tuo 2023.

“È ancora presto per parlarne e la mia mente è focalizzata su questo round. Chuck Aksland, il mio manager, arriverà però qua in serata e cercheremo di capirne di più a partire da lunedì. Dopo la gara ne parleremo”.

La scorsa settimana hai festeggiato 10 anni di matrimonio.
“Sono molto orgoglioso e fortunato ad avere al fianco una donna come Tatiana e al tempo stesso anche i nostri figli. Inizialmente volevo tenere la famiglia distante dalla corse, non volevo che interferissero, in modo da essere focalizzato sulla moto. Il tempo mi ha aiutato a capire l’importanza di averli al fianco e non vedo l’ora che arrivino qua a Donington. Trascorrere il tempo con loro mi consente di staccare da questo mondo e ricaricare le batterie. Inoltre con i miei ragazzi giochiamo anche a calcio”.

Se non sbaglio sei un appassionato.  
“Certo, tifo Leeds e Barcellona. Sono un appassionato come tanti”.

Come lo immagini Rea tra 10 anni?
 “Sinceramente non saprei. Ho paura a pensare cosa farò tra 10 anni, sono uno che vive giorno per giorno. Di sicuro avrò già  smesso con le moto”.

Hai paura per il tuo ritiro?
“Un po’ di paura dal punto di vista mentale ce l’ho e non posso nasconderlo. Ma la prossima sfida sarà trovare qualcosa che mi motivi il giorno in cui smettere.

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