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MotoGP, Max Biaggi: "Ora sono una Leggenda e non ho rimpianti del passato"

La celebrazione al Mugello: "ringrazio tutte le persone che hanno lavorato con me e sostenuto. Il più bel ricordo la vittoria a Suzuka al debutto in 500"

MotoGP: Max Biaggi:

Max Biaggi è diventato Leggenda al Mugello. Nella sala conferenza del circuito del Mugello non c’era un posto libero, tutti le persone che hanno lavorato con lui e molti piloti, oltre ai suoi due figli Leon e Ines.

Avevamo deciso 3 anni fa di dargli questa onorificenza, ma con il Covid non era possibile celebrarlo nel modo giusto” ha ricordato Carmelo Ezpeleta, boss di Dorna.

Il momento è arrivato, nel Gran Premio di casa del Corsaro.

Vent’anni fa non mi sarei mai aspettato che potesse succedere - ha detto un commosso Max - Questa è una giornata speciale per men, voglio ringraziare tutte le persone che l’hanno resa possibile, come i costruttori con cui ho corso, Aprilia, Honda, Yamaha. In tanti mi hanno sostenuto, nei momenti belli come in quelli bui, ha partire dalla mia famiglia che mi ha sempre spinto a non mollare. Oggi ci sono i miei figli con me e possono dire che il loro papà è una leggenda”.

Se Biaggi si guarda indietro, non ha rimpianti.

Non cambierei nulla - ha continuato - Non voglio avere rimpianti, in certe occasioni avrei potuto fare meglio, ma è la vita e devo accettarla. Quello che ho fatto mi ha permesso di essere qui, è qualcosa di grande”.

Il Corsaro ha dominato nella 250, prima di passare a 500 e MotoGP, per finire la sua carriera (vincendo) in SBK. Qual è stata la sua moto del cuore?

Oggi tutti i piloti vogliono arrivare in fretta in MotoGP, ma ai miei tempi non era così - ha spiegato - Avevamo timore della 500 e anch’io prima di passare ho voluto aspettate. Poi, quando l’ho provata, ho scoperto che era più semplice di quanto mi aspettassi. Vinsi la prima gara a Suzuka, in qualifica, ero stato un secondo e 7 decimi più veloci di Doohan. Non capivo come facevo a essere così veloce, quel fine settimana è stato magico, ma poi Mick si riprese e mi accorsi che era complicato”.

Max non ha abbandonato il paddock, ora ha il suo team in Moto3.

Cerco di usare la mia esperienza per fare crescere i giovani piloti. Magari uno di loro diventerà un campione, chi può saperlo”.

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