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MotoGP, GP di Austin: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Bastianini cuoce i rivali a fuoco lento e ne fa un hamburger, la Honda non riesce a fermare Marquez, la scuola Pernat vince anche con Arbolino

MotoGP: GP di Austin: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Cavaliere solitario, sceriffo, pistolero più veloce di Austin, tutta la paccottiglia in salsa western non basta a descrivere Bastianini. Per una domenica ha sostituito la piadina con l’hamburgher, ma cucinato a suo modo, a fuoco lento, come fa con gli avversari. Virgilio aveva raccontato l’epopea di Enea, duemila anni dopo c’è un altro eroe che guida una Ducati.

La Bestia concede il bis, Arbolino rompe il ghiaccio in Moto2, Foggia e Migno ci arrivano vicino in Moto3. L’Italia sorride anche in America, ma non con Bagnaia.

Poi c’è Marquez, la cui Honda decide di complicargli la vita. Come se bastasse così poco.

IL BELLO – Enea Bastianini, in arte la Bestia. Il suo soprannome lo capisci solo quando scende in pista. Gentile con le gomme, spietato con gli avversari, con un tempismo perfetto: sono tutte le qualità del riminese che continua a scrivere la favola sua e del team Gresini. Per adesso veste l’azzurro della squadra fondata da Fausto, ma si sta tingendo sempre più di rosso.

IL BRUTTO – Era la moto amica dei piloti, quella che guidavano tutti, invece ora sembra una Honda qualsiasi. Quartararo suda e fatica, ci mette una pezza comunque troppo piccola per nascondere i buchi nella competitività della Yamaha. Il resto sono Dovizioso e Morbidelli che si battono per un punto, Binder che chiude la classifica. Fabio spera sia un incubo da cui risvegliarsi in Europa.

IL CATTIVO – Solo un destino infame poteva toglierci lo spettacolo di Marquez ad Austin. Ci ha provato (con la complicità di qualche bit impazzito) ma non ci è riuscito del tutto. Serve più di una brutta partenza per fermare Marc nel suo parco giochi americano. Lui si è saltato, ha superato, ha rischiato. Insomma, è tornato.

LA DELUSIONE – Più sei in alto, più la caduta fa rumore. Una settimana fa l’Aprilia era nella stratosfera, ad Austin ha scoperto quanto sia duro il terreno. A metà gruppo, con le KTM con cui ha condiviso il destino. Solo un inciampo, ma ci eravamo abituati bene.

LA CONFERMA – La scuola Pernat promuove un altro allievo. Questo è Tony Arbolino, ripetente dopo la delusione dell’anno del debutto. Però si impegna, studia, alza la mano al momento giusto e vince. Si era già fatto vedere nelle prime gare, in questa non ha sbagliato nulla.

L’ERRORE – Il male è comune, ma di gaudio neanche a parlarne. Prima è Vietti a mettersi in orizzontale sull’asfalto di Austin, poi Canet a copiarne la mossa. Un esercizio che piace in Moto2, tanto che anche Beaubier cede al suo fascino in vista del traguardo.

LA SORPRESA – Da Mir a Rins, solo un paio di consonanti di differenza ma che cambiano tutto. Alex è finalmente davanti al suo compagno di squadra, dopo tante cadute e occasioni sprecate. Due podi, il 2° posto in classifica, quello che lui voleva ma che non era facile aspettarsi.

IL SORPASSO – Era da un po’ che aspettavamo un duello fra Marquez e Quartararo. La speranza (condivisa anche dai due piloti) è che la prossima volta valga la vittoria.

LA CURIOSITA’ – Suzuki ha festeggiato il suo podio numero 500 e ha chiamato a raccolta per una foto alcuni dei piloti che hanno contribuito al risultato. Li riconoscete?

IO L’AVEVO DETTO –Non è il momento di pensare al podio”. “Avrei potuto essere sicuramente sul podio”. “Non devo attaccare ma ritrovare fiducia”. “Quando sei in gara devi rischiare”. Marc Marquez non è sempre coerente nelle sue dichiarazioni ma, finché guida così, a chi importa?


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