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SBK, Edoardo Vercellesi: un benzinaio rockettaro mancato voce della Superbike

“Non esiste un vademecum della telecronaca, ognuno la fa secondo il proprio carattere e la creatività che ha dentro di sé. Meda? Il mio provino fu la Moto3 con lui, ricordo ancora l’ansia e il panico” 

SBK: Edoardo Vercellesi: un benzinaio rockettaro mancato voce della Superbike

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La sua voce ci accompagna dal 2019 raccontandoci di vittorie, sconfitte, gioie e delusioni, così come staccate e sorpassi al limite. Per il quarto anno consecutivo Edoardo Vercellesi sarà la voce della Superbike targata Sky, affiancato dall’esperienza di Max Temporali.

Un viaggio in auto condiviso da Milano a Misano è diventata l’occasione per farci raccontare chi è, portandoci in cabina di commentato a pochi giorni dall’inizio del Mondiale. Il suo percorso parte da lontano prima di compiere il grande passo verso la pay-tv che oggi lo ha fatto diventare commentatore delle derivate.

“Ho iniziato la mia avventura nel 2012 scrivendo per motorinside – ha ricordato Edoardo – purtroppo però la testata ha chiuso, di conseguenza mi sono spostato su Motorsportrans che parlava di Motorsport americano. Più che fare le cronache il mio compito era quello di commentare il weekend di gara. In questa seconda realtà, tra le tante cose, ho iniziato a fare un talkshow e tra i temi c’erano le moto”.

Quello è stato il momento che ha dato la svolta, giusto?

“Diciamo di sì! Meda mi ha visto e ha contattato il direttore, il quale a sua volta mi ha fatto sapere dell’interesse da parte sua. Appena l’ho saputo non sapevo nemmeno più cosa dire”.

Poi c’è stato il primo incontro con Guido.

“ A dir la verità lo avevo già incontrato da piccolo, quando avevo 8 anni. Poi, nel 2016, quando sono arrivato in redazione, ho dovuto fare la telecronaca di Valencia 2015 Moto3 insieme a lui come provino. In quel momento c’èra un po’ di panico e ansia dentro di me, nonostante lui cercò di mettermi a mio agio. Alla fine però era felice ed è andata bene”.

Edoardo, sei giovanissimo, ma hai tante telecronache alle spalle. Qual è stata la più bella?

“Ho una memoria terribile. Il CEV è stata la mia prima telecronaca, 17 aprile 2016 a 19 anni e 7 giorni. La SBK è stato invece il mio primo vero contatto con il pubblico”.

Qualche scaramanzia prima di entrare in cabina di commento?

“Nessuna! Solo canticchiare (sorride)”.

Domanda secca: quali sono i tre termini chiave per definire le tue telecronache?

“Empatico, entusiasta e penso preciso, ma non quella precisione che vada a mettere freni alla creatività. Voglio che le mie telecronache esprimano il mio essere creativo. Se non so una cosa, evito di dirla”.

Cosa cambia invece tra l’Edo Vercellesi di tutti i giorni e quello che entra in cabina di commento?

“Quando prendo in mano il microfono emerge l’amante dei motori, molto più dell’essere giornalista. Personalmente sono dell’idea che ognuno commenti secondo il proprio carattere. Non esiste secondo me un vademecum della telecronaca. Questo è il mio punto di vista”.

Oltre che amante dei motori, sei anche un appassionato di musica.

“Amo la musica a tutto tondo, sono un po’ rockettaro, ma ammiro anche gli altri generi. Può essere il metal o l’elettronica”. 

La scaldi anche tu la voce come faceva il grande Freddi?

“Almeno (sorride). No, però mi piacerebbe trovare un modo per farlo senza fare cagate”.

Tutti noi ti conosciamo come telecronista, ma da piccolo avevi un altro sogno…

“Esatto! Volevo fare il benzinaio, perché mi sarebbe piaciuto avere una pompa di benzina con l’autolavaggio. Da piccolo restavo incantato dagli autolavaggi e i rulli. Ma adoravo anche l’odore della benzina. So che può fare strano, ma è davvero così”.

Ci sono tanti giovani che sognano di diventare telecronisti come te o Guido. Cosa consigli a loro?

“Fare pratica, perché nel bene o nel mano fa la differenza rispetto alla teoria. Oggi ci sono tantissimi modi per farla e la considero un aspetto fondamentale. Vediamo infatti tanti nuovi giovani sempre più presenti nel ruolo di telecronisti. Bisogna essere curiosi, attivi”.

Le telecronaca che sogni di fare un giorno?

“La 24 Ore di Le Mans. Sarebbe spettacolare raccontare la corsa durante la fase notturna, perché la considero affascinante. Non sarebbe nemmeno male la 500 miglia di Indianapolis”.

A chi dedichi questo traguardo di vita, ovvero essere commentatore a Sky?

“A mia mamma! Lei per me ha fatto tutto, è sempre stata al mio fianco. So che dentro di sé è felice”.

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